IL FASCINO DELL’ARTE STRAPPATA
ALLA FURIA DELLA GUERRA.
LAURA CURINO A TEATRO INVITO

LECCO – “Il teatro a Lecco ha un nuovo centro!” è lo slogan di Spazio Teatro Invito, una vivacissima realtà che da due anni opera nella nostra città in via Foscolo 42, con una ricca programmazione: musica, teatro, cineforum, progetti per il territorio e di educazione culturale a largo raggio. E, a giudicare dalla sala affollata per il primo spettacolo nonostante la pioggia battente fuori, i lecchesi hanno risposto con entusiasmo. Madrina di eccezione per inaugurare la stagione 2018-2019 è Laura Curino, una delle voci più importanti del teatro civile e di narrazione, che ha spesso portato a Lecco i suoi lavori.

La sua recente fatica, presentata in anteprima alla festa di Rai Radio 3 di Cesena “Tirannia e Libertà” (maggio 2017) è La lista, la storia di Pasquale Rotondi, uno Schindler italiano dell’arte, che ha salvato migliaia di opere inestimabili dalla furia della guerra. Tra gli eroi che hanno punteggiato la storia di Resistenza del nostro Paese, spesso restando nell’ombra, anch’egli è un “costruttore di libertà”, guidato da un senso profondo di responsabilità e devozione verso l’idea del bene comune, perché quei capolavori rappresentano l’anima della nazione, le radici della nostra identità. Una convinzione incrollabile, che si manifesta anche vent’anni dopo la guerra, durante l’alluvione di Firenze nel 1966: Rotondi sarà anche lì, a coordinare le operazioni di salvataggio del patrimonio artistico.

La Curino ci legge una storia ricchissima di dettagli, luoghi, quadri, nomi di funzionari e semplici cittadini. Una “lista”, e uno sforzo necessario chiesto al pubblico che deve farsi “comunità della memoria”. Per ricreare il clima dell’epoca, audio originali (canzoni, messaggi di Radio Londra, il comunicato dell’8 settembre, la voce del giovane Corrado, futuro conduttore della Corrida, che annuncia la fine della guerra).

La ricostruzione è precisa: insieme a Beatrice Marzorati, la Curino ha esplorato i diari di Rotondi, le testimonianze, i libri L’arca dell’arte, 1999 e Operazione salvataggio, 2014 del giornalista Salvatore Giannella (sceneggiatore del film-doc La lista di Pasquale Rotondi, 2005). Non una cronaca, ma una storia: maestra nell’arte del narrare fatti ed emozioni, la Curino, con la sua voce è capace di trasformarsi in personaggi dai diversi accenti regionali, in un ritmo incalzante.

Nel giugno 1940 Rotondi ha trent’anni, è sovrintendente alle Belle Arti di Pesaro e Urbino e il ministro Bottai lo incarica di trovare un rifugio sicuro per le principali opere d’arte italiane. E Rotondi si dedica anima e corpo a un’impresa che durerà cinque anni, tre mesi, otto giorni. Seguiamo così la lotta contro il tempo, prima alla ricerca estenuante di luoghi sicuri (i “Ricoveri” della rocca di Sasso Corvaro di Montefeltro e il castello del principe di Carpegna), poi contro l’assurda burocrazia di guerra, senza mezzi o finanziamenti (al governo ci sono altre priorità), grazie all’aiuto di tanti cittadini dal cuore grande, rimasti anonimi. Come trovare gli autocarri per il trasporto? E gli operai per murare il nascondiglio? Chi starà a guardia dei luoghi? E i permessi per attraversare i posti di blocco? Fughe, menzogne per eludere i controlli, il respiro della guerra che avanza e obbliga a traslochi verso mete più sicure (il Vaticano), l’ansia nell’attesa di notizie, la disobbedienza alle autorità di Salò. Impariamo a conoscere anche alcune opere dell’Operazione Salvataggio, a cui sono legati dettagli particolari: la Pala di Santa Lucia del Lotto, troppo grande; i manoscritti di Rossini; gli ori di Venezia; la Tempesta di Giorgione, che finirà addirittura sotto il letto di Rotondi durante una fuga rocambolesca.

Questa simbiosi con i capolavori fa sì che la vita stessa arriva a somigliare all’arte. Ad esempio torna spesso nel racconto l’immagine di un uovo, come quello sospeso sopra la Madonna nella Pala di Brera di Piero della Francesca, misterioso simbolo di purezza o di resurrezione: nella storia di Rotondi l’uovo sospeso sopra la testa è la spada di Damocle della necessità di prendere decisioni rapide ed essere all’altezza del proprio compito. La voce della Curino, su un tappeto sonoro di trombe trionfali, si fa stentorea nella denuncia: mentre “l’eroica classe dirigente del Paese” fuggiva nel settembre 1943 “lasciando il Paese in mutande”, funzionari piccoli e ignoti restano al loro posto e si adoperano per salvare l’identità dell’Italia. Rotondi è uno di questi eroi.

I capolavori salvati sono muti testimoni di coloro che, nell’orrore della guerra, hanno lottato senza ambizioni di protagonismo per salvare la bellezza. Contro i facili discorsi populisti che si appellano al primato del “made in Italy” nel mondo, Laura Curino ci invita a una riflessione più profonda sui temi di libertà e responsabilità, per riscoprire con gratitudine la storia dei nostri schivi “Monuments Men”.

Gilda Tentorio