SANDRO MAGNI: “IL SOLITO BORGO, L’AZZECCAGARBUGLI
E IL REGISTRO DI FINE VITA”

LECCO – Riceviamo e pubblichiamo un intervento del consigliere comunale Alessandro Magni dedicato alla situazione (impantanata) dell’ormai famoso registro di fine vita. “Io non desisto dal presentarlo” annota l’autore della lettera, al termine di un contributo molto manzoniano…

A Lecco – sembrerebbe! – il registro delle disposizioni di fine vita, non s’ha da fare. Nella trama dei Promessi Sposi, da non fare era il matrimonio. Renzo con i suoi  capponi, tentò inconsapevole rifugio e aiuto in un avvocatuccio del “borgo”, divenuto da allora il prototipo degli uomini di un falso diritto, sotto la maschera irresistibile di tragica comicità dell’Azzeccagarbugli.

Figlio letterario anche lui di una divina commedia.

L’ingenuo Renzo, farà una delle scoperte fondamentali della sua autobiografia, ovvero che il diritto, quando è preso dal suo punto torto, serve sempre i potenti. O meglio che se ne sta dalla parte dei poteri che, in quel caso,  era rappresentato dal nobile Don Rodrigo, un vizioso e un prepotente, che aveva messo gli occhi, e con essi la cupidigia, sulla di Renzo giovane compagna.

Capita così anche per il così detto “testamento biologico” in quel di Lecco. Ne fai la proposta, ti senti assolutamente sicuro, perché ti limiti a fare un copia e incolla di quello che  avviene nel Comune di Milano e cosa ti trovi? Ti trovi un Azzeccagarbugli comunale, nemmeno un avvocatuccio, ma un dirigente qualsiasi, che ti dice NO,  in barba al fatto che  nelle forme più diverse in centinaia di Comuni italiani, quell’atto venga adottato. Questa adozione è  certo un riconoscimento, seppur indiretto e seppur  flebile , che avviene  nell’inerzia di un Parlamento incapace di fruttificare leggi, ma un riconoscimento è, e di un diritto inalienabile di civiltà e libertà, sancito costituzionalmente.

Mah!  dice il nostro Azzeccagarbugli, non si può fare, e ti va a scovare il più improbabile quanto arbitrario dei  codicilli, che solo la nostra pazienza e paura tollera. Codicillo, che richiederebbe, per mettergli grazia, altri onerosi maestri del foro, per spiegare che  è arbitrario e immotivato: fuori contesto e fuori da ogni ragionevolezza.

Più modestamente direte voi, e io con voi, potrebbe bastare leggere gli atti di tutti gli altri Comuni che invece dicono perché si può fare.

Però, l’Azzeccagarbugli, non ci fa tanto caso, e non si scompone, anche perché Lui si considera come un principe in Cassazione, per il quale non valgono i precedenti. Quello che altri Comuni hanno già fatto.

Tutti matti gli altri? Tutti “fuori registro”? Tutti “illegittimi”?

Dicevamo, ritornando a noi, che l’Azzeccagarbugli, di turno, direttamente o indirettamente, sta dalla parte del potere. Di quel potere che poi la peste, non solo metaforica,  scompaginò mettendogli la parola fine con maniere un po’ spicce oltre che letali.

Orbene quali poteri difende il nostro Azzeccagarbugli, tanto baldanzoso, da mettere in discussione il potentissimo ufficio legale del Comune di Milano? Di che umile onnipotenza è al servizio?

Penso solo di convinzioni extratecniche, coperte dalla foglia d’edera di un codicillo, cui altri, però e tuttavia, si inchinano e assumono. Riparandosene. Ancor meno coraggiosi del nostro Azzecca in grisaglie, che almeno la sua faccia e il suo arbitrario codicillo ce lo mette.

Già dimenticavo, che Lecco è anche la terra dei  Don Abbondio, quelli che poi il matrimonio se lo devono celebrare. E se non lo celebrano è perché il coraggio non se lo sanno dare.

Adesso il testamento-registro  Milano, “modesto borgo che si avvia a diventar  città” , le disposizioni di volontà già le raccoglie, validamente, dal mese di novembre, mentre il nostro copia-incolla, giace ancora agli atti della commissione, per benigna volontà del caso, in attesa di essere istruito; e intanto però ha sul collo il cappio , mai sciolto del codicillo: parere tecnico non favorevole, pronto ad essere brandito e strangolato, nella connivenza di una  maggioritaria truppa di Don Abbondio,  minoranza reale nel sentimento condiviso della città. Almeno su questo tema!!!!

Che farà il nostro registro di “fine vita” ? Io non desisto dal presentarlo.

E come in tutte le favole aspetto che il brutto anatroccolo si trasformerà nel principe splendente. Solo allora mi farò da parte. In pace.

Alessandro Magni