A MARZO LOTTO ANCH’IO:
CRONACA DI UNA LECCHESE
AL CORTEO DI MILANO

IMG-20170308-WA002MILANO – Da Lecco a Milano stamattina in macchina ci sono volute quasi due ore, per colpa di un incidente. Così io e le mie tre compagne, giovani donne lecchesi dirette alla manifestazione e sciopero di Milano organizzato dalla rete internazionale , ci siamo ritrovate in un Largo Cairoli deserto e senza alcuna traccia del corteo – che era partito da circa un’ora e mezza, alle 9 e 30 e ormai erano le 11.

Mi sono detta: “Come facciamo ora a ritrovarlo?”. Giriamo un po’ a zonzo: zona Brera, Duomo, chiedendo ai passanti…nessuno sa. Inizio a essere un po’agitata e delusa. Cerco tra la folla qualcuno vestito di nero con accessori fucsia, è questo il dresscode del corteo. Svoltando in piazza Fontana ecco inaspettatamente spuntare delle bandiere rosse, sono quelle dei sindacati di base. Si sente anche della musica: ci siamo! Con un po’di emozione ed eccitazione mi immergo in quella marea nera e fucsia che avanza dietro al camioncino dei collettivi studenteschi.

Intorno a me ci sono moltissime ragazze e anche molti ragazzi, studentesse e studenti, tanti più giovani di me, delle superiori probabilmente. Mi piace. Come mi piace vedere donne di ogni età, anche anziane, seguire il corteo e chiamare a gran voce i tanti visi affacciati alle finestre che ci guardano passare.

lotto mar 17 5È una giornata di lotta, non di festa“, dicono le ragazze in reggiseno sul camioncino “Se le nostre vite non valgono, scioperiamo!“. Urlano l’appello delle donne argentine e latinoamericane in modo che tutti possano sentire, anche chi si ostina a tapparsi le orecchie: “Non siamo tutte: mancano le vittime di femminicidio. Mancano le lesbiche e le transessuali assassinate da crimini di odio. Mancano le prigioniere politiche, le ricercate, le assassinate per difendere il proprio territorio. Mancano le desaparecidas. Di fronte alla crudeltà, più femminismo”. Applaudo con forza e con le mani a cono grido insieme a tutte e tutti gli altri: Ni una menos! Vivas nos queremos. A dire il vero la seconda parte dello slogan ho dovuto farmelo dire dalle mie vicine, il microfono gracchiava e non riuscivo a capire bene.

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Sulle note delle canzoni di una bravissima rapper e attivista boliviana – ponte di connessione con le donne sudamericane -, sulle note di YMCA e di “chi non salta un sessista è” (fiatone assicurato) arriviamo di fronte al Fatebenefratelli. La marea si ferma.Una delegazione dell’Usb fa irruzione nell’atrio dell’ospedale per incontrare le lavoratrici e i lavoratori in sciopero e far tremare i piani alti di quest’ospedale, con un tasso di medici obiettori tra i più alti. Per noi, fuori, è il momento di alzare tutti i medi contro l’obiezione di coscienza. In Italia il 70% dei medici è obiettore di coscienza. In Sicilia lo è più dell’80%. “Non si può morire per scelta di un medico durante un parto. Non si può. Punto“. Dal camion raccontano la storia di Valentina, la ragazza morta a Catania insieme ai suoi due bambini per una complicazione di parto e per la decisione altrui, dei medici, di non farla abortire. Non conoscevo la vicenda e ci rimango male… Quante Valentine potrebbero esserci in tutta Italia?

lotto mar 17 8Sfiliamo poi verso il palazzo di Regione Lombardia, nostra destinazione finale. La “cavalleria”, col volto coperto rigorosamente di viola, accende fumogeni e lancia uova, al cielo si alzano centinaia di cartelli bianchi: “My body, my choice”. È uno spezzone d’impatto. Siamo nella zona dei palazzi del potere e, dato che “tutte insieme, famo paura”, è ora che questa giunta se ne accorga. Grido la mia indignazione contro le politiche repressive nei confronti dei migranti, contro chi illumina un edificio pubblico con la scritta “Family day” e chi, con la scusa della sicurezza sulle strade, promuove azioni di sorveglianza e controllo forzato. “Le strade libere le fanno le donne che le attraversano“!

Per tutto il tempo mi chiedo in quanti saremo. Sull’evento di Facebook i partecipanti erano circa 1.500… guardandomi dietro – ché ormai sono sotto cassa – vedo una carovana lunghissima di cui non riesco affatto a scorgere la fine. Gli organizzatori parlano di 20mila persone, io non capisco se si riferiscono alla somma dei manifestanti in tutta Italia o solo a Milano. Rimango col dubbio finché, a casa, leggo sul giornale che si parla di 10mila. “Siamo marea” abbiamo cantato, e questa volta è proprio vero.

Chiara Stefanoni