“INSEGUENDO LA BREZZA”:
LUIGINO AIROLDI RACCONTATO
IN UNA BIOGRAFIA

AIROLDI1LECCO – “Il mio scopo non è mai stato fare carriera nell’alpinismo, io sono sempre andato in montagna perché mi piaceva e l’ho sempre fatto in compagnie di amici. Non c’è cosa più bella di questa”. E’ con questo spirito che Pierluigi Airoldi, conosciuto da tutti come Luigino, classe 1931 ha partecipato a ben 42 spedizioni alpinistiche che hanno interessato tutti i continenti.

Spedizioni importanti che hanno contribuito a scrivere la storia dell’alpinismo mondiale, raccontate ora nella biografia del Ragno lecchese “Inseguendo la brezza. Pierluigi Airoldi scalate ed esplorazioni in tutto il mondo” scritta da Christian Roccati.

Un lungo excursus nella vita di Airoldi scandita da luoghi importanti come la parete sud del McKinley affrontata nel ’61 in cordata con Riccardo Cassin. “Per Cassin era l’ultima spedizione, per me la prima – racconta Airoldi – dovevo essere in cordata con Dino Piazza ma poi lui si fece male e allora mi ritrovai con Riccardo e scoprii grazie a lui un modo di andare in montagna totalmente nuovo”.

Oppure la parete Nord della Sfinge condivisa con Nino Oppio, con il quale ha sempre avuto un profondo rapporto di amicizia.

AIROLDI2“All’inizio mi trovavo meglio nelle terre fredde e ho lasciato l’Africa per ultima – spiega l’alpinista -, una volta visitata poi me ne sono innamorato: siamo partiti da Tunisi senza conoscere nulla di questo continente e infatti siamo incappati in vie proibite e abbiamo dovuto dare i nostri jeans ai gendarmi come multa”.

Luigino ha partecipato anche, come racconta la biografia, alla prima spedizione italiana in Antartide, durata un anno. “Alla spedizione avrebbe dovuto partecipare Bernasconi che però si era fatto male – narra – e così sono capitato io che mi trovavo a New York perché di ritorno dall’Alaska, siamo partiti su una piccola barca e siamo rimasti tra i giacchi per un anno per questa spedizione ora classificata come una delle più grandi imprese navali, ma di cui fino a 10 anni fa non se ne parlava o quasi perchè era sotto segreto militare”.

Molte le avventure raccolte nelle 180 pagine di questo libro del quale Wieliski ha voluto scrivere la prefazione: un grande onore per il Ragno di Lecco dato che il celebre alpinista polacco ha spesso negato lo stesso privilegio ad altri famosi colleghi.