LA FOTOCAMERA COME ARMA
PER RACCONTARE LA PALESTINA.
IN COMUNE GLI SCATTI DI REYAD

immagimondo palestina 7LECCO – Immagimondo sta volgendo al termine ma ancora non sono finite le sorprese che riserva: quest’oggi a Palazzo Bovara a mezzogiorno è stata infatti inaugurata una mostra fotografica dal titolo “Scorci di Palestina”. A presentarla l’autore, il fotografo Mohammed Reyad, un ragazzo di soli 23 anni nato e cresciuto nel campo profughi di al-Am’ari alle porte di Ramallah, creato nel 1949 nel contesto della guerra arabo-israeliana. All’iniziativa è intervenuta anche la 3°C della scuola media Ticozzi, che aveva già affrontato a lezione alcune delle tematiche di Immagimondo e che oggi ha potuto confrontarsi con una realtà molto lontana dalla propria.

Come spiega Giorgio Redaelli, presidente di Les Cultures, “viaggiare è per noi un modo per conoscere situazioni e cose molto lontane dal nostro modo di vivere. Della Palestina sentiamo parlare per gli scontri e gli attentati, ma per certi la Palestina è un paese come un altro dove a prescindere da tutto la vita va avanti e i ragazzi pensano al proprio futuro”.

immagimondo palestina 4

E la storia di Reyad è proprio quella di un ragazzi che ha pensato al proprio futuro e ai propri sogni e li sta realizzando: “nonostante la mia situazione particolare di rifugiato – rifugiato solo per essere nato in un campo profughi, non per essere scappato da un paese-, la mia vita è trascorsa in maniera normale fino al 2000 quando è scoppiata la seconda Intifada. A quel punto la vita nel campo è diventata davvero difficile, anche andare a scuola era pericoloso: il nostro istituto si trovava di fronte ad un’area militare israeliana e i soldati quasi quotidianamente lanciavano nel cortile dei gas lacrimogeni solo per ostacolare noi bambini, e se qualcuno provava a reagire veniva arrestato e detenuto anche per mesi interi senza spiegazioni”. Proprio questa difficile situazione ha spinto Mohammed a voler raccontare al mondo quello che succedeva all’interno del campo in Palestina, ha cominciato a studiare per diventare giornalista e ha cominciato a coltivare la passione per la fotografia: uno strumento comunicativo che con uno scatto riesce a spiegare più di mille parole.

immagimondo palestina 2Un altro grande momento di difficoltà per la vita del giovane artista risale all’anno scorso quando sono stati uccisi durante un’incursione dell’esercito israeliano prima il suo migliore amico e poi suo cugino. “Li mi sono trovato di fronte ad un bivio: combattere in modo violento o trovare un modo alternativo, ho scelto questa seconda strada e la macchina fotografica è diventata la mia arma”. Grazie alle sue fotografie ha vinto un’edizione di un concorso fotografico palestinese ed è arrivato secondo a quella successiva, così ha potuto ottenere i mezzi per cominciare a viaggiare in Europa per far conoscere la vita delle persone che vivono recluse nel campo di al-Am’ari.

“Mohammed ha portato le sue opere in Francia, Spagna e Danimarca dove ha tenuto anche degli workshop fotografici con i bambini e adesso è a Lecco. È ospite per 15 giorni a Valgreghentino e ha già visitato moltissime scuole per raccontare la sua storia, mostrando delle bellissime immagini di vita quotidiana, che ci permettono di conoscere questo popolo al di là delle immagini di guerra a cui siamo abituati” racconta Redaelli.

immagimondo palestina 9I ragazzi della scuola media hanno osservato la mostra con attenzione guidati dai loro insegnanti e hanno seguito a bocca aperta tutto il racconto di Reyad, tempestandolo di domande, evidentemente incuriositi dalla storia di un ragazzo poco più grande di loro che in una situazione di estrema difficoltà è riuscito a coltivare e a realizzare i propri sogni. E proprio ai ragazzi presenti vanno le ultime parole del fotografo palestinese: “la vera arma con cui si può combattere la vita di tutti i giorni nel mio campo come nel resto del mondo è l’educazione. Istruirsi ed essere consapevoli di quello che succede per reagire a tutto quello che ci capita in modo non violento e per poter credere sempre nei nostri sogni, se vogliamo davvero una cosa, la possiamo realizzare. Io ce l’ho fatta”.

 Manuela Valsecchi