IL DIARIO DELLE VACANZE
DELLA SIGNORA GRIGNA/3

diario delle vacanzeLECCO – Prosegue l’esilarante “diario delle vacanze” della sedicente Signora Grigna. Dopo le prime due massacranti giornate in Liguria, eccoci al terzo giorno. All’insegna tra l’altro delle “Bastarde macchinette mangiasoldi”.
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GIORNO TRE
I miei cuccioli si sono portati al mare il ripieno del loro salvadanaio alcuni fogli di cartamoneta e un poco di più di moneta e basta. È l’ammontare di un inverno di conio trovati per casa, di mani bucate del nonno, di monetine sotto il letto, insomma tutt’altro che danari meritati o sudati.
Mio marito mi dice che vista l’età, ci puó anche stare.

Qui al mare però capisci tante cose, potresti scrivere un libro “come diventare genitori efficaci”. Nel mentre che io e il cucciolo più piccolo andiamo a zonzo per piazze e carruggi, gli faccio appuntare su un pezzetto di carta il prezzo delle cose che gli piacciono. Cose che con i suoi “risparmi” – e chiamiamoli risparmi – dell’inverno, può permettersi.

É un continuo limare e far di conto. Per farli quadrare ‘sti conti.

Il Piccolo cucciolo si impegna, si vede pure, ma non ha ancora colto che l’eventuale resto dato dalla commessa non è un guadagno. Ogni volta che si accenna al resto gli brillano quegli occhioni belli che ha, come se avesse vinto alla lotteria. É una fatica la didattica, anche in vacanza…….

Un ulteriore aspetto che cerco di fargli assimilare con esplicitati tutti i sinonimi che vanno dalla truffa, al furto fino all’imbroglio sono quelle assurde macchinette luminose e parlanti che, dentro la sala giochi, lungo la passeggiata del lungomare, in ogni bar fetido che si rispetti, sputano fuori bigliettini che poi si convertono in vincite.
Ieri con il suo papà ha speso su per giù 8 euro per raggranellare solo 21 punti.
A quel pro gli ho indicato la bacheca dei premi dove quello più infimo era una biro anonimissima nella casella dei 50 punti.

L’ho accompagnato nella cartolibreria di fronte a casa nostra, che é anche di fronte al lungomare, per fargli vedere che la stessa biro, la stessa, stesso modello, colore, confezione, la vendevano a 1,25 euro.

Ma nulla, non c’è stato verso, come si dice a Trastevere: “nun ce sente”.

Bastarde macchinette mangiasoldi, se ve pijo ve scasso!!