CERNUSCO, LOMAGNA E OSNAGO:
AL VOTO IL PROGETTO DI FUSIONE
IN UN COMUNE UNICO

BRIANZA – Dopo Verderio, ecco il progetto di fusione tra i Comuni di Cernusco, Lomagna e Osnago, comuni della Brianza lecchese. Viene annunciato ed espolicitato in un comunicato stampa unificato che sotto riportiamo integralmente.

“Settimana prossima i consigli comunali di Cernusco Lombardone, Lomagna e Osnago si pronunceranno su un tema di grande rilievo per il futuro dell’assetto istituzionale e amministrativo del territorio. Le tre assise saranno chiamate infatti a esaminare (Lomagna lunedì 27 ottobre, Osnago martedì 28, Cernusco mercoledì 29) la medesima convenzione, che – se approvata – impegnerà le tre amministrazioni ad affidare un incarico congiunto, in vista della redazione di un progetto di fusione.

La convenzione è il primo approdo tangibile di un percorso di confronto assai serrato, che ha impegnato i gruppi consigliari dei tre comuni (oltre a quelli di Montevecchia) durante il mese di settembre e nella prima metà di ottobre. Ne è scaturito l’orientamento (unanime tra i tre gruppi di maggioranza, con l’appoggio anche di alcuni esponenti di minoranza) ad avviare tale fase di studio, per ragionare seriamente sulla prospettiva di fusione tra i tre comuni e sull’opportunità di chiedere alla Regione Lombardia, entro il prossimo febbraio, di avviare la procedura che condurrebbe al referendum popolare tra poco più di un anno.

In qualità di sindaci, abbiamo condotto questo percorso di confronto, che intendiamo estendere prestissimo a tutti i cittadini, sulla base di cinque ordini di motivi, che interessano l’agire quotidiano e le prospettive di sviluppo, a medio e lungo termine, delle nostre amministrazioni e dei nostri paesi:

  • lo scenario normativo attuale impone ai Comuni sotto i 5 mila abitanti di non agire più da soli. I nostri Comuni (Lomagna con Osnago, Cernusco con Montevecchia) stanno sperimentando, ormai da alcuni mesi, la gestione associata delle funzioni amministrative tramite convenzioni. Ne hanno constatato difficoltà, fatiche e illogicità: uffici costretti a unificarsi devono lavorare rispondendo a centri decisionali (sindaci, giunte, consigli) e utilizzando strumenti (regolamenti, gare, contratti, prassi) che restano distinti. La fusione tra Comuni – incoraggiata da recenti norme nazionali e accompagnata da disponibilità di finanziamenti straordinari – costituisce non l’unico, ma certo il più decisivo e risolutivo strumento per superare le contraddizioni della fase attuale;
  • l’obbligo a unirsi, imposto ai piccoli Comuni dalle norme odierne, può essere vissuto come opportunità, non come vincolo. Un riassetto radicale, tramite la fusione, può consentire una positiva riorganizzazione della macchina e delle funzioni amministrative. L’obiettivo non è tanto realizzare economie e risparmi nel breve periodo, ma razionalizzare, specializzare e rendere più efficaci ed efficienti, nel medio e lungo periodo, le componenti (personale, uffici, regolamenti, prassi) della struttura amministrativa: un traguardo ambizioso, per offrire servizi migliori (e ulteriori, rispetto agli attuali) ai nostri concittadini;
  • in una fase in cui anche i nostri Comuni vivono rilevanti difficoltà di ordine finanziario (da essi non generate, ma non per questo meno vincolanti) e registrano il ridimensionamento delle entrate derivanti da iniziative insediative ed edificatorie (anche perché hanno scelto di porre un freno al consumo di suolo), per tornare a pianificare lo sviluppo di servizi, reti, infrastrutture e funzioni urbanistiche (dalle strutture sportive a quelle educative, dalla viabilità e mobilità alle aree di insediamento residenziale e produttivo) occorrono una scala territoriale adeguata e un assetto istituzionale coerente, che la fusione può garantire;
  • la prospettiva di un comune unico rappresenta un’opportunità per valorizzare in modo coordinato le risorse ambientali (e le attività economiche, sociali e culturali ad esse legate) che contraddistinguono i nostri tre paesi, anche provando a impostare su scala più ampia azioni di promozione del territorio, impossibili per i piccoli comuni;
  • Comuni più grandi possono semplificare la mappa amministrativa del territorio lecchese e meratese, al fine di rendere più snella ed efficace la gestione di fenomeni, processi e funzioni (gestione di acque, energia, rifiuti; politiche ambientali, sanitarie e scolastiche; mobilità pubblica, ecc) che ormai travalicano lo stretto ambito comunale, ma hanno un rilevante impatto sulla vita dei cittadini.

Ci preme sottolineare che, con le sedute consiliari di settimana prossima, nessuna decisione viene assunta in merito all’avvio del percorso di fusione. Prima di giungervi, entro qualche mese, ci impegniamo ad attivare un approfondito percorso di studio (anche grazie al supporto di soggetti esperti, esterni alle nostre amministrazioni) e di consultazione dei cittadini. Crediamo però che lo spirito di collaborazione che storicamente ha contraddistinto i nostri comuni in diversi ambiti (scuola, ambiente, parco, protezione civile, urbanistica, ecc) debba trovare uno sviluppo istituzionale organico e coraggioso. La fusione può essere il traguardo cui ambire, per dotare di un’amministrazione adeguata e al passo con le sfide dell’oggi paesi e comunità che – ne siamo sicuri – manterranno una loro distinta, ma cooperante identità”.