SULLA BUONA STRADA: INES
DA CALOLZIOCORTE AL MALAWI,
“L’AFRICA TI RIMANE NEL CUORE”

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“Sono le gocce a formare gli oceani, i piccoli gesti a cambiare il mondo”: ne è profondamente convinta Ines Maggioni, 31 anni e due esperienze in Africa alle spalle.

Ines 1Da Calolziocorte al Malawi il salto è di certo notevole, ma l’esigenza di partire è maturata dal “bisogno di abbandonare quel contesto basato sulle apparenze in cui vivevo e che mi stava iniziando ad andare stretto”. Nel 2012 si presenta allora l’occasione di trascorrere tre settimane nelle missioni dei Padri Monfortani di Bergamo: a bordo di un formidabile pick up, Ines ed altri nove giovani si lasciano guidare da Padre Eugenio Cucchi nell’affascinante territorio malawiano “per conoscerne le diverse realtà e capirne i bisogni”. Le persone incontrate sono numerosissime: carcerati, orfani, anziani e lebbrosi. Ines rimane fortemente colpita da quei “sorrisi contagiosi che ci hanno accolto e che ci hanno fatto sempre sentire come a casa”.

Ines 4Un gruppo di visi in particolare però le ruberà il cuore: sono quelli dei diecimila abitanti dell’altopiano Chaone, raggiungibile esclusivamente a piedi con due ore di cammino su sentieri impervi. Dall’incontro con questa comunità nasce allora la decisione di “rispondere ad una richiesta di aiuto concreta, dando vita ad un Progetto ambizioso e difficile da realizzare: costruire un piccolo Ospedale / Infermeria per garantire un’assistenza sanitaria di base e un sostegno al parto”. Nel 2016, dopo quattro anni di impegno e di raccolte fondi, il Chaone Healt Center può finalmente cominciare la sua attività.

Ines 3Ma Ines non si ferma qui. Nel 2013 torna in Malawi – questa volta in compagnia del fidanzato – per trascorrere due settimane nella comunità dell’altopiano Chaone. Condividendo fino in fondo la quotidianità– assenza di corrente elettrica e di acqua corrente compresa – della popolazione locale, i due giovani aiutano “alcuni ragazzi di Balaka a organizzare un C.R.E. per i bambini della montagna, dando vita al primo Centro Giovanile del luogo”. E di nuovo si resta affascinati dalla bellezza e dolcezza dell’ospitalità ricevuta: “non conoscevamo la lingua locale, perciò i gesti ed i sorrisi erano diventati il principale mezzo di comunicazione”.

Ines 5Ma dopo aver incontrato “un continente dove nulla è dato per scontato e dove la vita è preziosa perché in ogni istante potrebbe esserti tolta dalla povertà, dalla fame o dalle malattie”, che cosa rimane? Per Ines, la possibilità di compiere anche in Italia delle scelte radicali e insieme semplici, come l’impegno a “non perdere più tempo in cose inutili”.

Perché “l’Africa ti rimane dentro, per sempre, in un angolo di cuore”.

Ileana Noseda