SPECIALE/SEI POVERO ANCHE TU? CALCOLALO IN 20 SECONDI

LECCO – Volete fare un esercizio facile facile, veloce veloce, un po’ rincuorante: “Siamo evidentemente tutti sulla stessa barca”, o fatalmente drammatico: “Siamo evidentemente tutti sulla stessa barca”? Ecco uno speciale di LeccoNews.LC in materia. Con tanto di “test”.

SIETE POVERI? SEI POVERO?
Non vi serve leggere le 588 pagine dell’ultimo, il 47°, Rapporto Censis, sulla situazione sociale del Paese 2013, appena pubblicato dove si parla di una Italia “sciapa e malcontenta” che non aspira più a nulla, si trascina tra “furbizia generalizzata” e “immoralismo diffuso”.

Di un ceto medio che sta percorrendo al contrario la scalata sociale, carico di rancore per la propria crescente marginalità sociale ed economica.

Vi basta regalarvi 20 secondi di internet e visitare il sito dell’Istat, l’Istituto nazionale di statistica, il più autorevole, il più completo, a questo link http://www.istat.it/it/prodotti/contenuti-interattivi/calcolatori/soglia-di-poverta, così che, appunto in in 20 secondi, possiate calcolare la soglia di povertà assoluta per la vostra famiglia: scoprirete che è superiore allo stipendio di molta gente che conoscete, e forse anche del vostro.

Un tempo ci chiedevamo “Diventeremo poveri?”. Pensiero che ci volava subito via, bastava anche solo dirci: e come facciamo a saperlo, visto che non abbiamo la più pallida idea di che cosa significhi, per noi, “essere poveri”? Voleva dire non avere abbastanza da mangiare o non avere il cellulare? Non avere la casa o la seconda casa? Non avere da coprirsi o avere solo i vestiti dell’anno prima?

Pur vivendo in una società fondata sui beni materiali, non eravamo riusciti a costruirci, in oltre mezzo secolo, uno straccio di “cultura materiale” che ci aiutasse a distinguere il necessario dal superfluo e l’utile dall’inutile.

C’erano persone che avevano 10 miliardi e pativano perché ne volevano 100. Erano povere o ricche, secondo voi? Se avevamo, della povertà, un’idea così confusa, è perché avevamo frequentato malissimo la ricchezza. E ora che in questa povertà, confusa e diffusa, ci siamo dentro non sappiamo come uscirci. Dai dati dell’Istat pare, pare, un po’ tutti.

Anche tu?

In quei 20 secondi per fare il calcolo si possono scoprire infatti due cose. La seconda è quanto la classe politica sia (stata) complice ed inadeguata. La prima è che la soglia di povertà assoluta che il risultato espliciterà come barriera è la cartina di tornasole di tutto questo e della gravità del presente .

La soglia di povertà rappresenta, infatti, il valore monetario del paniere di beni e servizi considerati essenziali per ciascuna famiglia, definita in base all’età dei componenti, alla ripartizione geografica e alla tipologia del comune di residenza. Cioè tiene conto se siete di Lecco, di Ballabio, di Roma, o di Canicattì. Se siete da soli, se avete figli, quanti e di che età.

Prima di fare la verifica ricordate che una famiglia è assolutamente povera se sostiene una spesa mensile per consumi pari o inferiore al valore monetario che vi uscirà. Questo poi vi permetterà di scoprire che sopravviviamo malamente, guidati appunto da una classe dirigente che invoca continuamente il baratro per legittimare provvedimenti altrimenti indigesti, e soprattutto per legittimare se stessa.

E permetterà di domandarci, facendo una prova di inserimento dei dati per esempio di un pensionato, di Lecco, sopra i 75 anni, che vive solo, come faccia a campare se quell’importo che l’Istat ritiene il minimo per non essere considerati assolutamente poveri è superiore quasi sempre all’importo della pensione che lo stesso pensionato percepisce.

Oggi siamo evidentemente tutti sulla stessa barca, non ci sono solo i 4,3 milioni di disoccupati: ci sono anche “6 milioni di occupati che si trovano a fare i conti con situazioni di precarietà lavorativa”. In attesa di una ripresa che non arriva mai.

Nell’attesa gli italiani tagliano su tutto, a cominciare dal cibo. Il 76% degli italiani, contro il 43% della media europea, va a caccia delle promozioni, il 62% predilige i prodotti non di marca (nel 2011 era il 41%). Molto frequentati anche i mercati: vi fanno la spesa almeno una volta alla settimana 25 milioni di italiani. Il 51% ha aumentato gli acquisti presso gli hard discount e il 24,4% fa shopping online.

Il Lecchese e l’italiano tagliano poi sugli spostamenti con auto e scooter, per risparmiare benzina (53% degli italiani), il 68% ha ridotto le spese per cinema e svaghi, il 45% ha ridotto o rinunciato negli ultimi dodici mesi al ristorante.

Nonostante i risparmi, molte famiglie vivono sul filo di lana: il 72,8% dichiara che avrebbe forti difficoltà a far fronte a una spesa improvvisa, ma per il 24,3% costituisce un problema anche il pagamento delle tasse, e per il 22,6% il pagamento di bollette, rate e assicurazioni. Oltre 1,2 milioni di famiglie hanno fatto ricorso a prestiti di amici e conoscenti perché non sono riuscite a coprire le spese familiari con il proprio reddito.

In attesa di una ripresa che non arriva ci chiedono di fare la coda alle primarie, fondano finti nuovi partiti di centro destra, rimandando il tempo per affrontare i problemi e noi continuiamo a non mostragli il conto

Sei povero anche tu?