S.NICOLÒ/DISCORSO DEL SINDACO
“NON UNA CORSA AFFANNATA
MA UN NUOVO MECENATISMO”

benemerenze san nicolò 2017 (1)Care lecchesi, cari lecchesi, cari amici, buon San Nicolò a tutti!

Quest’anno le celebrazioni del Santo patrono della nostra Città assumono un significato ancora più profondo. Alla festività religiosa di San Nicolò, nel dicembre del 1967 si affiancò quella civica, grazie alla prima celebrazione congiunta voluta dall’allora sindaco Alessandro Rusconi e dal prevosto di Lecco, monsignor Enrico Assi. Una tradizione che si rinnova da 50 anni e, seppur lievemente cambiata nella forma, vede inalterata la sostanza. In questo giorno di festa, oggi come allora, l’Amministrazione comunale e l’intera Comunità vogliono omaggiare i concittadini e le associazioni che si sono saputi distinguere nei diversi settori in cui operano o hanno operato. Ai benemeriti 2017 il mio grazie per il grande contributo offerto alla nostra Città, sia in termini di solidarietà sia di prestigio che avete regalato a tutti noi, portando il nome di Lecco in Italia e nel mondo. Sono certo che continuerete a essere un esempio per tutti noi e per le persone che incontrerete sulla vostra strada, alle quali mi auguro potrete dire con immenso orgoglio “siamo lecchesi”.

La celebrazione di San Nicolò risulta oggi più attuale che mai e se sappiamo andare oltre la ritualità del cerimoniale, possiamo riscoprire e fare nostri valori che sono evidentemente iscritti nel nostro DNA. Come ricorderete, si narra che il Santo si prese cura di tre bambini che non avevano niente da mangiare, donando loro tutto ciò che possedeva: tre mele rosse. La leggenda vuole che durante la notte i frutti si tramutarono in mele d’oro che servirono al sostentamento della famiglia dei tre fratellini. Come ci insegna la tradizione, senza proclami e senza troppi sbandieramenti, i lecchesi, proprio come il loro patrono, sono da sempre capaci di essere solidali con il prossimo, ereditando e declinando nell’attualità la storia di San Nicolò.

E se il valore della solidarietà è da tempo noto e indiscusso, il modo in cui i lecchesi scelgono di fare del bene si sta incanalando in nuove direzioni in grado di rimettere in moto meccanismi arrugginiti dalla paralisi economica e sociale in cui ci siamo trovati immersi negli ultimi anni.

Grazie a questa che possiamo chiamare una nuova energia, come Amministratori pubblici ci sentiamo meno soli nel non semplice compito di guidare e ridisegnare la nostra Città. Lecco sta cambiando pelle: non siamo più il borgo che si incammina a diventar città, siamo una Città con la “C” maiuscola, con i suoi limiti e i suoi difetti è vero, ma aperta, sempre più internazionale e sempre più alle prese con tematiche della globalizzazione e problematiche tipiche delle città più grandi, pur senza privarci delle nostre peculiarità.

In questa fotografia dai contorni non ancora chiari ma che piano piano diventano più nitidi, sono tanti i lecchesi che si stanno mettendo in gioco, si stanno “sporcando le mani” per costruire insieme un futuro più solido in un nuovo e riscoperto mecenatismo che parte dal basso e non più riservato solo ai “potenti” e alle lobby e a coloro che nel tempo hanno contribuito a rendere grande la nostra Città. Grazie a una rinnovata armonia tra pubblico e privato, stiamo portando avanti numerosi progetti che spaziano dal sociale alle opere pubbliche, dal turismo alla cultura alla ricerca. La recente crisi economica che oggi, dati alla mano, possiamo dire di iniziare a lasciarci alle spalle, ha lasciato lungo la strada parecchie macerie, ma anche un nuovo senso di comunità, direi di umanità e di voglia di ricostruire. Abbiamo una Comunità che nessuno ci regala, ma che dobbiamo insieme rinnovare. Se qualcosa di positivo c’è stato in questa lunga e travagliata guerra è il trovarci oggi più uniti di prima nella volontà di vincere tante importanti battaglie di civiltà, grandi o piccole che siano.

E così,  stiamo andando a tutta velocità verso un nuovo orizzonte, verso sfide che siamo determinati a cogliere e vincere. E quando i lecchesi si pongono un obiettivo, state certi che il modo per centrarlo lo trovano, prima o poi lo trovano, anzi lo troviamo. Insieme. Guardando lontano, con una visione non schiacciata sulla logica del tutto e subito a cui i ritmi della comunicazione e della vetrina mediatica ci stanno abituando: un titolo di giornale urlato o un ammiccante post sui social network fanno chiasso al momento, sì, ma quanto durano e cosa lasciano dietro di loro? Il più delle volte un vuoto senso di inutilità e frustrazione, una sorta di spirale negativa. La nostra non può e non deve essere invece una corsa affannata all’apparire e al risultato immediato. Dobbiamo agire nell’interesse di chi vivrà la nostra città dopo di noi, dei cittadini del domani, dei nostri figli e di chi sceglierà – e sono sempre di più – Lecco come nuova casa, lasciando a tutti loro concretezza. Ciò di cui la nostra Città ha davvero bisogno è una progettualità con una idea chiara di futuro: un futuro che è di tutti, a cui tutti dobbiamo collaborare in modo corale, senza rincorrere il successo per pochi, ma l’utilità per molti. 

Tento di fare un elenco dei progetti che vedono la partecipazione diretta e attiva di altri soggetti oltre il Comune è davvero lungo e, dopo aver seminato in lungo e in largo in questi ultimi anni, i primi frutti stanno giungendo a maturazione. In modo emblematico parto dall’ultimo, il monumento ai Caduti di tutte le guerre con la vicina aiuola dedicata a indimenticabili donne lecchesi, la riqualifica di via Carlo Porta e dello storico lavatoio di Belledo, il giardino di piazza V Alpini, i restauri delle statue cittadine, le postazioni del book-crossing. Sono sempre più numerosi i cittadini e le associazioni che adottano angoli della nostra città, mettendo insieme piccoli pezzi di un meraviglioso e grande puzzle. Una collaborazione che anche a livello istituzionale si è rinnovata e grazie alla quale stiamo raggiungendo obiettivi attesi da tempo, di opere che erano deragliate e che oggi stanno tornando al centro della progettualità, penso all’Ostello della Gioventù, il padiglione dell’ex Maternità che diventerà un nuovo Polo di servizi e culturale, il trasferimento degli uffici comunali in via Marco d’Oggiono in un edificio più decoroso e sicuro per i nostri collaboratori e per i cittadini utenti. Una rinnovata attenzione ad esempio ai sentieri della fascia montana e pedemontana grazie a un accordo con il Club Alpino Italiano, il primo in termini assoluti della nuova legge regionale e nazionale. 

E ancora, sull’agenda 2018 del Comune di Lecco trovano spazio altri grandi progetti, dopo la chiusura del cantiere del secondo lotto della Torre del Tribunale in primavera, l’ultimo lotto, l’avvio delle procedure per il bando di progetto di finanza per la realizzazione del porticciolo e per il Centro sportivo Al Bione, il completamento della Casa della Terza Età a San Giovanni, una scuola materna abbandonata da 15 anni che vedrà collaborare le associazioni delle Terza Età con i servizi sociali del Comune tanto per fare qualche esempio. Ma la progettazione condivisa non si limita alle opere pubbliche, seppur siano queste le più tangibili e quelle ahimè con le quali spesso siamo misurati. Con i Servizi sociali abbiamo recentemente dato il là all’Agenzia per la casa, con l’obiettivo di aiutare le famiglie in difficoltà su quello che resta ancora uno dei temi più urgenti, l’emergenza abitativa; con gli altri Comuni dell’ambito territoriale di Lecco, stiamo cercando di costruire con il privato sociale per poter gestire in maniera innovativa con dei partner, non con dei prestatori d’opera, servizi più efficaci. Sul fronte della prevenzione dei rischi sul territorio abbiamo aderito a un protocollo internazionale di indagine idrogeologica denominato “sassi gialli” che ha fatto il giro del mondo: stiamo studiando un nostro torrente, ma come studio completo può servire per tante altre prevenzioni di dissesto. E poi c’è questa grande crescita attorno alla presenza del Politecnico, del CNR e degli agli altri Istituti di ricerca provinciali, che sta diventando un’altra risorsa inestimabile per la crescita della Città. E il turismo che quest’anno ha fatto con antri enti e operatori passi da gigante riuscendo ad attrarre un numero sempre più alto di visitatori, italiani e stranieri, guadagnando le prime pagine di alcune tra le più importanti testate giornalistiche internazionali. Turismo che va a braccetto con la cultura e anche qui, voglio ringraziare strutture e servizi che si sono dimostrati disponibile a camminare al nostro fianco per garantire una cultura che sia davvero per tutti. Il pensiero non può che essere diretto al Teatro della Società, anche perché oggi la tradizione ci avrebbe voluto nella nostra “Piccola Scala”: sono certo che non passerà molto tempo prima di farvi ritorno in grande stile, e in sicurezza. Chissà, magari nel frattempo altri generosi cittadini vorranno sostenerci in quella che potrebbe essere una nuova sfida da vincere tutti insieme. Ricordo che il Teatro della Società nel Dopoguerra è stato sistemato soprattutto con un concorso di risorse private.

Oltre a questi esempi positivi che ho citato, c’è una persona – non una e l’unica certo – che sintetizza questo positivo modo di fare lecchese? Sì, c’è. Ci ha lasciato solo fisicamente da qualche ora ed è Tino Stafanoni. Non è stato solo un grande artista di fama internazionale, che tra qualche giorno parlerà al mondo con le sue opere alla Reggia di Caserta, riproponendo lì la mostra che abbiamo chiuso qualche tempo fa a Palazzo delle Paure. Ma attenzione, Tino ha sempre nutrito una cittadinanza attiva, stimolando ad esempio la sistemazione degli spazi espositivi in città, con opere di solidarietà svolte con discrezione: con l’aiuto dell’amata moglie Mariola ha sostenuto per anni l’opera del compianto cognato Luciano Aldè, morto nel 2014, imprenditore che ha lasciato le trafilerie di famiglia negli anni Novanta per accudire i ragazzi di strada in Brasile. Tino e sua moglie erano il punto di riferimento di un gruppo di persone lecchesi che hanno sostenuto non solo economicamente questa sfida in anni in cui non andava così di moda fare questo tipo di solidarietà. Tante iniziative culturale che ha sostenuto, uno su tutte il contributo che ha dato per ricordare Padre Turoldo o l’attenzione lo scorso anno ai progetti del COE sull’integrazione dei ragazzi e delle culture straniere. Un’esperienza umana che ci dice che fare bene una cosa, non esclude di farne altre e soprattutto che non c’è contrapposizione tra voler bene alle persone del proprio territorio e voler bene a tutto il mondo. Tino ci ha insegnato che oggi essere specialisti appassionati dell’insieme superando i particolarismi è  il messaggio più bello che si possa declinare oggi nella nostra festa del santo patrono e della nostra festa civica.  

C’è una nuova energia che sta contagiando la nostra Città. Spesso è un’energia nascosta, ma c’è e sta lavorando:  non fermiamola, non fermiamoci!

A tutti voi, buon San Nicolò!

Virginio Brivio