FALLIMENTO “STILE LIBERO SRL”,
I TESTIMONI DELL’ACCUSA
NEL PROCESSO A FELICE TAVOLA

tavola-felice-commercialistaLECCO – Sentiti questa mattina al Tribunale di Lecco i testi dell’accusa, rappresentata da Nicola Preteroti, Pm nel procedimento a carico di Felice Tavola, commercialista e già assessore al Bilancio del Comune di Lecco negli anni ’90 con l’amminsitrazione della Lega, accusato di bancarotta fraudolenta documentale e di bancarotta impropria, in relazione al fallimento della Stile libero Srl.

L’azienda, con sede operativa a Missaglia e specializzata nella vendita e nella manutenzione di biciclette, è stata oggetto di verifiche fiscali nel luglio del 2009, “nell’ambito delle quali – spiega il maresciallo Quadri della Guardia di Finanza – sono emerse grosse lacune nella documentazione fiscale degli anni 2004-2006. Nel 2007 la società non aveva neanche presentato la dichiarazione dei redditi e relativamente a quell’anno mancavano diverse fatture”.

Parte della documentazione è stata recuperata da Maria Grazia De Zorzi, la curatrice fallimentare nominata dal Tribunale fallimentare di Lecco nel 2009, contestualmente alla dichiarazione di fallimento in proprio presentata dall’azienda. “Quando sono stata incaricata – spiega De Zorzi – mancavano molti dei documenti importanti e non sono riuscita a ricostruire con precisione il quadro finanziario dell’azienda dal 2003 al 2007. In questo periodo era Tavola ad assistere i titolari dell’attività, si occupava di preparare il bilancio e di presentare la dichiarazione dei redditi, a supporto di questa tesi ho rintracciato un pagamento al professionista e la relativa fattura per i servizi prestati”.

Nell’ambito dei suoi accertamenti la curatrice fallimentare avrebbe riscontrato anche un forte disallineamento tra la dichiarazione Iva e la dichiarazione dei redditi: “Nella dichiarazione Iva presentata da Tavola vengono denunciati degli acquisti di beni strumentali, beni che non sono stati rinvenuti e di cui non c’è riscontro documentale, per un valore di oltre due milioni e 460mila euro. Questo ha generato dei crediti d’Iva fittizi, usati per pagare i contributi degli anni 2004-2008. Al momento del fallimento l’azienda si è così trovata con un passivo di sei milioni di euro con Equitalia, dalla vendita dei cespiti e da altre operazioni ne abbiamo recuperati appena 120mila”.

A maggio prosegue il processo con l’esame dei testi della difesa, rappresentata dagli avvocati Stefano Pelizzari e Marco Franzini.

M. V.