QUI LECCO LIBERA E LA LEUCI:
“CHI DISTURBA I MANOVRATORI”

LECCO – Non finisce di suscitare reazioni la polemica sulla “Cittadella della Luce“. Di oggi il nuovo intervento di Qui Lecco Libera che torna sul tema e chiede ai consiglieri comunali di “farsi portatori delle nostre istanze di trasparenza, pretendendo al prossimo consiglio comunale chiarezza all’assessore Volonté e al sindaco Brivio“. Un messaggio che sembra rivolto in modo particolare – ma non solo – all’indipendente Alessandro Magni.

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Gentile direttore,

aver preteso trasparenza e chiarezza circa il futuro dell’area della Leuci ha scatenato una tempesta. Ce lo aspettavamo. L’obiettivo -in parte- era costringere coloro che stavano confezionando un (pessimo) accordo circa le prospettive industriali e urbanistiche della superficie in pancia all’imprenditore Pisati a darne adeguatamente conto alla cittadinanza, seguendo i più elementari criteri di trasparenza e partecipazione democratica. Lo stanno facendo -male- ma lo stanno facendo.

In particolare ci siamo rivolti al Comune di Lecco, formalmente vincolato a mantenere la destinazione industriale (e/o artigianale) fin dal 15 ottobre 2012, data del preciso mandato espresso tramite un Ordine del giorno dal Consiglio alla Giunta.

Ebbene, non per “voci” non dimostrate ma secondo una precisa lettera di intenti contenuta in una nota della Provincia di Lecco (mai smentita), abbiamo dimostrato pochi giorni fa che l’assessore competente in materia, Armando Volonté, aveva fornito una versione dei fatti non corrispondente alla realtà. L’amministrazione, infatti, aveva già assunto l’impegno a modificare la destinazione d’uso di ben 2/3 dell’area, compromettendo il progetto della Cittadella della luce.

Chi legge -e non è in mala fede- comprende la differenza tra una prospettiva per il 100% produttiva ed una congelata e ridotta al 33%.

In forza dell’inequivocabile contenuto della nota provinciale abbiamo chiesto trasparenza e chiarezza al Comune e all’amministrazione, che mai -secondo i canali istituzionali e formali- aveva dato mandato all’assessore di trattare un cambio di destinazione d’uso di alcuna parte dell’area (nemmeno di 1/3).

Questo era e resta il tema. Che è d’interesse di tutta la città, non di una sigla, una rappresentanza o di una fazione.

Ai consiglieri comunali, come già fatto, chiediamo perciò di farsi portatori delle nostre istanze di trasparenza pretendendo al prossimo consiglio comunale (altro che “riunioni di maggioranza”) chiarezza all’assessore Volonté e al sindaco Brivio (vedasi le domande in fondo). Qualora dovessero farlo, ci auguriamo non incappino nell’errore di chi ha predisposto la lettera aperta circolata nei giorni scorsi (che è riuscita persino a perdere firmatari per strada). Comprendiamo la fatica a citare la fonte (Qui Lecco Libera), ma non si tratta affatto di “voci”, quanto di un dato di fatto mai smentito dagli interessati (salvo dal segretario lecchese della Cgil, a quanto pare).

Concludiamo commentando il comunicato stampa di martedì 4 febbraio del Partito democratico lecchese firmato dal segretario provinciale Fausto Crimella e l’intervento seguente del segretario della Cgil di Lecco. Non potendo più smentire il contenuto dell’ormai pubblica lettera d’intenti, il Pd locale è stato costretto a cambiare la realtà. Per giustificare l’operato (senza mandato) di Volonté, ha affermato infatti che “Il Sindaco e l’Assessore stanno operando all’interno di un mandato approvato all’unanimità dal consiglio Comunale (‘sostenere il progetto cittadella della luce all’interno di un percorso di programmazione negoziata, di concerto con la Provincia, la Regione, la proprietà Leuci, le Aziende interessate al progetto, i rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro’)”.

Peccato che quella frase, estrapolata dall’Odg approvato il 15 ottobre 2012 -lo stesso a cui ci rifacciamo contestando l’incoerenza del Comune-, fosse preceduta da quest’altra: “Il Consiglio comunale […] ribadisce l’impegno, con riferimento anche al nuovo Piano di governo del territorio, a favore di scelte finalizzate a salvaguardare le aree che la città ha destinato nel tempo alla produzione e al lavoro”. E ancora: “Si tratta di aree con evidenti finalità sociali e per questa ragione, anche per l’area Leuci, le proprietà non potranno operare puntando a rendite speculative, ma saranno chiamate a impegni concreti per assicurare una destinazione coerente con il lavoro, il bene comune e le finalità pubbliche delle relative aree”.

Discorso a parte per quel che riguarda il capo della segreteria della Cgil di Lecco, il soggetto la cui credibilità e coerenza sono uscite piuttosto indebolite dalla semplice lettura della lettera di intenti. Costui ci definisce “scorretti”, accusandoci di aver paragonato la lettera di intenti pubblicata a una “decisione già presa”. Non lo diciamo noi, è scritto nero su bianco sul documento che anche la rappresentanza Cgil aveva sottoscritto: “il Comune di Lecco conferma l’impegno ad avviare le procedure previste dalla legge affinché, conformemente al Patto Territoriale, una parte dell’area stessa possa avere una diversa destinazione d’uso”. E la nostra richiesta di trasparenza verteva (e continuerà a vertere) proprio su questo: chiarire alla città quale delle due posizioni del Comune di Lecco fosse quella reale, perché in un caso il progetto sbandierato di Cittadella della luce ne uscirebbe disinnescato.

Manca un pezzo al raggiungimento del nostro obiettivo: la piena e duratura tutela del vincolo produttivo (industriale/artigianale) del 100% dell’area della Leuci. Quello stesso vincolo che ad oggi figura nel Pgt e che ci batteremo -strateghi al ribasso permettendo- affinché rimanga intatto, venendo compreso nel parco tecnologico e produttivo previsto dal nuovo documento di pianificazione.

– In forza di quale mandato il Comune di Lecco avrebbe confermato un precedente impegno a cambiare destinazione d’uso all’area Leuci, contraddicendo quanto deliberato dal Consiglio comunale non più tardi di un anno e mezzo fa? Secondo quali valutazioni o passaggi istituzionali?
– Vi sono già state delle proposte da parte della proprietà a riguardo del destino di quelle superfici (residenziale, commerciale, altro)?
– Data l’area messa a disposizione da Leuci Spa (7mila mq), è ancora ipotizzabile un polo produttivo credibilmente alternativo in grado di assorbire i lavoratori della Leuci?
– Stando agli accordi più recenti, quanti posti di lavoro sarà in grado di assicurare (assorbendoli) il ridimensionato polo alternativo?

Qui Lecco Libera