ALTO ADIGE – Notissima guida alpina lecchese, Fabio Lenti si trovava oggi a poca distanza da una delle due cordate che hanno trovato la morte in due incidenti diversi con complessive sei vittime sul Gran Zebrù nel gruppo Ortles-Cevedale, in Alto Adige.
Lenti, in zona con un cliente e due familiari, è stato testimone indiretto della tragica caduta costata la vita a Daniele Andorno, 45enne di Novara, Matteo Miari, 22 anni, nato a Feltre ma residente a Parma e Michele Calestani, 43enne di Parma.
La cordata del lecchese e quella dei tre sfortunati alpinisti erano distanti non più di 150 metri. Fabio Lenti li ha visti scendere “faccia a valle”, ovvero in una condizion e poco indicata vista la situazione della neve (“molle”, precisa Lenti).
“Una guida del CAI che stava davanti a loro – racconta Lenti – ha consigliato ai tre di muoversi con la faccia a monte. Non sembravano degli sprovveduti, si vedeva che non avevano paura anzi andavano abbastanza svelti; forse hanno sottovalutato la situazione, poco dopo sono precipitati. Abbiamo trovato in lacrime due altri loro compagni che procedevano vicini. Gli altri tre erano precipitati per trecento metri e come rimbalzati per altri duecento”.
Allo stesso Lenti è toccato il triste compito di informare la fidanzata di una delle tre vittime del dramma appena accaduto.
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“Io penso – ha dichiarato oggi all’ANSA Reinhold Messner – ma non posso dimostrarlo, perché non sono salito, che nella zona dell’incidente sia caduta una valanga di neve bagnata. Con le attuali temperature la neve non riesce a solidificarsi creando così una situazione di forte pericolo. La neve bagnata tende a scivolare”.