MEDITAZIONE DON G. MILANI:
SANTA FAMIGLIA DI GESÙ,
MARIA E GIUSEPPE

Il brano che ci è offerto in questa festa della Sacra Famiglia è piuttosto complesso subito dall’inizio del suo ritaglio: Luca infatti parla della “loro purificazione” mentre la legge pareva prescrivere quella della sola mamma. Mette forse conto si precisi di che cosa si parli col la purificazione; il nostro pretendere immediato ci volgerebbe ad alcunché di sporco, inquinato: ben lontano! Si tratta invece – nella visione biblica – del sacro, che come tale deve stare ‘separato’. È sacro tutto quanto ha legame con il sangue (la vita) e deve essere ‘riscattato’, allontanandolo, piuttosto riferendolo all’origine che è il Signore: lui dà la vita. Qui allora la purificazione, come pare abbia spiegato già Origene, accomunerebbe la purificazione rituale della mamma e il riscatto del piccolo Gesù che, primo nato, era “sacro al Signore”. Ma non mette conto troppo dilungarci su questione minuta.

Nella festa della Sacra Famiglia (ch’è subito anche di tutte: nella festa dovrebbero saper riconoscere la propria vocazione santa nel disegno-dono del Signore) mi piace leggere l’episodio nella storia, in quel compiersi nel tempo; leggo: “portarono il bambino a Gerusalemme”, qui senza la precisazione del soggetto (lo troviamo risalendo al v. 16 e ritorna al 33): sono i genitori, tutt’e due! C’è anche Giuseppe, tanto spesso tacitato, ma pure lui, lo vedremo subito anche in sintonia di emozioni e sentimenti con la sua sposa; benché fosse solo la donna che doveva presentarsi alla tenda, pagare i cinque sicli d’argento (poi volti nel capretto e nella colomba o nelle due tortore o colombe); ma – è bello notarlo – la famiglia la vediamo qui esemplarmente delineata in unità concorde. Il centro del brano (dell’insegnamento) è certamente il Signore Gesù e la sua missione, ci è richiamato dalla figura di Simeone che compie gesti sacerdotali e dichiara, sull’impulso dello Spirito santo, la salvezza in quel piccolo che altri non riesce che a scorgere, magari con tenerezza, come uno tra tanti recati ritualmente al tempio. In Gesù, col breve e intenso cantico, Simeone legge l’inveramento di una speranza antica e solo profeticamente riconosciuta nell’umiltà di quanto invece appare agli occhi.

“Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui”. Interpretiamo bene lo stupore, che ci è segnalato dal vangelo, anzi avremmo da parteciparvi. Così segnalato, non è semplicemente lo stupore meravigliato che prende quei due giovani: si stanno aiutando a compiere le prescrizioni della sacra legalità della loro tradizione religiosa, sono implicati, posti al centro di gesti singolari, la meraviglia si unisce a quella gioiosa e profetica del vecchio Simeone. Ma il meravigliato stupore è per il nuovo segno della presenza potente del Signore verso quel loro bambino e verso loro stessi. La loro vita già era stata segnata da comunicazioni angeliche nel vigore profetico di annunci divini: quella forza continuava a seguirli. Quella era la famiglia di Gesù, attorno a Gesù, ma non è difficile trovare suggerimento riflessivo sul dono umano e di grazia che è dentro il disegno del Signore sulla famiglia, su ogni famiglia.

 

Don Giovanni Milani