DOPO GRILLO/DALL’EX PDL DADATI UN “ENDORSEMENT”
A FAVORE DI AMBROSOLI

LECCO – Riceviamo e pubblichiamo una riflessione successiva al blitz lecchese di Beppe Grillo da parte dell’ex assessore provinciale Pdl Fabio Dadati, tra gli animatori del Progetto di Rinascimento Italiano.

Il successo diGRILLO GENTE Beppe Grillo e il confronto tra populismo e riformismo
Ieri sera a Lecco Beppe Grillo ha portato in piazza oltre cinquemila persone.
Vogliamo fare una sintetica riflessione partendo da questo evento eccezionale?

Non avevo mai visto così tanta gente in piazza per un  comizio politico. La volta che negli ultimi quindici anni c’è stata più gente è stata con Renzi alcuni mesi fa, ma erano un terzo di quelli visti ieri sera.
Il PD nell’incontro in Brianza con Bersani ha riunito 600 persone, un successo hanno detto, erano un decimo di Grillo.
Gli incontri organizzati dai candidati del PDL e della Lega al massimo arrivano a cento. sessanta volte meno di Grillo.
Sono numeri che fanno un certo effetto.
Alcuni mesi fa affermai più e più volte che Grillo avrebbe raggiungo un risultato tra il 20 ed il 30%, più 30 che 20, ma i sondaggisti mi smentirono quotidianamente, con una continuità sospetta, affermando che Grillo al massimo valeva tra il 12/14%. Solo negli ultimi giorni hanno iniziato a parlare del 18%.
E’ evidente, per me lo è da un pezzo, che siamo alla fine, all’agonia della seconda repubblica (minuscola visto i risultati ottenuti). 
Un supplemento di agonia, la cui colpa va a chi aveva avuto dal popolo la responsabilità di farci entrare nella terza repubblica, il PD.
Sì, il Partito Democratico, perché è l’unico che ha un leader giovane e apprezzato dagli italiani che avrebbe potuto chiudere con il passato e portarci nella Terza Repubblica con un po di speranza: Matteo Renzi.
In politica non ci sono solo diritti, ci sono soprattutto doveri, vale per i singoli, vale anche per i partiti.
Il PD aveva il dovere di fare delle primarie aperte a tutti senza alcun vincolo lasciando che il voto popolare desse la vittoria a Matteo Renzi, che oggi starebbe veleggiando verso il 40% dei voti. Il che avrebbe significato un risultato elettorale chiaro e un Governo stabile con cui risalire la china.
Invece no, eh no, hanno detto i dinosauri (vecchi e giovani) della nomenclatura post comunista del PD, non sia mai detto che un giovane cattolico ex popolare vinca contro il nostro segretarione. E così, vai con lacci e lacciuoli, degni della migliore tradizione massimalista.
Bersani vincitore e candidato del centro sinistra alla guida dell’Italia ci ha “regalato”, inevitabilmente, il ritorno di Berlusconi e una campagna elettorale vomitevole, un futuro di ingovernabilità, ha fatto sì che parte dei milioni di persone che avrebbero votato Renzi volgessero lo sguardo a Grillo, ed in misura molto minore ad Oscar Giannino.
Dobbiamo, così, soffrire ancora, ci aspettano uno o due anni durissimi, di lacrime e sangue, di fatiche e drammi. Ha grandi colpe la classe dirigente del Paese, tutta, dalla politica alla cultura all’economia, che non capisce e non conosce i problemi della gente, dei lavoratori, di commercianti e artigiani, dei piccoli imprenditori, e se li capisce e li conosce, se ne fotte pensando solo al proprio particolare interesse.
Quando abbandonai il partito (AN/PDL) in cui avevo militato dal 1998 e mi dimisi dalla Provincia di Lecco, fu per me un grande sacrificio, lo feci per dare un contributo al cambiamento, ligio al principio che la politica è fatta principalmente di doveri.
Quello che dissi allora, oggi si ripropone con una forza devastante, rappresenta il futuro che spero ci aspetti dopo il supplemento di agonia della seconda repubblica che queste elezioni ci stanno imponendo: destra, sinistra e centro non esistono più nella realtà del mondo che viviamo perché non hanno più senso. 
E’ già così oggi, ma lo sarà soprattutto domani: il confronto tra due categorie, il populismo estremista e il riformismo moderato.
Il primo ha come leader Beppe Grillo, il secondo Matteo Renzi.
Grillo riprende, aggiornandoli, gli stessi temi che la Lega di di Bossi e Maroni utilizzò a fine anni ’80 e inizio anni ’90, è amico di Igroia e Di Pietro, i magistrati/politici massimalisti e giustizialisti.
Dall’altra parte Renzi che unisce chi si è riconosciuto ed ha votato la sinistra riformista, il centro cattolico e sociale, quello laico e liberale, la destra riformista ed europeista. 
DADATIIn Lombardia questa strada verso il futuro sembra essere rappresentata dal candidato Umberto Ambrosoli che, pur stretto dalle maglie della corazzata del PD, tenta di costruire un’area civica che se non sarà fagocitata da un parte, se riuscirà a rimanere libera, se si integrerà con i movimenti civici composti da persone che si sono riconosciute nel centro destra, più di di tutte sarà il futuro del nuovo riformismo liberal socialista che guarda all’Europa e lavora per il cambiamento.
Quando ho lasciato il PDL ed ho fondato Rinascimento Italiano guardavo a pensavo a questo futuro, continuo a farlo e vi invito a una riflessione seria sulle considerazioni che vi ho proposto, perché abbiamo il dovere di ripartire, di ridare un futuro alle nostre famiglie, alla nostra comunità, al nostro Paese.
Fabio Dadati