RUBRICA MUSICA & DINTORNI.
GODA: “SCRIVIAMO CANZONI
PER NON MORIRE LENTAMENTE”

LECCO – Stefano, Pietro, Alessandro e Giorgio sono quattro giovani ragazzi lecchesi, quattro amici che grazie alla loro passione comune fondano un gruppo: Gli Occhi Degli Altri (o GODA).

Due album alle spalle, un tour di circa 45 date in giro per l’Italia e tanta voglia di sfondare. I GODA hanno condiviso il palco con artisti del calibro di Dub FX, Punkreas, Marta sui Tubi, esibendosi inoltre in festival locali, come il Sonica di Mandello e Tutti Fuori per l’Africa. Per promuovere l’ultimo disco – Non Ci Annoieremo Mai – hanno girato un cortometraggio ambientato nel lecchese diviso in tre capitoli corrispondenti ai tre singoli dell’album (il primo capitolo è nel video qua sotto, il secondo a questo link e il terzo a quest’altro).

Raccontatemi dei vostri album: come sono nati?

“Il primo album, Di fronte al lagoè uscito circa quattro anni fa ed è composto da 7 brani. È il nostro primo figlio, nato da quattro adolescenti istintivi, vivaci e – perché no? – a volte immaturi. Il titolo rappresenta il luogo in cui siamo nati e cresciuti: il lago, uno specchio d’acqua di fronte al quale ci si ritrova a pensare. Così come il lago riflette noi, noi riflettiamo grazie a lui.

Il secondo album si intitola Non ci annoieremo mai ed è uscito lo scorso gennaio. Anche qui l’influenza di Lecco è forte, questa volta calata in un’esplicita dimensione ironica. La noia è un rischio, ma di certo noi con la musica non ci annoieremo mai.”.

Quindi Lecco per voi non è solo noia?

“Lecco è stata la nostra prima fonte di ispirazione. Ciò che scriviamo racconta quello che viviamo e quindi descrive anche la città che ci accoglie, una città in cui spesso ci siamo sentiti stretti. Noi pensiamo che tutte le forme d’arte possano nascere in risposta a due situazioni contrapposte: in un luogo in cui esiste un forte e stimolante incontro, oppure in uno in cui la noia, che regna sovrana, ci costringe a trovare il modo di evadere. Quest’ultimo è quello che ci ha motivati.

Suonare in questa città non è semplice a causa della scarsità di occasioni, tuttavia questo ci è servito a spingerci altrove, in cerca di nuove opportunità. Ci vuole coraggio, ma nel tour dello scorso anno abbiamo avuto la fortuna di conoscere altre band che vivono la nostra stessa situazione, che fanno fatica nel nostro stesso modo. Ci siamo aiutati a vicenda e così siamo arrivati ad esibirci anche a Roma, Napoli e Firenze”.

Quale genere vi rappresenta al meglio?

“Il nostro genere è rock, con influenze di grunge e shoegaze (un genere musicale in cui si creano effetti sonori distorti e psichedelici). Ultimamente le nostre canzoni si avvicinano di più all’indie rock, ai nuovi gruppi italiani con i quali riconosciamo molte affinità. Lo scopo è sempre quello di arrivare al pubblico, per questo cerchiamo melodie che riescano a trasmettere qualcosa. L’aspetto musicale è fondamentale, ma l’accento lo poniamo sul testo e sul messaggio che vogliamo veicolare.”.

Qual è la cifra stilistica dei vostri testi?

“Scriviamo in italiano e descriviamo soprattutto esperienze personali. Effettivamente le nostre canzoni sono sempre immerse in un clima melanconico, forse perché scriviamo in momenti bui e ci sfoghiamo attraverso la musica. Quando abbiamo iniziato ci siamo fatti un’idea di quello che poteva essere lo stile della nostra band e, dalla passione comune per alcuni gruppi della scena lecchese, come i Manetti! e i Nemesi, abbiamo riscontrato la presenza di questa caratteristica melanconica. Abbiamo scoperto quindi che anche noi, volenti o nolenti, siamo influenzati dal luogo in cui viviamo. L’atmosfera introspettiva del lago è parte di noi”.

Qual è il vostro asso nella manica per riuscire a spaccare?

“Per noi il live è di vitale importanza. Puntiamo ad essere energici, esplosivi, coinvolgenti. Nella musica ci vuole intraprendenza e passione, ma anche un pizzico di arroganza. Quando ci esibiamo sentiamo il bisogno di comunicare al nostro pubblico. Vogliamo urlare tutte quelle cose che nella vita non riusciamo a dire, quelle parole che ci vengono in mente troppo tardi o che non troviamo il coraggio di pronunciare. Come in una frase della nostra canzone La Stanza: Scriviamo canzoni per non morire lentamente, per fissare nella mente ogni ricordo, ogni caduta, ogni sguardo. È la consolazione che insieme si può andare oltre”.

Alice Andrini