SOLENNITÀ DELL’ASSUNZIONE
DI MARIA IN CIELO:
MEDITAZIONE DI DON G. MILANI

Non possiamo che avere gioia in cuore in una solennità come questa in onore di Maria: ci rallegriamo della sua luminosa grandezza, e pure della profezia che è per noi la sua assunzione al cielo. È bello, nel noto brano del vangelo, intuire l’attesa, tutta femminile, di serbata confidenza verso la “gestante annosa” e tenuta in cuore nel lungo, pur affettuosamente sollecito viaggio, poi invece scoprire che la grazia del Signore ha anticipato delicati segreti, con l’irrompere gioioso dello Spirito, in questo incontro che intreccia profezie per tutti i tempi, dove a Maria pareva solo dover intrattenere spirito confidente di carità collaborativa tra due madri nei loro pensieri ed affetti. Il centro della celebrazione, dal punto di vista delle Scritture proposte, è certamente il canto di lode e liberazione di sentimenti grati che Maria innalza – noi siam usi chiamarlo con il suo incipit latino di “Magnificat” –; dove possiamo gustare, sentendola adempiuta oggi nel nostro cuore, la profezia che anche per noi solennemente si compie: “Tutte le generazioni mi chiameranno beata”.

Ma in questo trionfo di grazia che ci fa contemplare la Madre di Dio (e nostra: ne vibriamo di gratitudine gioiosa) mentre sale al cielo in dono singolare che già le innalza anche il corpo facendolo glorioso; la nostra riflessione, singolarmente lieta, ci porta a quanto tutto questo mistero sia profezia già qui adempiuta in Maria e rilanciata al nostro futuro di quella primizia – come la dice Paolo – che è il Cristo risorto. Il frutto della risurrezione del Signore Gesù ci è mostrato in realizzazione incipiente e concreta – e insieme promessa per il nostro futuro – in questo mistero
mariano che, se innalza l’umanità integra e luminosa di Maria, chiama promessa di risurrezione – un giorno – anche per la nostra umanità fragile, anche per noi fatta gloriosa, proprio dalla croce-risurrezione di Gesù e oggi mostrataci nella Madonna.

Tutto il magnificat è canto alla grazia, al dono, del Signore, non solamente mirato a Maria, ma proprio a tutte le nostre esiguità umane che si rivolgono a lui e trovano esaltazione proprio nel suo sguardo benevolo e potente che lancia “di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono”. Festa d’umanità e d’intreccio divino nell’esito al cielo della Madre del Signore, ma anche per noi tutti contemplazione davvero gioiosa, quasi di confidenza e famigliarità che la provvidenza del Signore con delicata insinuazione ci dona a conforto e sollecitazione di bene per la nostra vita anch’essa orientata al cielo come a sua meta ultima e vera.

 

Don Giovanni Milani