VALMADRERA, SQUINZI ED EVANS
ALLA CASCINA DON GUANELLA

VALMADRERA – “Dopo l’aiuto di Gianni Morandi,DSC_6451 forse sarà Jovanotti a darci una mano nella raccolta dei fondi”  rivela Don Agostino Frasson responsabile del progetto di agricoltura sociale Cascina Don Guanella di Valmadrera “Ci servirebbe un pozzo e mancano ancora un milione e cinquecentomila euro per il completamento del piano”.

Il lavoro a Piazza Rosè nell’ultimo anno però è proseguito a grandi vele: hanno potuto constatarlo di persona Cadel Evans, campione del ciclismo, e Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, che hanno fatto visita a don Agostino e ai suoi ragazzi. Nel 2015 è infatti cominciata la produzione di vino: “Sono anni che in queste zone si coltivano le viti” spiega Valerio Micheli, che insegna ai ragazzi a prendersi cura di animali e piante “quest’anno abbiamo ottenuto 2000 litri di rosso e 600 di bianco, oltre alla grappa”

cascina don guanella (10)Per ora si tratta di prodotti ad uso interno ma la recente valutazione dell’enologo Ettore Biraghi della “Tenuta Agricola Luigina S.A.” di Stabio fa sperare in una prossima vendita al pubblico: anche perché la Cascina può contare su una ricca offerta. Orto e frutteto forniscono infatti materia prima per le conserve e le marmellate, le 150 giovani piante di ulivo sono già state utilizzate per la spremitura dell’olio, e da quest’anno il miele sarà autoprodotto dalle arnie acquistate. Il progetto più ambizioso è però quello della stalla, quasi ultimata: “Si tratterò di un edificio di 500 metri quadrati, con una sala mungitura e un piccolo caseificio: oltre ai sei vitelli, utilizzati per la macellazione, già in nostro possesso, compreremo infatti una quarantina di capre per la produzione di formaggi” spiega Don Agostino: “Il nostro sogno sarebbe realizzare una fattoria didattica e un agriturismo per ciclisti”

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La bicicletta, grande passione del religioso, non abbandona la Cascina e svetta nelle installazioni che abbelliscono il piazzale, opere realizzate dai giovani ospiti con materiale di scarto durante il laboratorio condotto dall’artista Afran. Un modo per esprimersi, ma anche una metafora del percorso dei ragazzi ‘rifiutati’: pur provenendo da situazioni difficili, qui trovano la strada per fiorire come giovani uomini pronti all’impegno e all’aiuto reciproco. Il valore della solidarietà è infatti il caposaldo attorno al quale ruota la vita a Piazza Rosè: dalla costruzione dei muri a secco di quest’anno, alla pulizia del bosco (un ettaro circa tra 2014 – 2015), passando per la recinzione dei campi come protezione dagli animali selvatici e il quotidiano aiuto nella preparazione dei pasti con lo chef Piero Grimaldi. Ragazzi come Mohamed Hassan, egiziano di 19 anni, qui da cinque anni, o Ali Choudrhry, pakistano arrivato solo tre mesi fa, o ancora Samuel Bakola e Sokol Driza, in Cascina da tre anni, uno nigeriano e l’altro albanese, che scherzano fra di loro come fratelli: forse proprio perché qui hanno trovato una casa.

Chiara Vassena