CANTUN, PANCHINE, MIGRANTI. METTERSI DALLA PARTE DEGLI ANZIANI, SCACCIATI DA INTERNET

LECCO – Una città che vuole sfuggire al provincialismo, in cui i giovani desiderano ardentemente vedere Lecco in una dimensione diversa: più cosmopolita. Dall’altra parte la vicenda di un Comune che – discretamente non si creda – scaccia un gruppo di giovani, questi extracomunitari, rei di ‘abusivo’ utilizzo di panchina.

La vicenda è nota, anziani trovano ripetutamente la loro usuale panchina occupata, si lamentano. Il malumore finisce sul giornale a più riprese, gli invasori sono extracomunitari intenti a utilizzare internet che lì è gratis. L’amministrazione locale interviene facendo in modo di allontanare i ragazzi.

Come si fa a non stare dalla parte degli anziani, fruitori e quindi animatori di uno dei luoghi più centrali del capoluogo? In fin dei conti sono una fascia debole, con le loro abitudini, magari da anni praticate. Stanno lì a osservare la gente che passa, la vita guardata da vicino e dal vero piuttosto che inebetirsi davanti alla tv. Chiacchierano insieme, mica via chat collegati al mondo con un cordone embrionale elettronico che non fa sentire gli odori, che sterilizza quel flusso di calore e aria che ti fa percepire una persona vicina. Loro, gli anziani, vogliono vedere i colori, quelli reali, sentire le voci, i rumori, le brezze, le nuvole e potere stare in compagnia. Più che giusto e pure sano.

https://lecconews.news/wp/wp-content/uploads/2015/01/PIAZZA-GARIBALDI-HOTEL-CROCE-DI-MALTA-2014-100x100.jpgMa… ma la tecnologia subdola arriva e senza farsi neppure notare li sfratta. Sulla loro panchina è giunta internet, invisibile ai loro occhi, inudibile alle loro orecchie. Wi-fi, si chiama. E’ il mondo ammassato al Cantun di ball, in quel mondo ci sono famiglie lontane, amici lasciati alle spalle, fidanzate che si vorrebbero vicine e invece se ne stanno a migliaia di chilometri.

Wi-fi gratis, una manna per chi ha nostalgia della propria terra, delle proprie relazioni e vuole recuperarne frammenti, oppure cercare un lavoro via web o sapere se la propria pratica burocratica va avanti, se può andarsene verso lidi più promettenti nel suo futuro di emigrato o semplicemente per ingannare il tempo e sfuggire alla noia infinita, all’orologio sospeso a cui è costretto il ‘profugo‘, persona messa in questa condizione da normative assurde e da politiche immigratorie scellerate.

E allora due realtà, pensionati ed extracomunitari, che non si conoscono, che fino a ieri quasi s’ignoravano, si rivelano l’una all’altra. Ed entrano in collisione. Succede. A tutto, però, c’è rimedio.
Una città cosmopolita forse si sarebbe interrogata sulla scarsità di panchine, ora che c’è un nuovo ospite, il wi-fi appunto. Avrebbe magari convertito il conflitto in un incontro tra generazioni e nazionalità diverse tra loro ma con la stessa – a volte drammatica – eccedenza di tempo da impegnare.

E invece no, si chiude, si scaccia. Vattene!
Come fa una città a uscire dalle pastoie di una crisi che l’ha portata a perdere la sua identità produttiva, se non si apre, se non guarda oltre, se non cerca una via alternativa, anche nelle piccole cose?

Vabbé, tra un po’ torna – forse – il freddo. Lui se ne frega dell’età e della nazionalità e manda tutti via dalle panchine.