LECCO – Invischiato, secondo l’accusa della Procura della Repubblica di Venezia, nel giro di fatture false per 10 milioni di euro, William Alfonso Colombelli, dopo aver tenuto un atteggiamento collaborativo con gli inquirenti, è tornato nella villa di Pescate agli arresti domiciliari.
La vicenda è collegata alle grandi opere pubbliche nel Veneto e ha preso due anni di lavoro d’indagine della Guardia di Finanza di Venezia e Padova. Tra le numerose società coinvolte spicca l’impresa di costruzioni Mantovani, che è stata impegnata nella costruzione della bretella autostradale di Mestre, le paratie a salvaguardia di Venezia Mose e altri rilevanti lavori.
Colombelli è presidente della BMC Broker società di San Marino, Repubblica considerata paradiso fiscale fino a pochi anni fa grazie alla riservatezza intorno alle sue società, ma che la rogatoria internazionale del procuratore Ancilotto è riuscita a perforare trovando riscontri all’accusa di fatturazioni false ai danni dello Stato.
Il meccanismo contestato sarebbe stato quello classico: la Mantovani e altre società negli anni avrebbero fatturato alla BMC Broker milioni di euro per progetti e studi mai realizzati. La società di Colombelli si sarebbe fatta pagare, ma poi avrebbe restituito i soldi depurati di una ‘commissione’ pari al 15- 20%. Sarebbero stati così creati dei fondi neri sul cui utilizzo stanno ancora lavorando le Fiamme gialle, per capire la destinazione della liquidità.
Una vicenda complessa, con anche possibili risvolti a luci rosse, secondo quanto riportato da un quotidiano veneto. Tra i beni sequestrati a Colombelli, infatti, ci sono registrazioni private hard, acquisite dagli inquirenti per valutare se entrano nei meccanismi economici sotto indagine o si tratti di materiale personale.
Bergamasco d’origine, strettamente imparentato con una nota famiglia di industriali lecchesi, Colombelli aveva affari in Veneto e non qui da noi.
Vedi articoli correlati