PER LA SINDROME DI DOWN
UNA TERAPIA È POSSIBILE?
A LECCO IL DOTTOR STRIPPOLI

LECCO – All’inizio del secolo scorso la prima causa di morte al mondo era costituita dalle malattie infettive: la scoperta di antibiotici e vaccini ha drasticamente ridotto questa mortalità. Così è accaduto agli inizi del Duemila per le malattie cardiovascolari, grazie allo sviluppo di cardiologia interventistica e farmaci anticoagulanti. Si prevede che entro il 2030 saranno i tumori a prendere il primo posto nelle cause di morte. La speranza è ora riposta nell’immunoterapia e nella terapia genica, su cui si sta lavorando.

Scienza e ricerca sono sempre in prima linea nella ricerca di soluzioni utili a migliorare le condizioni di vita dell’uomo. Ma come? E fino a che punto? La delirante suggestione della ricerca dell’immortalità può anche sfociare nella manipolazione dell’uomo, o nell’opposto della soppressione di vite perché non ritenute degne d’essere vissute. Cos’è dunque la scienza? Un grande medico italiano, il cardiochirurgo Giancarlo Rastelli (negli anni ’60 responsabile della ricerca cardiochirurgica alla prestigiosa “Mayo Clinic” di Rochester, Usa) diceva che la scienza è “la prima carità al malato”. Che significa, nel concreto della ricerca biomedica, questa affermazione?

Il dottor Pierluigi Strippoli è docente di Biologia applicata all’Università di Bologna, la più antica del mondo occidentale, dove guida anche il Laboratorio di genomica del Dipartimento di Medicina specialistica, diagnostica e sperimentale. Nel 2014, sollecitato dalla moglie del professor Gerome Lejeune (lo scienziato francese che scoprì l’anomalia genetica alla base della sindrome di Down), ha ripreso le ricerche lasciate incompiute dallo stesso Lejeune, con lo scopo di aiutare i bambini con la sindrome di Down e i loro genitori. Strippoli sta ora lavorando su alcune anomalie del cromosoma 21 responsabili della disabilità intellettiva dei Down. Un primo passo per tentare di individuare la terapia in grado di correggere questi disturbi. Per compierlo ha dovuto crearsi una equipe motivata, trovare finanziatori, convincere che ogni vita merita di essere vissuta, condivisa, aiutata.

Invitato dal Centro culturale Alessandro Manzoni di Lecco e dall’Associazione “Vola con Martin oltre il 21” di Mandello (che sostiene la ricerca scientifica sulla sindrome di Down), il professor Strippoli venerdì 22 febbraio alle 21 in sala Ticozzi di via Ongania parlerà della sua esperienza di ricercatore, presentando le prospettive che i suoi studi stanno aprendo per le persone affette dalla sindrome di Down e insieme raccontando da cosa può essere mosso un uomo di scienza.

“In questi momenti la nostra società vive una profonda contraddizione – commenta Gianluca Bezzi, presidente del Centro culturale Alessandro Manzoni -: da un lato la scienza è affermata come unica indiscutibile bussola dell’uomo, più forte di ogni filosofia e religione; dall’altro è radicalmente messa in discussione da una posizione individualistica che attribuisce alla singola persona la capacità di giudicare e di decidere anche al di là di ogni principio condiviso. L’incontro con il professor Strippoli vuol tentare di comporre il puzzle di una ricerca scientifica e di una medicina che si prendono cura dell’uomo, di ogni uomo, con un atteggiamento amorevole: di carità, per dirla con Restelli, capace di scoprire e stimare il valore unico di ciascuno, anche affetto da malattie ritenute in qualche modo inguaribili o invivibili. È il caso delle persone affette dalla sindrome di Down, per le quali molta scienza e molta medicina pensano ci sia poco o nulla da ricercare e da studiare”.

“La serata – continua Bezzi – è organizzata insieme agli amici dell’Associazione Vola con Martin oltre il 21, impegnata a sostenere la ricerca sulla sindrome di Down: una collaborazione che ci fa piacere e che rimarca il rapporto positivo con molte realtà e persone del territorio, in questi anni confusi, su temi fondamentali per la vita di ciascuno e per la società. Nel segno di una amicizia capace di ricostruire”.