IL GOSPEL DEI “SOL QUAIR”
IN CONCERTO PER L’AFRICA

sol quair beneficoLECCO – Serata di beneficenza oggi al “circolo lofficina” col coro gospel Sol Quair. Entrata a offerta libera a sostegno di quattro giovani in partenza per il Mozambico dove Africa Oggi costruirà un parco giochi per l’orfanotrofio di Giuùa.

Africa Oggi è un’associazione di ispirazione cristiana che ogni estate organizza campi di lavoro della durata di un mese in Africa e in America latina offrendo un differente modo di vivere le proprie ferie, non da semplici turisti ma coinvolti nella vita della missione e della popolazione.

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A zeta. Così si firma Adriano Zanini. Il nome sembrerebbe quello di un agente segreto e invece si tratta di un simpatico e tranquillo signore, approdato alla pensione dopo aver lavorato come geometra nei cantieri idrotermoelettrici dell’Enel.

Zanini è il fondatore dell’associazione Africa Oggi. E’ nato nel 1925 ma conserva, intatti, tutta la passione e l’entusiasmo giovanili.

Quando Adriano racconta del suo passato, non si può che restarne affascinati: “Non trovavo mai nessuno disposto a seguirmi, ma mi piaceva viaggiare da solo… In sella a un ciclomotore DEM 48 a tre marce, trascorrevo le mie ferie sulle Dolomiti e, zaino in spalla, le percorrevo in lungo e in largo seguendo un minuzioso percorso a tappe”.

africaoggi logo

Facendo a gara con le poche auto che attraversavano i passi dolomitici e sostando di tanto in tanto per raffreddare il lentissimo motorino (“il mio pernacchietto”), Adriano percorreva circa 2500 km ad ogni impresa.

Per molte estati Adriano scorrazzò per l’intera penisola, dalla Sicilia alle Dolomiti, chiedendo ospitalità alle foresterie dei conventi o agli ostelli della gioventù. Nel frattempo iniziò a lavorare come geometra nei cantieri idrotermoelettrici dell’Enel.

Col gruppo ricreativo della ditta visitò numerosi paesi europei e, dopo un lungo viaggio su una nave salpata da Genova, un giorno giunse in Africa, nel Senegal, ospite di un missionario Passionista.
 
Dopo il periodo delle “mattacchionate”, come ama dire Adriano, arrivò l’era dell’impegno politico-sociale. Siamo intorno agli anni ’60. Per sei anni Adriano fu segretario della D.C. della zona Giambellino, fondò il gruppo di Impegno Giovanile della zona, organizzò mostre fotografiche, di libri e periodici, organizzò conferenze con lo scopo di coinvolgere i giovani e smuovere il mondo cattolico che giudicava un po’ troppo assopito e arroccato su se stesso.

Nel ’64 compì un’esperienza ecumenica in Francia, presso la comunità di Taizè. Il campo di lavoro e studio a cui partecipò pose le fondamenta della futura casa di accoglienza. Lo spirito ecumenico della comunità lo arricchì profondamente. “Ma la passione per i viaggi non veniva mai meno”. 
 
“Un collega di lavoro mi parlò dell’ esperienza fatta con le associazioni di volontariato presso i campi di lavoro in Africa. Avevo più di 40 anni, ma accettai la sfida. Nell’estate del 1971, andai in Burundi con l’organizzazione Africa 70, un gruppo di giovani che costruivano scuole ed acquedotti per i missionari”.

L’esperienza entusiasmò Adriano che, già avvezzo alla precarietà degli ostelli di mezza Europa, non faticò ad adattarsi al difficile ambiente e sfoderò la sua esperienza di geometra adattandola ai ritmi e ai mezzi africani.

“L’impatto con l’Africa è stato entusiasmante e ho pensato che molti giovani, mettendosi a servizio delle missioni e degli africani, avrebbero trovato un ideale e fatto un’esperienza forte che sarà utile per tutta la vita”.
 
 I progetti ideati e realizzati da Adriano furono tantissimi: scuole, acquedotti, piccoli ponti su fiumi, centri per disabili, case per missionari ecc… Progetti disegnati e concepiti su misura, adatti alla semplicità e all’essenzialità delle tecnologie e dei materiali locali.

L’esperienza raggiunta da Zanini fu tale che il governo della Guinea Bissau, tramite Africa 70, gli commissionò la progettazione di una falegnameria. E così, con valigetta e lasciapassare diplomatico, varcò le frontiere doganali del paese africano.
 
Le influenze del Sessantotto
 I viaggi in Africa si susseguirono, un’estate dopo l’altra, e nel frattempo sugli organismi di volontariato giunse il vento del Sessantotto.

Nel 1974 fu indetta l’assemblea di Africa 70; si respirava l’aria della contestazione, una minoranza mise in discussione i contatti con i missionari e spinse per allacciare rapporti più stretti con gli organismi di massa, i sindacati, i governi preferibilmente socialisti etc…

Anche i campi di lavoro sembravano esperienze da archiviare.

All’Assemblea, la minoranza sfoderò una grande capacità dialettica e, anche a causa della mancanza di molti soci, venne votata la nuova linea. L’ultimo campo di lavoro fu effettuato nel 1974, in Tanzania, presso la casa dei missionari della Consolata.

Coloro che non condividevano la nuova impostazione si ritrovano soli; alcuni di essi però non vollero rinunciare all’esperienza dei campi, e “così, su invito di un missionario, a tentoni siamo tornati in Tanzania nel 1975 per ultimare l’acquedotto iniziato l’anno prima. Eravamo in tre, e siamo rientrati distrutti per il lavoro massacrante ma soddisfatti per aver portato il rubinetto dell’acqua alle porte del villaggio”.
 
Per altri due anni, nei mesi estivi, Adriano e i suoi amici ritornano in Tanzania nella veste di un semplice gruppo missionario parrocchiale e contribuirono alla costruzione di una cappella nel villaggio di Nduli.

I giovani desiderosi di fare un’esperienza missionaria aumentavano e molti si aggregarono allo sparuto gruppo. Un giorno, Adriano, sempre pronto a stimolare i giovani, decise di ricominciare l’esperienza dei campi di lavoro.

“Abbiamo però capito che la condivisione vale più del lavoro. Quel che conta è educare i giovani all’incontro con gli africani, a sperimentare le loro condizioni di vita, a capire che dobbiamo metterci a servizio del prossimo più povero anche quando torniamo in Italia: semplicemente perché siamo tutti fratelli e loro hanno ricevuto tanto meno di noi”.
 
Con i pochi amici rimasti e un forte senso di autocritica, nel 1978 A zeta fondò un nuovo gruppo e lo battezzò “Africa Oggi”.

Col tempo, il gruppo crebbe anche sul piano formativo e organizzativo; i campi assunsero sempre più le caratteristiche dell’esperienza di condivisione e persero quelle del solo e puro lavoro; gli incontri di formazione aumentarono fino a che, nel 1987, il gruppo, nato e cresciuto spontaneamente, decise di costituirsi come Associazione con relativo statuto e organi sociali.

Da allora, anno dopo anno, le richieste dei missionari e il numero dei campi di lavoro e condivisione che Africa Oggi organizza hanno continuato a crescere. E, insieme al numero dei partecipanti è aumentato anche l’elenco dei paesi in cui l’associazione opera.
 
L’estensione in America Latina e successivi sviluppi
 Dal 1989, su sollecito di alcuni missionari, Africa Oggi interviene anche in America Latina (i primi campi non-africani sono stati fatti in Colombia e in Argentina). Nel futuro, l’associazione potrebbe estendere ulteriormente il suo raggio di intervento.

Molti giovani, sotto la spinta dell’esperienza vissuta nei campi di lavoro di Africa Oggi, hanno scelto di dedicare alcuni anni della propria vita al servizio delle persone e dei paesi in via di sviluppo in svariati settori di intervento.

Altri hanno scelto di dedicare l’intera vita alla vocazione religiosa e al servizio totale di Dio e del prossimo. Per tutti coloro che sono passati attraverso la modesta esperienza di Africa Oggi e che tuttora vi collaborano, sicuramente essa è stata ed è occasione continua di stimolo per una maggior attenzione verso i paesi in via di sviluppo, per una educazione alla mondialità, per una scelta di solidarietà verso il prossimo, per un impegno alla missionarietà e per un cambiamento di mentalità e stile di vita.