LA NUOVA VITA DEL ‘MOSCA’: FACCHINETTI ESCE DAL TRIBUNALE CON L’ULTIMA CONDANNA

FACCHINETTI MOSCALECCO – Così disse il 63enne di Colico Mauro Facchinetti (noto come «Mosca»): “Spero che ora per me inizi una nuova vita». Un congedo – forse – dalle corti di giustizia e in particolare dall’ufficio del presidente del tribunale cittadino Enrico Manzi, che alla fine del processo con rito abbreviato condizionato (Pm Cinzia Citterio) per traffico internazionale di stupefacenti lo ha condannato a due anni e mezzo in continuazione per una pena totale che, sommata alle precedenti, arriva a 12 anni e mezzo.Con questa sentenza Facchinetti sembra insomma aver saldato il suo lungo conto con la giustizia, per il quale ha scontato già quasi otto anni di carcere (tuttora è in cella) per aver rifornito il mercato della cocaina specialmente nell’Alto lago a cavallo tra gli anni Novanta e i primi del Duemila.

L’ex re della droga era stato condannato in primo grado a otto anni più 40mila euro di multa il 20 novembre del 2009 al termine della prima operazione dei carabinieri di Lecco “Mosquitos” su un vasto traffico di coca tra il Sudamerica e Colico: «Mosca» aveva intessuto laggiù dei contatti con alcuni tra i narcotrafficanti più in vista; quel processo, con i 13 indagati impegnati in strategie del tutto antitetiche, mise fine alle amicizie interne all’organizzazione. Gli avvocati di Facchinetti, Fabrizio Consoloni e la moglie Nicoletta Manca, scoprirono infatti nelle carte dell’inchiesta condotta dall’allora Pm Luca Fuzio che alcuni membri della gang di narcotrafficanti avevano scaricato proprio su Facchinetti tutte le responsabilità per vedersi ridotta la pena a differenza del capo indiscusso, che aveva mantenuto il silenzio.Scoperto l’inghippo, Mosca passa al contrattacco e decide di collaborare con la giustizia: sono dolori per tutti, perchè allora Facchinetti racconta per filo e per segno come riusciva a far entrare in Italia la coca intrisa nei tessuti attraverso un processo chimico che consentiva di eludere i controlli alle dogane degli aeroporti e, in una baita sul Monte Croce una volta riportata allo stato di cristallo tornava pronta per essere spacciata. Facchinetti fornisce date e luoghi degli incontri, voli aerei, conti bancari che gli inquirenti verificheranno e risuleranno tutti fondati.

La “tela” porterà ad incastrare gli ex amici da cui Mosca si era sentito tradito: Dario e Raimond De Bernardi di Colico, il bellanese Marcello Valli, Samuele della Bitta e Diego Rusconi ancora di Colico e Dario Scamoni di Cosio Valtellino, tutti saranno poi condannati. E i primi tre, i cosiddetti “irriducibili” si vedranno appioppare 11 anni di carcere a testa.