QUINTO ANNO IN POSITIVO
PER IL MERCATO DEL LAVORO.
IL DOSSIER DEL 2018 LECCHESE

LECCO – Presentato questa mattina il 9° Rapporto annuale dell’Osservatorio provinciale del Mercato del lavoro di Lecco. L’appuntamento era dedicato alla presentazione dei dati sull’andamento del Mercato del lavoro in provincia di Lecco nel 2018. Il Rapporto è stato realizzato da Provincia di Lecco, Camera di Commercio e associazione Network Occupazione Lecco nell’ambito del progetto Polo di eccellenza per la gestione del mercato del lavoro in provincia di Lecco – Osservatorio provinciale Mercato del Lavoro, operativo dal 2009.

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UN BILANCIO POSITIVO PER IL SISTEMA OCCUPAZIONALE IN PROVINCIA DI LECCO
La crescita occupazionale registrata nel 1° semestre del 2018 si è in parte ridimensionata nei
mesi successivi, ma per il “sistema Lecco” il bilancio finale dell’anno mostra ancora un segno positivo (è il 5° consecutivo dopo le perdite – sempre in termini occupazionali – registrate nel sessennio 2008-2013). Il cambio di rotta avvenuto nell’ultimo trimestre dello scorso anno ha interrotto la fase espansiva del sistema occupazionale in atto da tempo e caratterizzata da diffusi processi di qualificazione delle risorse umane all’interno delle imprese manifatturiere e non solo.
Le informazioni disponibili relative ai primi mesi dell’anno in corso, non tutte negative,
evidenziano una situazione di incertezza (per l’andamento dei mercati internazionali e, pure, per gli esiti delle politiche nazionali a riguardo delle imprese e del lavoro) che, in attesa di scenari più definiti, riduce di molto la propensione delle imprese a creare nuovi posti di lavoro.
Il rapporto dell’Osservatorio del Mercato del Lavoro presentato lo scorso anno e relativo alle dinamiche occupazionali del 2017, registrava per il sistema occupazionale lecchese il ritorno ai livelli di 10 anni fa e quindi il superamento della crisi economica e occupazionale, la più pesante degli ultimi 70 anni. Nell’ultimo anno, il 2018, è continuato – seppure con minore intensità – il trend positivo relativo alla produzione industriale e artigianale, alle esportazioni e al tasso di utilizzo degli impianti nel settore manifatturiero; ne ha beneficiato il “fattore lavoro” che – pur affiancando per le diverse componenti dell’occupazione dinamiche positive ad altre negative – ha mantenuto i buoni livelli raggiunti lo scorso anno.

DINAMICHE NEGATIVE E POSITIVE PER IL MERCATO DEL LAVORO
Tra le dinamiche negative va evidenziata la riduzione dell’occupazione maschile (-2,6%) e la corrispondente crescita delle persone in cerca di lavoro e del relativo tasso di disoccupazione (dal 3,4 al 5,1%). Un dato negativo che non ha trovato uguale riscontro nella componente femminile che registra solo una marginale flessione di livelli occupazionali (-0,3%) ma una contrazione del tasso di disoccupazione (dal 7,6 al 6,4%), oltre che nel numero di donne alla ricerca di un impiego: un risultato quindi positivo, ma da valutare con prudenza considerando un aumento del segmento femminile tra le “non forze di lavoro”. Segnali positivi anche per la fascia giovanile al cui interno si conferma ampiamente diffusa la presenza di studenti nelle scuole secondarie di 2° grado e nel “percorso” di istruzione e formazione professionale; risulta in crescita anche il tasso di passaggio all’università dopo il conseguimento del diploma. Sul versante occupazionale livelli stabili sia per l’occupazione che per la disoccupazione; in leggera riduzione il segmento NEET (nel 2018 pari all’8%) la cui ampiezza si è però decisamente ridotta rispetto alla consistenza rilevata nel 2013 (14%).
In aumento, sempre nel 2018, i movimenti (di entrata e uscita) che caratterizzano il mercato del lavoro; il fabbisogno di personale previsto dalle imprese nel corso dell’anno è aumentato di circa il 23% (rispetto al 2017), per ridimensionarsi in parte nella seconda parte dell’anno a causa della brusca frenata del ciclo economico internazionale; gli avviamenti effettivi registrati dai Centri per l’Impiego registrano una crescita del 6%, un saldo ancora positivo, ma meno consistente rispetto all’anno precedente.

MAGGIORI OPPORTUNITÀ DI LAVORO SUL TERRITORIO LECCHESE
Alla leggera riduzione del numero di occupati (residenti in provincia) non si affianca una pari riduzione dei posti di lavoro presenti sul territorio (nelle imprese, nelle istituzioni, nelle attività professionali, ecc).
Un aumento (1.000 unità) e non ancora sufficiente ad annullare i deficit registrati a partire dal 2009 ma tuttavia significativo per il sistema economico lecchese. La crescita dei posti di lavoro nelle imprese del territorio ha ridotto il segmento dei lavoratori lecchesi con impiego al di fuori della provincia di Lecco. La riduzione dei flussi in uscita riguarda anche le figure professionali “high-skill” che registrano, per il 2018, una quota di assunzioni fuori provincia pari al 48% circa (era il 57% nel 2017 e per molti anni – a partire dal 2010 – tale quota è risultata superiore al 50%).
Maggiori opportunità nelle imprese lecchesi anche per le figure “medium skill”: il 62% degli avviamenti è avvenuto in imprese locali a fronte del 53% registrato nel corso del 2017.
Le imprese sono però tornate a segnalare difficoltà di reperimento di figure adeguate, in particolare gli operai specializzi e di addetti con competenze legate alle tecnologie 4.0. L’aumento dei posti di lavoro sul territorio è in parte determinato dalla espansione – pur se ancora contenuta – dell’occupazione nella P.A. e, ancora, dalla crescita del lavoro autonomo (più nelle attività professionali e nei servizi che non nelle tradizionali attività dell’artigianato e del commercio).
Come negli ultimi anni la crescita dei posti di lavoro è risultata più consistente nel settore dei servizi (anche se non mancano differenze tra comparto e comparto), che nel manifatturiero, settore che si conferma fondamentale per l’economia lecchese raggruppando oltre il 40% dei posti di lavoro privati, valore che colloca Lecco al vertice tra le province lombarde; rimane ancora negativo il trend nell’edilizia. Il non profit mantiene il livello dei posti di lavoro degli ultimi anni, ma sembra conclusa la fase espansiva che aveva caratterizzato il settore.

ANCORA DIFFUSO IL RICORSO AL LAVORO “FLESSIBILE”
Non si è interrotto durante l’ultimo anno il processo di flessibilizzazione a riguardo dei contratti di lavoro; la quota di lavoratori occupati con un contratto a tempo determinato o a termine che nel 2017 rappresentavano il 53% degli avviamenti, è scesa solo al 52% nel 2018; tenuto conto anche degli avviamenti con contratto di somministrazione (23%), quelli a tempo indeterminato rappresentano, nel 2018, solo il 21% del totale. La tenuta occupazionale nelle imprese locali trova una ulteriore conferma nei dati relativi al ricorso alla Cassa Integrazione: nel 2018, per il quarto anno consecutivo, è nuovamente diminuita confermandosi – come già nell’anno precedente – sui livelli pre-crisi.

UN “MERCATO” ANCORA DIFFICILE PER I LAUREATI
Il leggero aumento dei livelli occupazionali del segmento giovanile non trova riscontro per i
giovani che hanno conseguito un titolo di studio universitario: tale dinamica riguarda il sistema occupazionale di Lecco e provincia. Infatti la domanda espressa dalle imprese lecchesi continua ad essere inferiore all’offerta di giovani alla ricerca di lavoro dopo aver conseguito un livello di istruzione universitario. il flusso annuale di neolaureati continua ad essere ampiamente superiore alle necessità delle imprese (e negli ultimi anni anche della Pubblica Amministrazione).
Va però considerato, sulla base dei dati disponibili, l’inserimento al lavoro dei neo laureati
lecchesi in altri contesti regionali – in primo luogo il sistema economico milanese – nazionali ed europei.

UNA ELEVATA PROPENSIONE DELLA POPOLAZIONE GIOVANILE VERSO LA FORMAZIONE
Il sistema formativo lecchese rimane, nonostante alcune criticità strutturali, abbastanza funzionale alle imprese e al sistema economico locale. I dati continuano a segnalare una diffusa propensione verso l’istruzione secondaria di 2° grado, il cui percorso è iniziato dalla quasi totalità degli usciti dal ciclo di 1° grado (scuola media inferiore): l’80% negli indirizzi liceali e tecnici, il restante 20% in quelli professionali e nell’IeFP.
Sono positivi gli esiti finali (conseguimento del diploma o della qualifica professionale): nel 2018 il 70% dei 19enni residenti ha superato l’esame di maturità (cui va aggiunto la quota di qualificati nel ciclo triennale/quadriennale dell’IeFP). L’abbandono scolastico oscilla intorno all’9-10% e l’irregolarità nel percorso di studio (perdita di un anno, cambio di indirizzo, ecc.) è inferiore al 25%.
Il passaggio dalla scuola superiore all’università ha superato (nell’a.a. 2017-2018) il 65%, con quasi due diplomati su tre che iniziano un percorso universitario; un aumento non trascurabile rispetto l’anno precedente (61%). Resta stabile nel 2017 il numero dei laureati triennali (poco più di 1.000), così come quello dei laureati specialistici e magistrali (circa 700).

RIMANE POSITIVO IL CONTESTO OCCUPAZIONALE PER IL SEGMENTO FEMMINILE
Nonostante il quadro occupazionale sia risultato, nel 2018, meno positivo rispetto al biennio precedente, per il segmento femminile si registrano dinamiche in crescita, o, comunque, stabili.
L’insieme delle donne occupate si riduce dell’1,7% e dell’1,6% quello delle donne attive; un
dato positivo è la flessione (-17%) delle donne in cerca di occupazione con il relativo tasso di
disoccupazione che scende dal 7,6 al 7,4%. La discreta propensione al lavoro da parte del
segmento femminile è però solo in parte collegata alla presenza di un maggior numero di posti di lavoro (femminili) nelle imprese del territorio e nel pubblico impiego che, pur in aumento nel 2018, rimangono considerevolmente al di sotto dell’offerta di lavoro; ne consegue che una quota non indifferente di donne occupate (circa 9-10.000) lavora in imprese o istituzioni al di fuori del territorio provinciale, con disagi in termini di conciliazione dei tempi famiglia-lavoro. La tenuta dei livelli occupazionali trova riscontro anche nei dati relativi ai flussi nel mercato del lavoro che registrano, per il 2018, un andamento degli avviamenti in crescita e un saldo positivo (anche se più contenuto rispetto all’anno precedente) tra avviamenti e cessazioni del rapporto di lavoro.
Abbastanza positivo si presenta lo scenario a riguardo dell’imprenditorialità femminile: le
“imprese rosa” – in gran parte attive nel settore dei servizi e con una presenza poco significativa nel manifatturiero – rimangono stabili nel 2018 attestandoti a circa 4.500 unità.