LECCO A 5: ORE DECISIVE.
E SI FA LARGO L’IDEA
DI RIPARTIRE DALLA C1

lecco calcio a 5LECCO – Le decisioni saranno prese in queste ore. Ma sono tutt’altro che semplici. La ricerca del campo per la stagione 2015/2016 ancora non è terminata e la Calcio Lecco a 5 rischia di rimanere fuori dal campionato di serie A2. In realtà la federazione è venuta in soccorso del club, visto che molto probabilmente concederà una proroga fino a martedì 14 luglio per depositare la richiesta di iscrizione, dove deve esserci l’indirizzo del campo di gara. Altrimenti la dirigenza guidata da Alina Ionel avrebbe dovuto consegnare i moduli non oltre la giornata di oggi, venerdì. Ma non c’è ancora nulla di sicuro.

I vertici della società hanno incontrato in questi giorni l’assessore allo Sport Stefano Gheza, che già aveva già manifestato vicinanza al club. L’amministratore ha infatti in programma un progetto per rendere il centro sportivo Bione un’eccellenza lecchese e vorrebbe inserire anche la Calcio Lecco a 5 tra le compagini presenti. Ma questo può avvenire solamente in un futuro più lontano della stagione che sta per iniziare. L’intercessione di Gheza con il Palataurus – dove i blucelesti disputavano le partite casalinghe lo scorso anno – è molto difficile.

Ionel ha ricevuto pure una chiamata da Novara, ma è quasi impossibile che il quintetto lecchese si sposti addirittura fuori regione. Le ipotesi più praticabili, che sono discusse in queste ore, sono due. La prima, per salvaguardare la categoria e rimanere quindi il club che sta più alto tra tutti gli sport di squadra lecchesi, è quella di tornare a Rogeno, dove giocavano prima di arrivare al Palataurus. Gli allenamenti proseguirebbero ad Annone Brianza, con la squadra femminile a Monza e la giovanile a Milano. Quindi continuare a peregrinare in mezza Lombardia, ma rimanendo ad alti livelli.

Oppure, e sarebbe un colpo di scena non da poco, rinunciare al titolo sportivo e ripartire, forse il prossimo anno, dalla C1, ma tenendo tutte le formazioni a Lecco, o comunque nel territorio, con giocatori indigeni. Un passo indietro che però permetterebbe ai blucelesti di radicarsi meglio all’ombra del Resegone. Una scelta che all’interno del club alcuni portano avanti giudicandola “non così negativa”. In primis per i costi: gli sponsor hanno dato la propria adesione al progetto nel caso in cui dovesse proseguire, ma le spese per una compagine di A2, che si sposta in mezza Italia per giocare, con calciatori di livello, sono al limite del professionismo.

Un altro fattore che spingerebbe la dirigenza a non iscrivere la squadra è la scarsa voglia di spostarsi, anche per decine di chilometri tra campo di gara e di allenamento, con le varie formazioni disperse per tutta la Lombardia occidentale.