LECCO – Non un ruolo di primo piano, per Lecco, nell’operazione della Dda che ha portato martedì al fermo di 40 persone ritenute appartenenti alla ‘Ndrangheta. “Il tentativo da parte delle organizzazioni criminali d’infiltrarsi nel tessuto economico è costante soprattutto qui in Lombardia e Lecco non n’è esente” afferma il questore di Lecco Alberto Francini (in foto a destra), tranquilizzando comunque sul fatto che il capoluogo e in generale il territorio riescano a mantenersi estranei all’inquinamento. “Qui rispetto altrove c’è anche il favore di una conformazione geografica particolare, propizia all’azione di controllo” – conclude il questore – “Certamente è sempre necessario tenere la guardia alta”. Insomma il binomio ricchezza e crisi rappresenta una formula pericolosa: da un lato c’è l’attrattiva e dall’altro il ventre molle attraverso il quale passa la contaminazione, per questo Lecco non può ritenersi immune.
In ogni caso oggi sono state due le perquisizioni nella nostra provincia, una a Casatenovo in una azienda indebitata e quindi finita nell’orbita dell’organizzazione, l’altra a Pasturo in Valsassina sulle tracce di un impiegato pubblico trasferitosi da un paio di anni in centro Italia.
Quest’ultimo lungi dall’essere un affiliato apparterrebbe invece a quel sottobosco che agevola l’azione d’infiltrazione attraverso favoritismi o passaggio d’informazioni specifiche. In pratica, un fiancheggiatore, da tempo non più in zona.
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