STORIE DELLA LINGUA ITALIANA:
FINCHÉ C’È QUALCOSA
C’È SPERANZA…

alberto sordiPietro Chiocca, alias Alberto Sordi in “Finchè c’è guerra c’è speranza”, è un commerciante milanese di pompe idrauliche convertito al commercio internazionale di armi, ben più lucroso.

La mobilità sociale affinata dall’arricchimento ai danni dell’indebolimento altrui, riscatterà economicamente la situazione di Pietro. Il tale godrà di miglior fortuna nei Paesi dilaniati dalle peggiori sfortune. Un vero e proprio mercante di morte, ma ricco. Ebbene se la ricchezza equivalesse alla felicità, Pietro sarebbe stato uno tra gli uomini più felici al mondo, ma lo sdegno dei suoi familiari gli fece pensare di tornare al suo vecchio lavoro.

Le comodità piacciono a tutti, Pietro e famiglia compresi, così piuttosto che costringersi a rinunciarvi, preferiranno tutti ignorare l’origine dei propri guadagni. Pietro diventerà quindi un accumulatore seriale di morti, conscio del fatto che “finchè c’è guerra, c’è speranza”. Le morti altrui diverranno la fortuna di Pietro.

ciceroneUn altro personaggio non la vedrà allo stesso modo: Cicerone, famoso filosofo e oratore romano, definito da una condotta più positiva, il quale nel I secolo a.C coniò l’espressione “Aegroto dum anima est, spes est” e vivrà guidato dal buon senso. Male versus bene. Non è più la guerra a dare la speranza, ma la vita.

Morte vs vita. Negativo vs positivo. Inferno vs paradiso. Nero vs bianco. Freddo vs caldo. Ying vs yang. Diavolo vs vino santo. Monaca di Monza vs Lucia. Don Rodrigo vs Renzo. Golia vs Davide. Guerra vs pace. Ligabue vs Vasco. Rifatte vs naturali. Infoltiti vs riportati. Ottusi vs acuti. Integratori vs bucatini.

La massima di Cicerone dichiara che “finché c’è anima, c’è speranza”, poi affinata nella più recente e comune “finchè c’è vita, c’è speranzasecondo cui non bisogna mollare, basta un fiato, un’esortazione, per non darsi per vinti.

 Martina Panzeri

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