MONSIGNOR SANGALLI INSIGNITO
DELLA “PAUL HARRIS FELLOW”
DAL ROTARY LECCO LE GRIGNE

LECCO – Conferita al prelato lecchese Mons. Samuele Sangalli la massima onorificenza rotariana “in segno di apprezzamento e riconoscenza per il suo tangibile e significativo apporto nel promuovere una miglior comprensione reciproca e amichevoli relazioni fra popoli di tutto il mondo”.

La consegna della “Paul Harris Fellow” in occasione di una serata di alta riflessione, che ha visto riuniti nella sede del “Rotary Club Lecco Le Grigne”, in un interclub, dirigenti e soci insieme a quelli del “Rotary Lecco”, del “Rotary Lecco Manzoni “e del “Rotary Club Colico”, oltre che altri ospiti: il Ten. Col. Pasquale Del Gaudio, comandante provinciale di Lecco dell’Arma dei Carabinieri, l’ing. Giuseppe Biffarella, comandate provinciale di Lecco dei Vigili del Fuoco, il Cap. Luigi Pappalardo della Guardia di Finanza e il presidente della Pallavolo Picco Dario Righetti. Per il Rotary Lecco Le Grigne il presidente Fabio Dadati, per il Rotary Lecco il presidente Paolo Tricomi, per il Rotary Colico il vice presidente Maurizio Penati e per il Rotary Manzoni la vice presidente Clara Bonaiti.

Mons. Sangalli, di origini lecchesi, è cappellano di Sua Santità il Papa, oltre che “Ufficiale” consulente presso la Congregazione per i Vescovi in Vaticano, docente universitario e animatore della Fondazione “Sinderesi” (sostantivo greco che si potrebbe tradurre: “saper giudicare” o “riflettere con spirito critico”), svolge un ruolo importantissimo nell’ambito del dialogo interreligioso.

I punti che Mons. Sangalli ha toccato partono da un dato di fatto, che tutte le religioni hanno in comune quella che è definita la “regola d’oro”: “Rispetta il tuo prossimo come te stesso. Non fare agli altri ciò che non vorresti che fosse fatto a te”. In questo ambito si svolge il grande lavoro che la Fondazione Sinderesi svolge a Roma, Lecco e sul territorio italiano rivolgendosi ad una platea internazionale di partecipanti ai suoi corsi, che a Roma vengono tenuti in inglese.

L’intervento si è sviluppato sul tema “Vivere ed educare nell’età della globalizzazione” ed ha messo in luce il cambiamento enorme che attraversa la nostra epoca e che chiede un impegno importante nel vivere con i giovani.

Ecco alcuni passaggi principali della relazione: è necessario continuare ad imparare per non perdere la speranza e rinchiudersi in se stessi, e per essere riconosciuti dai giovani a cui a nostra volta insegniamo. Questo in un mondo globale che vive nel confronto tra l’universalità (Illuminismo) e l’identità (romanticismo). Questa è l’età dell’incertezza, che ha portato alla fine degli assoluti, le grandi ideologie del secolo scorso, ed a una gestione quotidiana delle vita che viene in ogni suo passaggio governata da un contratto. Contratti a cui si deve dare un senso superiore, un valore profondo. Così l’opposizione polare è nella nostra vita: ragione e spiegazione, emozione e interpretazione, che si scontrano nella ricerca di una sintesi nel mondo virtuale creato dalla tecnologia dove le “fake news” alimentano la post-verità. Ed ecco l’imprescindibile primato della persona umana nella dialettica tra le diverse culture e religioni, tra individuo e comunità. La “regola d’oro”. E la nostra specificità di cristiani e cattolici, la singolarità del Dio biblico, la fedeltà come responsabilità e non come destino. La scelta che è il tratto della nostra esistenza, dove imparo ad aver bisogno anche della verità dell’altro entro l’umanità plurale.