SESTA DOMENICA DI PASQUA:
MEDITAZIONE DI DON G. MILANI

Il Signore Gesù, negli accorati discorsi dell’ultima cena, non riesce a comunicare la pienezza della sua dedizione: gli apostoli non saprebbero accogliere e comprenderne il senso: il suo comunicare è qui per allusioni, ma sarà lo Spirito santo – il Paraclito, già annunciato, che lui invierà, consumato il sacrificio e la vittoria sulla morte – li renderà capaci di capire e “portare il peso” di quanto Gesù stesso sta per affrontare per amore del Padre e la salvezza degli uomini. Dopo la sua morte con l’innalzamento glorioso (così lo descrive Giovanni che lo rende tutt’uno con la risurrezione) “lo Spirito di verità guiderà a tutta la verità”. Penso proprio qui, nello Spirito santo, il Signore ponga l’aiuto ad interpretare i fatti della salvezza passati attraverso la croce, ma ancora più con quel “vi annuncerà le cose future”, voglia significare l’accompagnamento dello stesso Spirito nel cammino degli apostoli, il cammino della Chiesa.

L’accompagnamento della Chiesa da parte dello Spirito, non è un’azione sua esclusiva e autonoma, ma sarà grazie al sacrificio che Gesù, figlio dell’uomo – incarnato – ha potuto realizzare nel piano divino di salvezza: “Egli (lo Spirito santo) mi glorificherà perché prenderà da quel che è mio e ve l’annuncerà”. Ma quanto è del Figlio, di Gesù è anche del Padre; lo Spirito attuerà dunque, nella sua azione ispiratrice ai cuori e alla Chiesa, il dono trinitario della salvezza dal peccato per l’umanità intera attraverso la Chiesa, i discepoli.In quel: “mi glorificherà”, c’è appunto il voler rendere esplicita alla comprensione degli apostoli, ed a noi fedeli, il senso glorioso, il successo di grazia, che, passando dall’umiliazione di croce e morte non è certo così evidente ai correnti canoni mondani. Il momento storico in cui si trovano i discepoli è difficile, ma è solo un passaggio (“un poco ancora”) e la tristezza di una momentanea perdita sarà mutata in gioia.

La morte di croce è simile – l’immagine ce la dà lo stesso Gesù – ad un parto con tutto l’accompagnamento d’ansie e speranze; l’ansia triste degli apostoli cui è tolto Gesù è simile a quella incombente sulla partoriente, ma la gioia della vita supera tutto. La vita che Gesù ci dona, con il passaggio di morte e risurrezione, è dono di tale profondità e luminosa grandezza, da oscurare ogni tristezza: è la vita di Dio: noi suoi discepoli ne abbiamo dono, dono di una ricchezza che ci afferma nella gioia, la gioia della pienezza divina.

 

Don Giovanni Milani