RIFORMA COSTITUZIONALE/A LECCO
ANGIOLINI SPIEGA PERCHÉ IL NO:
“NON PUÒ FUNZIONARE”. IL VIDEO

angiolini_qll_25magLECCO – Sala piena ieri sera per l’incontro organizzato dal comitato lecchese del Coordinamento democrazia costituzionale con Vittorio Angiolini, professore di diritto costituzionale all’Università Statale di Milano e co-firmatario dell’appello di 56 costituzionalisti contro la riforma di 47 articoli della Costituzione.

Non ha sparato a zero sul disegno legge Boschi il professore, ma anzi ha cominciato il suo intervento parlando di quelli che sarebbero i pregi potenziali della riforma: “Nell’abolire il bicameralismo paritario e indifferenziato e nel ridurre il numero dei rappresentanti, in astratto non c’è nulla di male. Il problema è che il Senato lo si cambia quanto alla composizione e quanto alle funzione, producendo effetti opposti a quelli dichiarati. Ci sono infatti due modelli di senato rappresentativo delle autonomia regionali e locali o degli stati federali: quello degli Stati Uniti in cui il senato è composto dallo stesso numero di rappresentanti per ogni stato, con potente funzione di controllo nei confronti del governo; oppure il modello tedesco, dove i Länder eleggono un certo numero di rappresentanti dentro il consiglio federale, che ha diverse funzioni di legislazione. La riforma voluta da Renzi ha scelto un misto tra questi due modelli: i senatori li elegge il consiglio regionale, assecondando la volontà del popolo: ma cosa vuol dire? Necessariamente sarà sacrificata o la volontà del popolo o i consiglieri regionali, creando un grosso problema dal momento che non si capisce come si farà a comporre il senato e questo di per sé sarebbe già anticostituzionale. Ma il governo ha già detto che fino a quando il meccanismo di elezione non sarà chiarito da una nuova legge, a votare saranno sempre i consigli regionali su liste bloccate, lasciando aleggiare il sospetto che questa legge non verrà mai scritta e che saranno sempre i consigli regionali a votare i senatori”.

angiolini qll 25mag201604Ma i problemi non riguardano solo la costituzione del nuovo Senato così come è previsto dalla riforma, bensì anche le sue funzioni: “Il Senanto perde la funzione di dare fiducia al governo – prosegue Angiolini – ma mantiene alcune funzioni legislative, che può espletare secondo due modalità: chiedendo un ripensamento alla Camera su una votazione o approvando leggi su materie particolari: attuazione della normativa e delle politiche dell’Unione Europea, organi di governo, legge elettorale, città metropolitane. Ora, sono molte poche le leggi discusse in Parlamento che non riguardano nessuno di questi aspetti, inoltre se la Camera vota da sola in una materia dove avrebbe dovuto votare anche il Senato e viceversa, la legge è incostituzionale”.

Un altro grande tema che sta a cuore ai sostenitori del no, che in Sala Ticozzi è stato illustrato dal costituzionalista è quello del rafforzamento poteri del governo che questa riforma prevede: “Il disegno di legge rafforza il potere del governo di manovrare l’attività parlamentare, concedendogli la facoltà di imporre un calendario al Parlamento, cioè obbliga le camere a votare una certa legge in un giorno deciso dall’esecutivo. A questo si aggiunge la modifica dell’articolo 83 che riguarda l’elezione del presidente della repubblica: nelle situazioni di crisi – cioè dal settimo scrutinio – la più alta carica dello stato si può eleggere con i tre quinti dei votanti, con una maggioranza più ristretta di quella necessaria per votare la fiducia al governo, trasformando il presidente della repubblica in un’appendice del Governo. A peggiorare gli effetti di queste modifiche che si vorrebbero apporre alla Costituzione c’è poi l’Italicum: la nuova legge elettorale prevede che si voti su lista e che se al primo colpo un partito raggiunge il 40% prenda il 55% della Camera. Ma una legge così è fatta perché nessuno raggiunga il 40%, perché in questo caso si andrebbe al ballottaggio tra le due liste che prendono più voti e la lista vincente prende ancora il 55%. Lo scenario in un Paese politicamente frammentato come il nostro è che chi prende 15% del primo turno possa arrivare ad avere il 55% dell’unica camera elettiva. Questo è irragionevole e anti-costituzionale”.

angiolini qll 25mag201603“Le ragioni dell’opposizione di questa riforma – afferma Angiolini avviandosi – si riassumono in una: essa non può funzionare. E l’atteggiamento del Presidente del Consiglio che al Corriere della Sera ha detto ‘Loro sono 56, noi ne troveremo più di 100 ho già incaricato la Boschi di fare la lista’ la dice lunga, che senso ha cercare a posteriori gli esperti che avallino il testo? L’aspetto più grave è quello del prendere o lasciare, cioè quello di non scorporare i quesiti. Il governo riporta a omogeneità il voto dicendo ‘o la nostra riforma o nulla’. Questo è un modo di rapportarsi al Paese che io credo sia sbagliato. Il governo forza la scelta, sovrapponendo alla riforma un altro quesito: ‘se non volete questa riforma non volete neanche noi e quindi ce ne andremo lasciando il Paese nella totale ingovernabilità’ e questa è una mancanza di rispetto nei confronti della democrazia e degli elettori”.

Il professore riconosce i limiti di un testo promulgato quasi settant’anni fa e concorda che “il rendere il senato un senato delle autonomie con una seria rappresentanza delle regioni, poteva essere una soluzione, dando a questa camera veri poteri di controllo; poi si sarebbero dovuti togliere il più possibile poteri di legislazione al governo per rivitalizzare il Parlamento, insomma fatte in modo meno maldestro alcune riforme potevano andare bene. La costituzione va modernizzata, cambiando molto della prima parte: adeguando tutta la parte delle libertà alle nuove tecnologie, introducendo una parte specifica sull’ambiente. Ma il vero problema dell’Italia è l’inaffidabilità della politica e una deriva del sistema politico ma questo non è un problema che la Costituzione può risolvere”.

 

Guarda il video dell’intera serata:

Manuela Valsecchi