CRONACHE DAI GHIACCI:
CON CHIARA MONTANARI
SI VOLA IN ANTARTIDE

chiara-montanari-immagimondo-2-1024x576LECCO – Immagimondo ha fatto tappa in Antartide, con la testimonianza di Chiara Montanari, ingegnere ma soprattutto viaggiatrice, che ha raccontato la sua esperienza nel cuore del Polo Sud, nella sala conferenze di Palazzo delle Paure. Foto suggestive e filmati per raccontare un’esperienza di vita decisamente fuori dal comune, che la Montanari ha voluto condividere con l’uditorio di Palazzo delle Paure, forse anche per smorzare quel “mal d’Antartide” che l’ha catturata in quell’angolo remoto di mondo, così terribile ma allo stesso tempo affascinante e meraviglioso.

“La mia ultima esperienza si è svolta presso la base Concordia, nel cuore dell’Antartide, dove le temperature in inverno arrivano a toccare i -80º e l’altitudine percepita supera i 4.000 metri”, ha esordito la Montanari. “La stazione, inaugurata nel 2005 dopo dieci anni di lavori, ospita in estate circa 70 persone, di contro alle 15 presenti in inverno, dedite più che altro a lavori di manutenzione della struttura: è un ambiente molto variegato, dove si trovano sia tecnici che ricercatori costretti a convivere in due palazzine cilindriche contenenti tutto il necessario, ospedale, ristorante e molti altri servizi, il tutto in uno spazio estremamente ristretto… Sicuramente in Antartide non si soffre di solitudine!“, ha ironizzato la relatrice. Montanari ha poi continuato spiegando che la base viene rifornita portando i materiali dalla costa all’interno attraverso un percorso molto difficoltoso, viste le rigide condizioni climatiche: “non solo il trasporto, ma anche la lavorazione dei materiali, non pensati per temperature così basse, è complessa e richiede competenze tecniche molto elevate”, ha affermato l’ospite dell’incontro.

chiara montanari immagimondo 1Durante la chiacchierata è emerso come Concordia sia un “piccolo mondo” a sé, dotato di generatori elettrici, che sia producono energia sia recuperano il calore dei motori che fanno funzionare la struttura per scaldare la base, e di un impianto sia di produzione che di purificazione dell’acqua.

“Nonostante siamo molto attenti all’impatto ambientale, per ora usiamo risorse non rinnovabili perché la base è aperta tutto l’anno e sperimentare nuove soluzioni non è facile quando ci sono in attività molte persone: anche un piccolo errore potrebbe avere conseguenze di notevole portata”, ha continuato Montanari, che pure ha ribadito l’importanza dell’utilizzo di fonti di energia pulita.

“Concordia è un laboratorio a cielo aperto, la cui area circostante ha un raggio di 2 kilometri: le attività che svolgiamo hanno a che fare con la ricerca sui cambiamenti climatici, sul geomagnetismo e sulla geomorfologia, non sulla zoologia perché in Antartide non ci sono forme di vita. Altro campo importantissimo è la glaciologia, dal momento che coi recenti carotaggi siamo stati in grado di risalire ad informazioni sulla composizione dell’atmosfera di circa 800 mila anni fa“, ha poi affermato con orgoglio la relatrice. La base costituisce inoltre un terreno privilegiato per la preparazione degli astronauti: Concordia, a livello di condizioni climatiche e atmosferiche, presenta molte affinità con Marte, e ciò permette di effettuare esperimenti in preparazione ad una eventuale spedizione.

chiara montanari immagimondo 4Chiara Montanari è inoltre stata la prima italiana a capo delle spedizioni italo-francesi in Antartide: in quanto capo, ha raccontato di essersi trovata ad affrontare tantissime sfide, a pensare ad approvvigionamenti, emergenze, a coordinare attività scientifiche, ma soprattutto a preoccuparsi della sicurezza del team della base. “Uno dei rischi maggiori nella base è l’incendio: nel caso, bisogna evacuare in fretta la struttura, ma bisogna preventivamente stare più che mai attenti perché l’ospedale più vicino è in Nuova Zelanda“, ha raccontato Montanari, tra lo stupore dei presenti.

Non sono mancati poi gli aneddoti riguardo la vita all’interno della base, dove il team svolge anche attività ricreative, pur con tutte le difficoltà derivanti dal vivere in un luogo così difficile: “l’aria all’interno non è in alcun modo umidificata, perché anche la minima presenza di acqua si trasforma in ghiaccio, per cui dobbiamo far fronte a secchezza delle vie aeree, degli occhi, emicranie e nausee”.

Ma, in definitiva, che cosa significa essere un capo spedizione? “Essere un capo spedizione è come come essere il capitano di una nave di pirati: tante personalità differenti, tante competenze diverse e tanti background di provenienza che convivono tutte nello stesso piccolo, ma al contempo grande, luogo”, ha terminato Chiara Montanari, autrice, inoltre, del libro autobiografico “Cronache dai ghiacci: 90 giorni un Antartide”.

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