LECCO: GIUSEPPE DI VITTORIO
E IL LAVORO OGGI. CONFERENZA
SULLE IDEE DEL SINDACALISTA

Giuseppe_Di_Vittorio_1950LECCO – Correva l’anno 1949 quando Giuseppe Di Vittorio al congresso di Genova della CGIL lanciava il “piano del lavoro”. In un’Italia semidistrutta dalla guerra, in una fase acutissima della cosiddetta “guerra fredda” quel “piano del lavoro” offrì al nostro Paese una serie di idee e prospettive di sviluppo economico. Un “piano del lavoro” quello di Di Vittorio basato su tre direttrici principali: nazionalizzazione dell’energia elettrica accompagnata da nuove centrali e nuovi bacini idroelettrici, vasti interventi di bonifica e irrigazione dei terreni, specialmente al Sud per promuovere lo sviluppo agricolo, un piano edilizio nazionale non speculativo per la costruzione di alloggi popolari, scuole ed ospedali.

In occasione del cinquantottesimo anniversario della morte di Giuseppe Di Vittorio – avvenuta a Lecco il 3 novembre 1957 – l’associazione “Sinistra lavoro” ha organizzato a Lecco per lunedì 16 novembre presso la sala comunale di Via Seminario un incontro pubblico sul tema: “Ieri (1949) il piano del lavoro di Giuseppe Di Vittorio e oggi ?”
Questa è la domanda che verrà posta a Tino Magni esponente di SEL ed ex segretario nazionale FIOM, al sociologo Roberto Mapelli, presidente dell’associazione Punto Rosso, a Bruno Casati, ex assessore alle crisi industriali della Provincia di Milano, nonché esponente di Rifondazione Comunista e cofondatore nazionale con Giancarlo Bandinelli ed altri di “Sinistra lavoro” e al deputato Monica Gregori della Commissione Lavoro della Camera, fuoriuscita recentemente con Fassina dal PD e promotrice con altri del nuovo gruppo parlamentare Sinistra italiana che ha preso il via il 7 novembre scorso al teatro Quirino di Roma.

Povero non è chi già non ha niente, ma chi non ha lavoro. Il lavoro, in un progetto di sviluppo sostenibile, deve essere però quello vero e non quello flessibile e precario, senza diritti e malpagato. Se ne discuta, mettendo al centro l’articolo 1 della nostra Costituzione, aldilà delle “bolle di sapone” che ci vengono in questi giorni propinate in materia di superamento della crisi occupazionale, che ha visto in questi ultimi 20 anni chiudere oltre 670mila imprese italiane.