“PUGNALARE GLI INFEDELI”:
LA VOLONTÀ DI MOUTAHARRIK,
IL JIHADISTA LECCHESE

Moutaharrik AbderrahimLECCO – La lotta alla quale voleva partecipare Abderrahim Moutaharrik non era sul ring. Il campione semiprofessionistico di boxe thailandese aspirava come noto a combattere una battaglia sotto le bandiere nere dell’Isis.

La prova è stata il ritrovamento a Lecco nella casa di Moutaharrik e di sua moglie Salma Bencharki – coppia di aspiranti martiri arrestata lo scorso 28 aprile in un’operazione congiunta Ros-Digos con l’accusa di terrorismo internazionale – di un pugnale da combattimento. Esattamente come nei tanti angoscianti video dei combattenti Isis di cui abbiamo (tristemente) preso visione negli ultimi anni, il pugnale è l’arma più volte brandita per sgozzare gli infedeli.

Pericolosi per la sicurezza del Paese – continua Andrea Morleo per Il Giorno – tanto che in un un’annotazione dell’8 settembre scorso la Digos di Lecco fa riferimento al verbale di perquisizione successivo all’arresto nel quale si racconta il ritrovamento a casa di Moutaharrik e di sua moglie di un pugnale da combattimento, custodito ‘nell’apposita custodia ed occultato accuratamente all’interno di uno zaino posto sotto il materasso nell’apposito vano del letto’. L’arma bianca, scrivono gli investigatori, ‘in eccellente stato di conservazione e atta all’uso, è simile a quella brandeggiata da un miliziano del Califfato, in prossimità del collo di una persona condannata come “traditore dello stato islamico“ e decapitata, che si rileva in un filmato trovato registrato e memorizzato all’interno dello smartphone del marocchino. Filmato inviatogli attraverso la piattaforma “Telegram“ da un anonimo interlocutore”.

L’invito ai miliziani è quello di colpire gli infedeli, castigandoli con la morte, e l’arma bianca scovata a casa di Moutaharrik non è che l’ultimo pretesto per colpire quanti non condividono il suo credo.