CARTA VETRATA/”NOI SIAMO CIÒ CHE FACCIAMO FINTA DI ESSERE”

Applausi al fotografo che ha immortalato la presentazione del Nuovo Centro Destra lecchese mercoledì 11,12,13 stella, nella sede all’interno del complesso “Il Giardino”, ad un passo dall’Isolago. Con quell’inquadratura magistrale ha passato in rassegna la classe dirigente locale degli ex suffragetti di Berlusconi, riuniti mettenmdo ansia alle donne incinte e alle prime avventrici dello shopping natalizio che, ignare si trovavano, indifese, a passare davanti a quella vetrina ed a quei locali così festosamente occupati.

L’uniforme d’ordinanza del partito Rovagnati non prevede più l’uniformità della giacca, le bandiere tricolori in bella mostra, la cravatta a pois di Marinella, la camicia azzurra (bianca per i pazzerelloni).

Oggi il rompete le righe alfaniano è diventato il mantra e quindi via di sciarpe in tartan, sobri bianchi abiti da sera verginali, girocollo a soffoco, barbe incolte e cravatta libera, purché, se c’è, col nodo piccolo e stretto, per bloccare il flusso di sangue al cervello.

Essendo uomini e donne di politica e movimento, ai piedi le calzature marron inglesi (cucite in Vietnam “ta.ra.ta.ta tatatatatatatatatatata) con la suola in cuoio rigido e liscio che quando incoccia una cacca di cane o uno sputo forma una sorta di micidiale sciolina: si arriva prima dal potenziale elettore, pattinando sull’asfalto e il marmo del centro commerciale.

Una foto d’artista quindi. Noi donne di casa ce ne intendiamo.

Sono tutti, seppur in posa, indistinguibili questi mutanti del biscione, questi dirigenti del Nuovo Centro destra, che si capisce a naso che sono tutte persone perbene. Ma si capisce anche che per l’azienda si farebbero impalare e, forse, farebbero impalare chiunque.

Ciò che li rende rispettabili (la dedizione a una causa) è anche ciò che li rende pericolosi.

Se vi è capitato di sentirli discutere (si fa per dire) di politica e amministrazione, di cittadini e di spazi pubblici, di alleanze e lavoro, di tasse e Ruby, di immigrazione e tunnel di neutrini, di scuola e burlesque, come hanno fatto fino all’altroieri da 20 anni a questa parte, avrete capito che nessuna ideologia o posizione politica, dico nessuna, è così impermeabile al dubbio e alla realtà quanto la dedizione all’azienda.

Dovesse perdere Berlusconi ancora qualcosa anche fossero commensali alle cene eleganti, questi, come su un Titanic, affonderebbero con la loro scrivania da dirigente o il loro scranno da politico, stringendo tra le mani non la foto di Alfano ma quella di Silvio. C’è da giurarci.

Perchè, come si vede dalla foto, questo Nuovo Centro Destra è pieno di gente che si dice nuova. C’è quello che sembra però uguale a Mauro Piazza – quello che è stato a braccetto con Berlusconi per anni, giusto fino a l’altro ieri. In silenzio

Ce n’è un altro nuovo che sembra però uguale a Filippo Boscagli, quello per anni con Berlusconi e cresciuto a biberon dallo zio e dal cognato dello zio che tanto fortuna hanno avuto in quel partito.

E poi ancora un altro nuovo uguale, uguale a Daniele Nava quello che senza Berlusconi sarebbe, con molti dei suoi, ancora in partiti post-fascisti e sull’agro pontino.

Un’altra nuova sembra, anche da lontano, addirittura la Santanchè dell’Adda. Angela Fortino, berlusconiana da una vita, che non è poca, e Ciellina anche nell’eventuale Regno eterno…

Così nuovi, per auto-promozione e autocitazione che me ne viene in mente una anche a me, di citazione, come didascalia appropriata alla foto. Dice così: “Noi siamo ciò che facciamo finta di essere, e dovremmo porre più attenzione in ciò che facciamo finta di essere”.
(Da Ghiaccio-nove di Kurt Vonnegut).

C. V.

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