RELIGIONI, LA MEDITAZIONE
DI DON GIOVANNI MILANI.
3ª DOMENICA DOPO PENTECOSTE

È da intendere bene l’argomento del nostro brano evangelico, infatti fa riflettere, più sul matrimonio, che non sul divorzio; cerca di richiamare il pensiero di Dio, non la debolezza degli uomini. Direi anzi ci porta a riflettere alla radice, alla immagine – non è cosa da poco – di Dio che il matrimonio esplicita in modo pieno.

Alla domanda (farisaica o no, secondo i codici) sullo sciogliere la donna dall’uomo, sul divorzio, Gesù risponde con un’altra domanda: “Che cosa vi ha ordinato Mosè?”. Qui, come sempre, il Signore cerca di guardare non immediatamente la norma, ma il suo senso; tenta portare a riflessione, a scovare, non tanto il quesito in termini giuridici, piuttosto a quanto la Legge, concretizzata nel precetto, nella regola, voglia indicare all’uomo.

Così, più in generale, siamo invitati a pensiero più profondo dei nostri comportamenti morali; a leggerne, per capirne il senso, il beneficio, l’aiuto personale che apportino, per poi orientarci ad operare le nostre scelte, non per puro ossequio alla norma, invece per crescere, per tonificare la nostra persona. Andare appunto al senso: “Questa norma che cosa vuol insegnare, quale beneficio, il suo ossequio, mi vorrebbe donare?”.

Gesù, con il riferimento a Mosè, tenta di indurre appunto al senso, vuole si vada, non alla interpretazione giuridica, ma al principio (che non si applica all’eccezione) ma deve scavare l’origine, proprio il significato; non dunque il divorzio, soluzione del legame originario: il senso è quello del matrimonio in cui si stabilisce, non solo relazione tra un uomo e una donna, ma si scopre l’immagine (in qualche modo la presenza, il segno) di Dio. Mosè è autore della Legge, la Torà, innanzitutto Genesi. Lì troviamo il gesto originario della creazione che stabilisce l’uomo “immagine e somiglianza” di Dio.

Troviamo cioè che l’uomo è creato con lo stesso principio, l’amore, che tiene insieme, dà senso – lasciatemi dire – a Dio stesso. Proprio così, allora ci accorgiamo, si stabilisca lì, anche il senso per l’uomo (con riferimento immediato ad esserne copia, certo imperfetta; non è mica trina!). L’uomo è immagine e somiglianza di Dio, non solo nella singolarità della persona, ma – limpidamente espresso in genesi – nella pienezza della coppia in cui si esprime direttamente la forza espansiva dell’amore anche nel generare (“Crescete e moltiplicatevi”).

È al matrimonio e alla sua provvidente ricchezza cui dobbiamo pensare: è quello il dono, in cui è stabilito l’origine dal Creatore. Se poi Mosè ha aggiunto altro, è “per la durezza del cuore” dice Gesù che precisa “per voi” ha scritto questa norma. Loro sono duri di cuore come non può essere il discepolo, loro sanno guardare solo la lettera, non il senso vero della Legge; non può essere così per il discepolo.

Nel nostro tempo di legami labili, vediamo quanto anche questo del matrimonio subisca violazione e produca sofferenza nel tradire non solo l’uomo e la donna, ma il senso primo di immagine di Dio che è l’uomo, segnatamente nella coppia, l’espressione umana originariamente più alta dell’amore.


Don Giovanni Milani