LA GRANDE GUERRA IN SCENA
PER VALMADRERA E CIVATE.
L’IMPERATIVO E’ RICORDARE

??????????VALMADRERA – …un anno al servizio della memoria. C’è da chiedersi se basta ricordare, consegnare la Costituzione ai diciottenni come un santino, apparecchiare i teatri coi posti riservati e abbellire le gelide lapidi verdastre coi nomi dei ragazzi che sono stati mandati a morire. Perchè? E per chi? E’ vero che ripudiamo la guerra? Ma solo perchè non è nelle nostre strade? Poi quell’Inno di Mameli, cantato tutti in piedi, composti, anche i bambini. Saremo poi davvero “fratelli, pronti alla morte”?

L’Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra ha presentato al Cine Teatro di Valmadrera la serata commemorativa “Se tutti dimenticano, tu ricorda”. Un imperativo che i due comuni hanno voluto sottolineare ma ci si dovrebbe soffermare a riflettere sul bisogno che abbiamo di dire “se tutti dimenticano”.

L’attesa del pubblico era quella di rivivere, come da anticipazione della locandina, il tema della prima guerra mondiale “da una nuova prospettiva” grazie all’interpretazione artistica della banda S. Cecilia di Valmadrera, del Coro Grigna dell’A.N.A. di Lecco e di Alberto Bonacina, che ha prestato la sua voce a lettere e pensieri tratti da un diario di un reduce della città, il sig. Rusconi. La performance ha comunque trattenuto la formula rievocativa dell’evento, difficile dare nuove letture dopo cento anni a una strage di tali dimensioni, e comunque si sarebbe finito per decentrare il tema, cosa effettivamente accaduta sulla parte finale.

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Lo schema architettonico dello spettacolo ha sfiorato il genere del teatro narrativo, che pare stia diventando di notevole gradimento, visto che concede ai registi una certa libertà di associare parte corale, strumentale e recitativa in modo da raccontare attraverso più sensi una realtà. Si sono distinti senza dubbio per la loro compostezza e la bravura canora i cantori del Coro Grigna che, diretti dal maestro Riccardo Invernizzi, hanno interpretato con grande animo e sincerità il tema, che ovviamente li tocca molto da vicino. Soavi ma magistrali allo stesso tempo i musicanti della Santa Cecilia diretti dal neo maestro Fausto Corneo e ben scelti i testi, in modo particolare quelli della prima parte della serata.

Ovviamente “non sono potuti mancare” gli interventi delle autorità, che potevano essere tutti raccolti in chiusura senza interrompere la narrazione, così come gli applausi, ma particolarmente gradito il pensiero del parroco, don Adelio Brambilla. Ha interrotto perfino il silenzio con quelle sue provocazioni e il riferimento perfettamente in tema sull’ultimo film di Ermanno Olmi “Torneranno i prati”, la pellicola scomoda del geniale regista dell’altopiano di Asiago. E ha terminato l’inaspettato pensiero con le parole di Papa Francesco proclamate al Sacrario Militare di Redipuglia:

“(…) La cupidigia, l’intolleranza, l’ambizione al potere …  Sono motivi che spingono avanti la decisione bellica, spesso giustificati da un’ideologia; ma prima c’è la passione, c’è l’impulso distorto. L’ideologia è una giustificazione, e quando non c’è un’ideologia, c’è la risposta di Caino: “A me che importa?”. «Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gen 4,9). La guerra non guarda in faccia nessuno: vecchi, bambini, mamme, papà … “A me che importa?”. Sopra l’ingresso di questo cimitero, aleggia il motto beffardo della guerra: “A me che importa?”. Tutte queste persone, che riposano qui, avevano i loro progetti, avevano i loro sogni …, ma le loro vite sono state spezzate. Perché? Perché l’umanità ha detto: “A me che importa?”. Anche oggi, dopo il secondo fallimento di un’altra guerra mondiale,  forse si può parlare di una terza guerra combattuta “a pezzi”, con crimini, massacri, distruzioni … Ad essere onesti, la prima pagina dei giornali dovrebbe avere come titolo: “A me che importa?”.