CRISTIANI E MUSULMANI INSIEME
A ROMA PER I DATTERI DI MARIA
PURE LA DELEGAZIONE LECCHESE

ROMA – Promosso dalla Pontificia Accademia Mariana Internazionale e dal altre organizzazioni alla Facoltà Teologica Antonianum di Roma si è svolto un meeting sulla figura e l’ascendente della Vergine Maria come punto di unione tra la nostra religione e quella musulmana. All’evento unici ospiti hanno partecipato Adriano Stasi, ideatore e collaboratore diretto della Pontificia Accademia, il sindaco di Lecco Virginio Brivio Paolo Galbiati consulente di noti enti lecchesi, entrambi in veste di membri della P.A.M.I. di Roma, con la presenza di Liliana Baccari oltre a trecento ambasciatori accreditati alla Santa Sede e al Quirinale.

Anche se non è noto i musulmani sono particolarmente devoti a Maria, il Corano la cita 31 volte e ha una sura – ossia un capitolo – interamente dedicata a lei.

Nella tradizione islamica Maria è vergine, concepisce per opera dello Spirito Santo, vive nel tempio ed è nutrita dagli angeli. Nell’Islam è un figura simbolo della donna perfetta; obbediente a Dio viene chiamata “devota, “eletta” ed è la donna più importante.

Nel tema e titolo dell’iniziativa si è parlato di “datteri di Maria”. Ma che relazione c’è tra la Vergine Maria e il frutto della Palma?

L’idea principe è partita dallo studio sul Santuario di Kathisma, chiesa che ricorda il luogo dove la Vergine Maria si è riposata durante il viaggio tra Gerusalemme e Betlemme. Gli archeologi hanno trovato sul pavimento di questo luogo un mosaico raffigurante una palma. È il luogo dove il protovangelo di Giacomo dice che Maria sente che il bambino scalciava e chiede di riposarsi.

“Secondo il Vangelo apocrifo di Matteo, inoltre – si è detto al convegno – di ritorno da Betlemme Maria e Giuseppe si sono fermati di nuovo qui e si sono seduti sotto una palma. Il testo racconta che la Vergine Maria chiese al suo sposo di poter mangiare un dattero. I frutti però erano troppo in alto per poter essere raccolti. A quel punto il bambino Gesù si desta e chiede alla palma di tirare giù le sue fronde per nutrire Maria”. Il Corano narra che Gesù è nato sotto una palma e che, dopo la nascita, l’angelo dice a Maria di scuotere la palma per far cadere i datteri necessari per la loro nutrizione. La similitudine dei racconti si ritrova in un mosaico in cui sono raffigurati Maria, il bambino Gesù, l’angelo, tutti sotto una pianta.

Si è poi scoperto che sempre a Kathisma c’è un cippo rivolto verso la Mecca, per cui si pensa che questa sia una della chiese del primo periodo arabo dove i musulmani pregavano assieme ai cristiani.

Da qui è nata l’idea del titolo. I datteri di Maria.

In sintesi l’incontro è un importante tassello di fraternità, di concordia e di vicinanza tra i popoli e dalla città lariana, e da parte del lecchese Adriano Stasi, è stato dato un rimarchevole contributo di edificazione proprio nella ricorrenza del VIII centenario dell’incontro tra San Francesco e il sultano.

L’avvenimento del 1219 a Damietta ha ispirato una tradizione sul dialogo il cui valore per l’attualità diventa sempre più drammaticamente significativo. La Pontificia Università Antonianum si sente responsabile della fecondità di una memoria, che ritiene gravida di effetti benefici per la crisi non solo politica, bensì ambientale, che attanaglia la nostra epoca.

Essa si impegna pertanto a incentivare una riflessione, che avrà per sedi luoghi significativi della presenza francescana di ieri e di oggi, non meno che per una geopolitica della pace e convivenza pacifica tra i popoli.

Francesco d’Assisi che passa le linee dell’esercito crociato, impegnato nell’assedio di Damietta, per recarsi all’incontro con Al-Malik, diventa emblema del superamento di steccati tra popoli, culture, religioni. Nell’incrudelire del primo conflitto mondiale, spettro che nuovamente si aggira minaccioso, alla figura di Francesco, con un atto di interpretazione creativa, viene attribuita la Preghiera Semplice, ripresa durante l’incontro di preghiera per la pace del 1986, ad Assisi, e in questi giorni nuovamente riproposta da papa Francesco in Myanmar.

La riflessione ecumenica si dimostra pioniera nel cogliere in Francesco l’ideale di una riforma-rinascita umana, sociale, politica, etica ed estetica, che varca i confini confessionali.