CULTURA/”CHI È IL TUO NEMICO”
TEATRO, INSTALLAZIONI E RACCONTI
NEL CONTEST PER GLI UNDER30

LECCO – Presentati quest’oggi a Palazzocontest_nemico Bovara i vincitori del contest “Chi è il tuo nemico”, ideato dai volontari del servizio civile con l’obiettivo di avvicinare i ragazzi del territorio alla cultura attraverso il linguaggio artistico. “I partecipanti sono stati ventuno – spiega il responsabile Giovanni Valsecchi – dai 15 ai 30 anni come prevedeva il bando e hanno portato opere molte curate nei dettagli, che ci hanno reso molto difficile scegliere i vincitori”.

La giuria, composta dai volontari del servizio civile, ha adottato diversi criteri di valutazione: “Dei criteri oggettivi – continua Valsecchi – come l’età, la residenza, il rispetto delle scadenze, ma soprattutto la partecipazione a tre incontri organizzati per fornire spunti di riflessione: la visita della mostra ‘Materiali per la memora – La prima guerra mondiale nelle collezioni dei Musei lecchesi’, un incontro-dibattito presso il ‘Laboratorio Aperto’ e una serata di letture in biblioteca a Lecco – incontri partecipati anche al di là del contest che hanno raggiunto 150 persone. Nel giudizio sono poi entrati dei criteri soggettivi: l’accuratezza e la qualità delle proposte presentate”.

 Ad aggiudicarsi il concorso è stato il gruppo “Il filo 2.0” composto da Chiara Abbà, Francesca Campilongo, Margherita Giabelli, Dalila Màniaci e Rosaria Campilongo, proprio quest’ultima spiega il significato della loro opera teatrale dal titolo ‘I luoghi del nemico’: “Abbiamo voluto rappresentare i nemici visti dal punto di vista personale, mettendo lo spettatore al centro per farlo riflettere. Abbiamo disposto otto stanze attorno allo spettatore, in ognuna delle quali incontra un nemico diverso, per interrogarsi se il nemico è necessario alla costruzione della propria identità”.

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Al secondo posto nella sezione ‘installazione’ si sono classificati Davide Bolis e Giulia Sorrentino: “Abbiamo predisposto due pannelli fotografici uno di fronte all’altro con 18 foto ciascuno, per simboleggiare lo scontro frontale, come fosse una guerra. Da un lato ci sono delle fototessere su uno sfondo bianco, come se fosse un passaporto, per toccare un tema di attualità come quello della carta di identità, della richiesta di documenti, della necessità di un riconoscimento di questo tipo. Sull’altro pannello quelle stesse persone sono fotografate mentre urlano, un urlo liberatorio. Da un lato abbiamo voluto rappresentare la società che vuole solo catalogare, soprattutto se si tratta di una persona che ha commesso un crimine, si vuole solo vederne un’anonima fototessera, forse perché si ha paura che scavando, si scoprirebbe una personalità non dissimile dalla nostra. Sul pannello opposto invece abbiamo voluto rappresentare il soggetto, così come viene dipinto dai media quando subisce l’azione negativa: lo si indaga e lo si scandaglia in maniera compulsiva”.

La terza classificata è Maria Sangalli con il suo scritto ‘Libellule’: “Le libellule sono forze positive nella cultura giapponese – spiega – ho voluto identificare un nemico collettivo, l’indifferenza, mostrandolo nelle sue diverse forme, con la convinzione che sia un punto di partenza per superarlo”.

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Molta soddisfazione da parte dell’amministrazione comunale, rappresentata qui dall’assessore Simona Piazza: “In occasione del centenario dell’entrata in guerra dell’Italia nella prima guerra mondiale sono state promosse due mostre, non in simbolo celebrativo per riflettere sulla drammaticità della guerra e sul tema delle stereotipo del nemico, cos’è e come si forma. Con questo contest abbiamo voluto dare ai giovani la possibilità di rielaborare questo tema, perché siamo convinti che la cultura e l’arte possa aiutare a capire che il ‘diverso da me’ non è necessariamente un nemico”.

Le opere vincitrice verranno esposte al Palazzo delle Paure con una mostra dedicata che verrà inaugurata sabato 16 gennaio, ma anche tutte le altre opere in concorso verranno rese fruibili al pubblico al ‘Laboratorio aperto’ dell’Informagiovani presso il centro sociale di Germanedo e presso la Biblioteca Civica fino al 31 gennaio.

 

Manuela Valsecchi