SARA E MATTEO, VITTIME LECCHESI
DELLE TORTURE ALLA SCUOLA DIAZ.
ANCHE LORO NELLA SENTENZA
EUROPEA CHE CONDANNA L’ITALIA

Polizia AntisommossaLECCO – C’erano anche due lecchesi tra coloro che hanno presentato ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo per i fatti avvenuti alla Diaz nella notte tra il 20 e il 21 luglio a margine del G8 del 2001, dove “gli agenti di polizia col volto mascherato da una sciarpa, hanno iniziato a picchiare gli occupanti con pugni, calci e manganelli, gridando e minacciando le vittime”. Lo scorso 22 giugno è arrivata da Strasburgo la sentenza con la quale l’Italia viene condannata a risarcire 42 persone per aver violato l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, secondo il quale “Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti”, per non aver punito i responsabili e per non avere ancora una legge specifica che introduca questo reato.

“Questa sentenza dice che alla Diaz quella notte c’è stata tortura e la sospensione dei diritti umani, che lo Stato italiano non ha fatto nulla per evitare quello che è successo – spiega a LeccoNews Enrica Bartesaghi, ex presidente del comitato Verità e giustizia per Giovane e mamma di Sara, presente alla Diaz quella notte –. I responsabili non sono stati puniti come avrebbero dovuto perché la maggior parte dei reati sono caduti in prescrizione non essendoci un reato specifico di tortura. È soddisfacente perché di nuovo l’Europa ha dichiarato che lo Stato italiano prima è stato responsabile e poi non ha preso nessuna misura e al di là del risarcimento la condanna è la cosa più importante di tutti”.

Anche Mirko Mazzali, avvocato di Matteo, sottolinea che “non era il risarcimento economico il motivo per cui ci eravamo mossi, la sentenza stabilisce che ci fu tortura, che quel giorno a Genova è stato violato l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e questo è quello che era importante venisse accertato”.

scuola diazEntrambi poi esprimono perplessità sul disegno di legge sulla tortura approvato al Senato, sul quale anche Nils Muiznieks, il commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, si è mostrato critico: “La legge sul reato di tortura ce la chiede l’Onu, ce la chiede l’Unione europea da tantissimi anni, siamo uno dei pochi paesi europei dove non esiste questo reato – sostiene Bartesaghi –. È stato approvato al Senato un disegno di legge assolutamente inadeguato dove questo reato non si configura come specifico delle forze dell’ordine ma come reato comune, per cui deve essere reiterato e non basta un solo gesto, che immagina i tempi di prescrizione inadeguati e che non prevede un fondo per le vittime. Se dovesse passare questa legge, non cambierebbe nulla: la legge serve per prevenire e questa sarebbe inefficace, lo dice il Pm Enrico Zucca, lo dice Roberto Settembre, giudice del processo d’Appello per i fatti del Bolzaneto, lo dicono Amnesty international e Antigone”. “È un primo ma insufficiente passo – aggiunge Mazzali – ci voleva più coraggio perché è un disegno di legge che tra l’altro non adempie neanche ai precetti indicati dall’Europa nel chiederci questa legge”.

Manuela Valsecchi

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