QUELLE “DOPPIE POLTRONE”
IN PARLAMENTO
ANCHE PER I LECCHESI

Gian Mario Fragomeli (PD)
Gian Mario Fragomeli (PD)

ROMA – L’Espresso on line pubblica i nomi dei parlamentari con “altri incarichi elettivi”, leggasi doppia poltrona. Coinvolti anche Arrigoni della Lega e Fragomeli del Pd.

Per quanto nulla impedisca ad eletti nei consigli comunali, provinciali o regionali (fatta eccezione per i sindaci di città con oltre 20.000 abitanti) di iscrivere il proprio nome nelle liste elettorali per Camera e Senato, l’articolo 122 della Costituzione afferma con chiarezza che nessun parlamentare può mantenere contemporaneamente altri incarichi elettivi.

É quindi necessario che il neo eletto parlamentare che si trovi in questa condizione di ambiguità scelga quale ruolo ricoprire: se insediarsi nella nuova legislatura rinunciando al precedente incarico “locale”, o se, come nel caso dei governatori Cota e Vendola, rinunciare al proprio seggio romano e portare a termine il mandato già in vigore.

Una ricerca di Openpolis per “l’Espresso” ha oggi reso noti i nomi dei parlamentari che ancora non hanno fatto chiarezza sul loro futuro politico. Ce ne sono di ogni partito e provenienti da ogni circoscrizione della penisola, e Lecco non fa eccezione. Anzi.

Con ben tre incarichi troviamo il deputato Pd di Cassago Brianza Gian Mario Fragomeli, che ancora deve decidere se mantenere la carica di primo cittadino del comune brianzolo e quella di consigliere nella stessa amministrazione, o se avviarsi verso la nuova esperienza romana.

arrigoni paolo
Paolo Arrigoni (Lega Nord)

Ruolo di primo piano in questa vicenda spetta invece al senatore leghista Paolo Arrigoni, che rientra nel ristretto gruppo di sei parlamentari con più cariche: ben 4. Attualmente infatti il senatore è anche sindaco e consigliere comunale a Calolziocorte oltre che consigliere provinciale a villa Locatelli.

Tra i titolari di quattro poltrone troviamo anche il coordinatore regionale del Pdl Mario Mantovani, che sebbene non sia stato eletto a Lecco non si può certo definire estraneo al nostro territorio. Ebbene, oltre al seggio a Palazzo Madama egli è sindaco e consigliere nella sua Arconate ed ha una poltrona al Pirellone dove è appena stato nominato vicepresidente.

Fatta salva la complessità burocratica e le lungaggini delle decisioni politiche che potrebbero, ci auguriamo, far luce su questa vicenda, certo non può passare inosservato il malcostume e il “carrierismo” intrinseco a queste ambiguità. Cosa altrimenti porterebbe un eletto a interrompere il mandato in corso per iniziarne un altro in un’altra sede? E con che metro di giudizio il “doppiamente-eletto” stabilirà quale incarico elettivo sia il più degno?

Cesare Canepari

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Fonte: ricerca dell’Associazione Openpolis (realizzata con i dati disponibili venerdi 5 aprile presso l’Anagrafe degli amministratori locali e regionali del ministero degli Interni) per “l’Espresso”.