‘CHI HA PAURA DI VIRGINIA WOOLF?’
CHIUDE LA STAGIONE AL SOCIALE

teatro virginio woolf (steccanella) (3)LECCO – Mentre è già iniziata la rassegna Altri Percorsi, un esempio di grande teatro chiude la stagione al Sociale di Lecco. Il Teatro d’Autore quest’anno ha visto la presenza di grandi classici (Molière e Shakespeare), ma anche di drammi contemporanei, e ora (11 aprile), Chi ha paura di Virginia Woolf? dell’americano Edward Albee (1928-2016).

La produzione del Tieffe Menotti (Milano) dal 2015 ha riscosso ovunque meritati consensi. Infatti i ruoli sono affidati a interpreti di rilievo, ognuno con la propria specificità e il testo, del 1962, non mostra affatto la sua età, in quanto si tratta di “una spietata riflessione sulla nostra cultura, sul nostro egocentrismo, sul nostro cinismo e sull’amore”, come ha sottolineato Arturo Cirillo, impegnato nella doppia veste di regista e attore.

Il linguaggio è quello naturalistico, ma freme sotterranea una vena a tratti simbolica e surreale, che Cirillo settolinea con una forte attenzione alle luci e una scena essenziale. La prima “inquadratura” è un focus che illumina il piano-bar di un salotto borghese, disseminato di superalcolici. Quasi una didascalia per immagini, che ci orienta sulla tonalità della recitazione, volutamente sopra le righe, perché whisky e brandy scorreranno a fiumi. Non si tratta però di un festino da ubriachi, al contrario l’alcol è pretesto per scatenare una lucida sincerità capace di frantumare maschere e convenzioni.

teatro virginio woolf (steccanella) (4)Martha (Milvia Marigliano) e George (Arturo Cirillo) sono la coppia più matura. È sabato sera. Reduci da una festa, sono tornati a casa e in salotto cominciano a discutere di inezie. I toni spesso deragliano dalla linea di convenienza: fioccano insulti, frecciate ironiche che scivolano verso l’aspro sarcasmo. Lo spettatore ride per le iperboli sanguigne o volgari di Martha, delusa e stanca per “la cloaca” della sua vita coniugale e per la debolezza del marito (“Se tu esistessi, divorzierei”): gli rimprovera di non aver fatto carriera all’università, perché è rimasto solo un semplice docente (“una vecchia fogna della Facoltà di Storia”), mentre il padre di lei, il Rettore, sperava di trovare nel genero un degno erede.

George pare dimesso, incassa i colpi sempre più pesanti, e conosce i punti deboli dell’altra, dove affondare gli strali della propria ironia. A quell’ora improbabile arrivano due ospiti: una coppia giovane (Valentina Picello e Edoardo Ribatto) appena trasferita in città e affamata di conoscenze utili per la carriera di lui, biologo nella stessa università di George. Imbarazzo dei giovani, che sentono di essere piombati in un momento inopportuno; saranno travolti ma anche artefici di quel freddo gioco al massacro che si sta realizzando in questo salotto, diventato quasi ring o stanza di tortura. È George a mescere calici e ghiaccio, e sarà lui in realtà a condurre “le danze”. Fine osservatore delle debolezze altrui, pungerà sul vivo gli ospiti, che piano piano si spogliano della maschera di perbenismo e si rivelano specchio e parodia della coppia matura. Si toccherà il parossismo di scenate isteriche, compare addirittura un fucile, vengono a galla paure e segreti indicibili.

teatro virginio woolf (steccanella) (1)Come dice Martha “Tutto salta in aria” in un vortice autodistruttivo, mentre la scena va letteralmente in pezzi (sezioni di divano e di pavimento scivolano agli estremi opposti) e George recita una frase apocalittica sul crollo dell’Occidente. In questa scena “sconnessa”, quando anche i sogni più dolci sono stati lacerati dalla furia di verità e di vendetta, i personaggi stremati dalla dolorosa catarsi si riposano gambe all’aria. È l’alba della domenica. Troppo è stato detto. Non resta che dichiarare la propria fragilità e, in una richiesta spontanea di tenerezza, reclinare la testa sulle ginocchia dell’altro e aggrapparsi alla sua presenza, nonostante tutto, con la sola certezza che “Domani è domenica tutto il giorno. – Era tempo”.

Silenzio concentrato e dieci minuti di applausi convinti dal pubblico lecchese, toccato nel cuore dalle ottime interpretazioni.

Gilda Tentorio
foto di Diego Steccanella