LECCO CHIAMA IL CILENTO:
DA NORD A SUD LA QUADRA
INTORNO AL TURISMO

PAESTUM (SA) – Dal punto di vista morfologico c’è poco in comune tra Lecco con il suo lago e le sue montagne e il parco nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni, che si trova in Campania a sud di Sorrento. Eppure dal punto di vista della progettualità, le due aree pur così distanti hanno molti punti in comune e per il momento è il sud a cavarsela meglio.

Cosa avvicina questi territori? La ricchezza di opportunità da trasformare in offerta turistica, qualcosa che va strutturato al meglio e portato a frutto. Una occasione da non lasciare sul piatto.

La ‘scoperta’ del Cilento – che non è il Salento della taranta (Puglia) come a volte capita di confondere – nasce dall’invito a un gruppo selezionato di editori di quotidiani on line, invitati a visitare quella terra. Una occasione anche di scambio professionale, di confronto sul mondo della pubblicità e di riflessione, in un momento particolare in cui al Ministero si stanno svolgendo gli Stati generali dell’editoria.

CONTARE SUI RICONOSCIMENTI INTERNAZIONALI E NAZIONALI
Ma torniamo in  Cilento che sembra decisamente avanti nel lavoro di sbozzamento delle proprie potenzialità di incoming. c’è un parco esteso di 1.810 km² a fare da filo conduttore per 8 Comunità montane e 80 Comuni, dagli Appennini fino ad allargarsi al Tirreno.
Trova forza in un marchio unico capace di attrarre importanti riconoscimenti da Unesco, Slow food, Legambiente.
Noi con l’Unesco noi ci abbiamo provato a Civate con san Pietro in monte e puntando a far valere l’immenso tesoro paleontologico delle Grigne, ma ci siamo arenati, così la grotta del Moncodeno è luogo di bravi speleologi, di studiosi portati dall’incessante lavoro di promozione del professor Andrea Tintori, paleontologo dell’Università di Milano, ma il turismo organizzato…
Vero ci sono le miniere, ma non si vedono in Valsassina file di pullman per le visite.

In Cilento invece, l’Unesco protegge perfino un bene immateriale come la ‘dieta mediterranea‘ codificata dall’americano Ancel Keys, docente universitario arrivato in Italia al seguito delle truppe degli Alleati durante la seconda guerra mondiale.

Keys si accorse della longevità degli italiani del sud, prese casa a Pioppi nel comune di Pollica (siamo sempre nel Cilento) e da lì si mosse in sette diverse nazioni affacciate sul Mediterraneo per far nascere la codificazione della dieta così come la conosciamo e ci viene insegnata a scuola.
Lui stesso ne è stato testimonial vivendo fino a 101 anni. Una lunga vecchiaia nel Cilento, terminata pochi mesi dopo il suo rientro nel Minnesota.

Una intera sezione del piccolo museo del mare di Pioppi ne parla. Il sito espositivo è una chicca ospitata in una villa affacciata al mare. Ricorda la nostra villa Monastero di Varenna. Qui una giovane guida originaria di Milano con passione aiuta a focalizzare alcune conseguenze dell’ingerenza sull’uomo nella sua interazione con il mare. A proposito lo sapevate che tra pesce e sale marino alla settimana ci mangiamo tranquillamente plastica quasi equivalente a una carta di credito? E tra le curiosità sapevate che le cernie, trasgender marini, nei primi anni di maturità sessuale sono femmine e negli ultimi all’occorrenza diventano maschi?

IMMIGRATI CHE PAGARONO PER LA LORO CITTÀ
L’area campana si avvale anche di preziosi reperti archeologici, 120 ettari in gran parte ancora da esplorare della città di Elea (oggi Velia), nata da emigranti turchi nel V secolo avanti Cristo: i Focei messi in fuga dalla guerra, scacciati dai Persiani. Commercianti navigatori, pare i primi a percorrere il Mediterraneo per scambiare merci, dopo la Corsica i Focei raggiunsero il Cilento, dove acquistarono dalle genti locali le terre prospicenti al mare per costruire la loro città con relativo porto.

Paestum conserva un tempio antico quasi intatto, qui un museo condotto dal giovane direttore il 39enne tedesco Gabriel Zuchtriegel sta interpretando un modo diverso di esposizione: “Il museo di sito racconta la storia cercando l’identità del posto, approfondendola con un percorso di ricerca continua. Al contrario dei grandi musei che tentano di dominare la storia, noi ricerchiamo anchei protagonisti assenti dalle narrazioni epiche: le donne, gli schiavi, i ragazzi ritenuti di secondo piano nelle società ellenico-romane fortemente maschiliste”. Fasce sociali fondamentali e imprescindibili per l’organizzazione e la produttività e la struttura delle città di allora.

VIAGGIO AL CENTRO DELLA TERRA. IL BIGLIETTO UNICO
Le grotte. Mentre noi quasi le nascondiamo, per visitarle bisogna prendere appuntamento, non abbiamo accessi turistici. A Pertosa da 30anni le si sfruttano a scopo turistico. Qui c’è un fiume sotterraneo navigabile per  alcune decine di metri con barche condotte attraverso fili appesi alle pareti. Il sito è appaiato a un museo vivo che sembra una postazione come ne abbiamo viste all’Expo di Milano.

Meglio conservate quelle di Castelcivita, forse perché di più recente sfruttamento, sono condotte da un privato appassionato Felice Iorio. E’ lui a portare i visitatori lungo i meandri visitabili descrivendone la geologia, la storia indicando con la sua torcia dove la natura ha creato in maniera spontanea forme per noi riconoscibili. Grotte conosciute fin dai tempi dell’ homo di Neanderthal e poi dall‘homo sapiens. Nella profondità della terra si capisce il valore del tempo, dell’immenso patrimonio naturale ricevuto in eredità dal passato con stalagmiti e stalattiti che impiegano dieci anni per allungare di un centimetro il loro percorso verso il suolo o verso il soffitto.

 

 

 

 

Un biglietto unico permette l’entrata ad entrambi i siti.

Non manca al Cilento il fattore uomo, importante tanto quanto le sue risorse naturali e storiche. Dovunque l’ospitalità è morbidamente immediata, semplice e diretta. Qui il turista si sente accolto quasi a casa propria. Una bella sensazione.

E poi il cibo. Molti paesi si sono organizzati con un proprio prodotto dop, tipico, i ceci di Cicereale, il fagiolo di Controne, il maracuoccio (quasi un pisello) di Lentiscosa e poi la più diffusa l’oliva salalella. Sono tutti presidi Slow Food.
E non ne fanno mistero, lo propagandano, lo spiegano al mondo, coinvolgono giornali di tutto il mondo, da quelli americani a quelli europei, asiatici e africani.

Qui da noi, in provincia di Lecco, gli elementi da mettere insieme per potenziare l’offerta non mancano, l’orrido di Bellano, il Forte di Fuentes, il Lavello, San Pietro al monte di Civate, il lago, le miniere, le Alpi orobiche e tanto altro. Già Slow Food ha adocchiato alcuni nostri prodotti come il miele di alta montagna, la capra orobica, i formaggi.

TUTTI INSIEME, UNA FORZA
Nel parco del Cilento si nota in filigrana una organizzazione strutturale dietro le quinte, ma non è stato, né è, semplice neppure per loro. Lottano e continuano a fare i conti con  l’individualismo, in Italia è una ‘malattia’ diffusa. Per fortuna uomini e donne con idee chiare e progetti unitari in testa si stanno impegnando per rendere l’offerta turistica sempre più sistemica. L’unione fa la forza ricorda Bartolo Scandizzo, editore del giornale locale Unico settimanale, uno dei protagonisti dell’innovazione nel parco campano.

E la loro forza sta nelle soluzioni originali capaci di valorizzare ogni aspetto che conta. Una offerta turistica tarata sui tempi lenti, quelli non predatori.
Ritmi che arricchiscono il visitatore e il territorio che lo ospita, trasformando tutto in un piccolo paradiso in terra, dove assaporare il cibo, le grotte, il mare, la Storia. Alla fine staccarsene è difficile, come racconta Bisio nel film “Benvenuti al Sud” che non a caso è stato girato proprio da queste parti: a Castellabate.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Di gente appassionata come Scandizzo (a sinistra nella foto sopra), come Iorio, come Filomena Chiappardo, assessore di Padula fiera paladina del biglietto unico per luoghi diversi, di Giovanna Scarano seduta sul tesoro ancora da sbocciare di Velia, di Valerio Calabrese (a destra nella foto sopra) che dirige a Pioppi la perla museale, di Zuchtriegel, per fortuna qui a Lecco ce ne sono, seppur ancora isolati. Per questo l’obiettivo di replicare il miracolo cilentano è più che una speranza.

La spinta propulsiva potrebbe arrivare dalle Olimpiadi invernali, ma pure da Lecco 2020 con il rinnovo amministrativo del capoluogo che può offrire una ulteriore occasione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tutte le foto sono coperte da copyright, alcune di queste gentilmente concesse dal quotidiano on line Rugo Live