TRA STORIA E LEGGENDA:
SULLE TRACCE DEL “PONTE SOMMERSO” DI CIVATE

lago di annone
Il lago di Annone visto da Galbiate

CIVATE – La leggenda vuole che un uomo, ubriaco, stesse attraversando d’inverno il lago gelato, dalla punta di Isella ad Annone, quando d’improvviso il ghiaccio si ruppe e lui atterrò su una roccia squadrata, scoprendo così quelli che poi sono stati ritenuti essere i resti di un ponte che, in tempi antichi, avrebbe unito le due sponde del lago. Qualcosa, in effetti, c’è davvero: vicino alla riva di Annone sono presenti delle grosse pietre squadrate che affiorano dall’acqua, mentre – nei rari giorni in cui l’acqua del lago è limpida – altre pietre sommerse sono visibili dalla superficie, grazie alla scarsa profondità del lago.

Della storia di questi resti si è occupato, nel 1975, lo storico Antonio T. Sartori, che in “Un longus pons sul lago di Annone sostiene che questi resti appartengano ad un ponte di età romana, il quale avrebbe attraversato lo stretto di Isella in quanto parte di una strada che collegava il ponte sull’Adda di Olginate (III sec.) a Como.

lago di annone
Veduta del lago di Annone dal satellite

Nel suo testo, con ineccepibile rigore metodologico, Sartori fornisce una descrizione di questi resti: «Si tratta di un lungo apparato di genere “edilizio”, costituito fondamentalmente da tre segmenti distinti (segnati con A, B, C […]): una sorta di argine o rilevato continuo con caratteristiche simili, ma di lunghezza diversa in A e in C; una serie di cumuli (segmento B), ora in condizione di ammassi irregolari e fatiscenti di pietre, ma in realtà di complessa costruzione». Complessivamente «il manufatto sommerso» è lungo 160 metri e questa lunghezza, così eccessiva rispetto al breve braccio di lago che separa le due sponde, «è dovuta all’orientamento divergente della “costruzione”, disposta di poco ad ovest dello stretto […] e destinata a congiungere, non a caso dunque, gli estremi dei due tracciati stradali secondari che percorrono in senso longitudinale rispettivamente la penisoletta di Isella e lo sperone di Annone».

lago di annone
Il lago di Annone da Civate

Per quanto riguarda i segmenti A e C, si tratta di due argini larghi 5,50 metri nella facciata superiore e 9 alla base e, mentre il tratto A è lungo 25 metri, il C ne misura 80. La costruzione è realizzata prevalentemente in «pietra arenaria […] in blocchi parallelepipedi a facce laterali irregolari ed a basi poligonali irregolari, commessi fra loro di piatto».

Il segmento B, invece, «è il tratto compreso tra le teste degli argini o “moli”, di 55 m di ampiezza, occupato da una serie di cumuli di imprecisa definizione per la degradazione quasi totale del loro profilo originario».

PONTE SOMMERSOOltre a ciò, grazie ad un’indagine subacquea, sono state rinvenute due serie di pali di legno sommerse: «una disposta irregolarmente e fittamente a sudovest della punta di Isella ed ora praticamente racchiusa tra il “ponte” ed il canneto della riva; una seconda più regolare di pali a sezione circolare di 10-25 cm circa di diametro, confitti nel fondo lungo il tratto meridionale del manufatto». L’ipotesi di Sartori è che queste strutture lignee avessero la funzione di sostegno della cassonatura per le gettate di base del ponte. Su questi reperti è stata eseguita un’indagine al Carbonio14 che ha stimato un’età di 2000 anni – con un margine di errore di 200 – delle strutture lignee. Inoltre questo “manufatto” presenta molte analogie con resti rinvenuti in altre località, databili con certezza all’epoca romana.

Il vero problema però è uno: quale sarebbe potuto essere lo scopo di un ponte fra Isella ed Annone? Un ponte siffatto è sicuramente stato oneroso da costruire, quindi un tale sforzo sarebbe stato necessario solo in presenza di una strada importante.

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La “casa sul lago” di Isella in primo piano e l’abitato di Annone sullo sfondo

In epoca romana tuttavia da Milano si risaliva a Lecco seguendo il corso dell’Adda e non, come ora, tagliando la Brianza. L’ipotesi più probabile è dunque che il ponte si trovasse lungo la strada che, transitando dalla sella di Galbiate, collegava l’Adda a Como. All’epoca il Cornizzolo arrivava a strapiombo nel lago (come del resto fino a non molti decenni fa) e d’altro canto scendere da Sala al Barro ad Oggiono per poi risalire verso Nord avrebbe inutilmente allungato il tragitto. Così la soluzione più semplice era una sola: costruire un ponte in grado di unire lo stretto.

In anni più recenti, nel 2003, un appassionato di immersioni si è tuffato nello stretto ed ha scattato numerose fotografie subacquee, poi pubblicate sul suo blog.

Quella del “ponte sullo stretto” è una vicenda suggestiva ed affascinante, anche se tuttora non si sa quanto ci sia di vero e quanto di ricostruzione nella sua storia. Certamente, però, degli studi andrebbero incoraggiati sull’argomento, al fine di far luce sulla vera natura di quelle pietre e di quelle strutture lignee che, placide, riposano sul fondo del lago da anni, forse secoli o addirittura millenni.

Michele Castelnovo

 

 

Foto subacquea tratta dal blog di Matteo Lerario