COCAINA SULLA RIVA DELL’ADDA:
IN MANETTE QUATTRO GRUPPI
DI SPACCIATORI MAROCCHINI

LECCO – Gli spacciatori marocchini eranooperazione airone soliti nascondersi sino a tarda notte all’interno di zone boschive e paludose lungo l’Adda, e lì li raggiungevano i clienti, maggiorenni italiani appartenenti alle più eterogenee categorie sociali (operai, disoccupati, impiegati e liberi professionisti).

L’operazione “Airone” coordinata dal PM Paolo Del Grosso è stata avviata nel maggio dello scorso anno e ha portato a dodici misure cautelari per spaccio di cocaina – di cui otto in carcere e quattro con obbligo di dimora. Inoltre tre individui sono stati arrestati nell’atto dello spaccio mentre dieci clienti sono stati segnalati alle autorità.

Le indagini della Sezione Antidroga della Squadra Mobile di Lecco hanno permesso di identificare centinaia di clienti, tramite i quali si sono poi ricostruite le metodologie di spaccio. I responsabili – tutti di nazionalità marocchina salvo un italo-sudanese – gestivano la piazza suddivisi in quattro gruppi che, operando con le stesse modalità, si dividevano il territorio dei comuni di Lecco, Malgrate, Valmadrera, Civate, Airuno, Olgiate Molgora, Calolziocorte e alcuni paesi della bergamasca tra cui Villa d’Adda, Carvico, Cisano Bergamasco e Calusco.

diretta airone

Il controllo della zona di Airuno, con i relativi clienti, era conteso tra gruppi criminali e lo scontro è sfociato talora in violente liti, alimentate dall’attività di espansione della banda, che partita dalla zona dell’alto-meratese si è poi impadronita di un mercato che si conferma florido. La pericolosità di queste persone si evince anche dal fatto che un pusher per essersi rifiutato di continuare a spacciare era stato brutalmente malmenato, inoltre uno tra gli arrestati, M.M., era già stato condannato per omicidio in Marocco.

I gruppi erano ben organizzati e per evitare di essere rintracciati usavano il metodo detto “call center”, ovvero telefonicamente indicavano ai clienti il luogo dell’appuntamento dove poi i pusher li avrebbero raggiunti. Particolare intraprendenza quella di uno spacciatore del capoluogo, che proponeva la “merce” tramite i social network ed effettuava vere e proprie consegne a domicilio. Gli appostamenti necessari per smascherare il traffico sono stati eseguiti da poliziotti in tenuta da jogging, infatti il primo intervento che ha portato all’arresto di B.K. e M.M. si è ottenuto dopo un rocambolesco inseguimento a piedi terminato tra i rovi.

L’operazione “Airone”  ha portato al sequestro operazione airone2di ridotte quantità di cocaina – circa 200 grammi – per il modus operandi di questo gruppo, che non aveva l’abitudine ti tenere con sé molta droga ma si approvvigionava quasi quotidianamente nella bergamasca. Per questo il lavoro investigativo si è concentrato maggiormente sui clienti per poi stringere la rete attorno agli spacciatori. Clienti che nascondo storie tristi di degrado e sofferenza: storie di ragazze che “ospitavano”, cioè fornivano alloggio e prestazioni sessuali ai loro pusher; di ragazzi che rubavano ai loro genitori per avere i soldi per acquistare la droga; di persone normali, che perdevano gli amici, gli affetti, la casa, per mantenere un vizio da 40/50 euro al giorno.

Questo giro da diversi migliaia di euro al giorno è stato ora fermato e grazie al buon bagaglio probatorio c’è da pensare che andranno a processo e sconteranno la loro pena, che potrebbe aggirarsi attorno ai 6/7 anni di reclusione, nel caso dei due recidivi anche di più. La polizia sottolinea come però purtroppo questo sia un “rischio calcolato” da parte di questi criminali, abituati a vivere con pochissimo nel loro paese di origine. I soldi fruttati da quarto traffico venivano infatti in parte reinvestiti per l’acquisto di cocaina e per il resto inviati in Marocco con la speranza di sistemare così le famiglia, rischiando appunto al massimo qualche anno di prigione.

Manuela Valsecchi