“THE DREAMERS”: IL SESSO,
IL CINEMA E LA RIVOLUZIONE
DAL BUCO DELLA SERRATURA

Eva-Green-and-Michael-Pitt-on-the-set-of-The-Dreamers-by-Séverine-Brigeot
Isa e Matthew
© Séverine-Brigeot

Per entrare in The Dreamers basta una frase, pronunciata in apertura dalla voce narrante che saltella felice nel sole parigino. «Avevo vent’anni» dice Matthew (Michael Pitt), l’americano ingenuo arrivato in Francia per studiare la lingua in piena stagione ’68. Avere vent’anni e vivere quel tempo significa lottare per un mondo migliore, essere sognatori senza cadere in quella degenerazione nota alle cronache e che ha reso il periodo successivo alle contestazioni un buco nero lungo decenni.

Ma avere vent’anni e vedere The Dreamers è quella che potrebbe definirsi esperienza catartica, che si viva nel Duemila o nelle ultime decadi del secolo scorso. Perché qui c’è tutto, il cinema, il sesso, l’erotismo sotteso, la voglia di ribellione, la sottile paura che precede un cambiamento che si vorrebbe vivere ma non si è in grado di affrontare. C’è il senso dell’ignoto, la voglia di trasgredire, il cambiamento che fa gola anche se ci blocca la paura.

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