LECCO – Dopo due anni di celebrazioni in forma ridotta, Lecco torna a celebrare la Festa della Repubblica con una cerimonia aperta al pubblico, alla presenza del Prefetto dei Lecco Sergio Pomponio, del sindaco di Lecco Mauro Gattinoni e della presidente della Provincia di Lecco Alessandra Hofmann.
Le celebrazioni hanno preso avvio alle 9.30 in Lungolario Isonzo, con la cerimonia dell’alzabandiera. Alle 10 il corteo si è spostato in Piazza Garibaldi per la cerimonia istituzionale, in cui agli interventi delle autorità hanno fatto seguito la lettura del messaggio del Presidente della Repubblica e la consegna delle onorificenza dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana; celebrazione allietata dall’intrattenimento del Corpo Musicale A. Manzoni di Lecco, diretto dal Maestro Davide Spreafico. La celebrazione istituzionale si concluderà con la cerimonia dell’ammainabandiera, prevista per le 17.
In conclusione di giornata, alle 21, in piazza Garibaldi si terrà il concerto della Repubblica organizzato da Lecchese Turismo Manifestazioni. In caso di maltempo la cerimonia e il concerto si terranno in sala don Ticozzi.
DI SEGUITO GLI INTERVENTI DI PREFETTO E SINDACO:
76° anniversario della Fondazione della Repubblica Italiana
Desidero anzitutto porgere un saluto di benvenuto a tutti, cittadine e cittadini lecchesi, che hanno accolto l’invito a partecipare alla cerimonia di celebrazione del 76’ anniversario della Repubblica Italiana.
Grato al Sindaco di Lecco ed alla Presidente della Provincia, per il loro indirizzo di saluto, ringrazio i Sindaci, gli amministratori locali, i rappresentanti delle istituzioni, le autorità civili e militari, i giovani alunni dell’Istituto comprensivo di Lecco-1 e le loro insegnanti, che apportano un contributo di vivacità e di allegra spensieratezza, che ben si addicono al compleanno di una signora, carica sì d’anni e di storia, ma eternamente giovane nella sua capacità di continuamente rinascere.
Come accade finalmente oggi, in questo 2 giugno 2022, nel quale si torna a festeggiare, in piazza, la nascita della Repubblica, tutti insieme, dopo il biennio orribile dell’emergenza sanitaria, che ci ha portato via il sorriso e l’affetto di decine di migliaia di italiani, amici parenti conoscenti, alla cui memoria corre il nostro pensiero, ancora attonito ed incredulo.
Con la consueta chiarezza ed icasticità del Suo alto magistero, il Presidente Mattarella ha elencato, tra le sfide del nostro tempo, dapprima quella legata all’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Lungi dal voler sottolineare didascalicamente i plurimi spunti di riflessione che il messaggio del Capo dello Stato ha consegnato a ciascuno di noi, ritengo di soffermarmi brevemente soltanto su quest’ultimo aspetto.
La ripresa post pandemica non credo infatti potrà essere tale se coinvolgerà soltanto i profili economici e produttivi, se sarà misurata esclusivamente in valore aggiunto al prodotto interno lordo.
Essa, pertanto, dovrà essere fondata sui valori democratici (dialogo – confronto – partecipazione attiva – xenia – accoglienza), ossia sulla resilienza di tutto ciò che appartiene al novero dei rapporti umani, perché la democrazia è uno status naturale, perché l’uomo è naturalmente un animale sociale e la democrazia è la più naturale espressione politica della socialità, socialità che non è sopraffazione, ma apertura al dialogo con le culture e le diversità (e quindi accoglienza, integrazione, sviluppo).
Nell’ambito delle moderne democrazie occidentali, carattere peculiare del nostro sistema democratico è il costante confronto tra lo Stato, gli Enti territoriali, a cominciare dai Comuni, il multiforme mondo dell’associazionismo e del volontariato. Un confronto che nel nostro Paese nasce dapprima come dialogo, ed è una sorta di primogenitura culturale, perché la cultura ne imprime la nascita, ove si rifletta sul fatto che la nostra società, persino quando si è posta di fronte al sacro, ha scelto il linguaggio delle immagini per tradurre anche l’Invisibile, nella consapevolezza che avrebbe dovuto quantomeno confrontarsi, seppure non dialogare, con quest’ultimo.
Ma il confronto, che è dunque la sostanza e l’anima della democrazia, chiama in causa e presuppone il principio identitario: la consapevolezza di sé stessi, delle istituzioni, dell’onore e del senso di appartenenza e, ovviamente, della dignità della carica e delle conseguenti responsabilità. Insomma di tutto ciò che è proprio, caratteristico, essenziale della funzione pubblica e dell’essere cittadini.
Non c’è istituzione senza responsabilità, né potere senza coscienza del dovere. Non c’è giustizia senza realizzazione del bene comune, che è l’orizzonte ultimo verso cui tendere la propria azione (in quanto istituzioni pubbliche, ma anche in quanto cittadini. Proprio come questi nostri concittadini, i cui meriti conseguiti in una vita di lavoro o in occasione dell’emergenza pandemica sono stati riconosciuti con l’onorificenza dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana).
Ma tutto ciò passa attraverso la consapevolezza che le difficoltà che si frapporranno in questo singolare cammino di perfezione civica non potranno costituire un alibi per il disimpegno, poiché ogni singolo gradino di questa scala di accesso è in sé perfetto, ossia racchiude nelle sue potenzialità quella sensazione inebriante di percepire l’infinito in un istante.
Con questo obiettivo ben chiaro, mi congedo da Voi, augurando a tutti di contribuire, come cittadini singoli e associati, alla realizzazione del bene comune, nell’interesse di Lecco, dell’Italia e dell’Unione Europea.
Buona Festa della Repubblica
Sergio Pomponio
Prefetto di Lecco
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Saluto del Sindaco di Lecco per il 2 giugno 2022
nel 76° anniversario della fondazione della Repubblica Italiana
Buongiorno a tutti,
Buongiorno a Sua Eccellenza il Signor Prefetto di Lecco dottor Sergio Pomponio, alla Presidente della Provincia di Lecco Alessandra Hofmann e a tutte le rappresentanze e le autorità civili, militari e religiose presenti quest’oggi nel 76° anniversario dalla nascita della Repubblica Italiana.
Un caro saluto ai cittadini lecchesi che partecipano a questa cerimonia istituzionale che vedrà il significativo momento della Consegna delle Onorificenze dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Un ringraziamento al Corpo Musicale A. Manzoni di Lecco che ci accompagna oggi.
Il 2 giugno rappresenta un’occasione di festa per tutti noi, un momento per fare memoria di quello storico voto che permise ai cittadini italiani di scegliere la forma dello Stato democratico che nasceva sulle ceneri di una terribile guerra e di un lungo regime autoritario. Un referendum istituzionale che fu la prima votazione a suffragio universale indetto in Italia, con la partecipazione delle donne che, fino ad allora, erano escluse dal processo democratico.
Ieri sera, proprio su questo palco, ho accolto un centinaio di giovanissimi studenti lecchesi in occasione del compimento della maggiore età: come ormai da tradizione, a ciascuno di loro il Comune di Lecco ha voluto consegnare una copia della Costituzione della nostra Repubblica. A loro ho voluto ricordare proprio l’importanza del voto, l’imprescindibile strumento di funzionamento delle democrazie, ma anche l’importanza di essere cittadini consapevoli, responsabili, informati.
Impossibile in questa ricorrenza non rivolgere un pensiero a quanto sta succedendo nel nostro continente europeo: pertanto, al centro del mio intervento della vigilia del 2 giugno, ho voluto porre particolare attenzione all’articolo 11 ricordando come esso stabilisca l’imperativo del ripudio della guerra come strumento di risoluzione dei conflitti dopo una guerra che aveva devastato le popolazioni e che aveva visto tanti giovani perire. Come disse il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, figura cui è intitolato proprio lo spazio civico di Germanedo dedicato ai giovani, “Dietro ogni articolo della Carta Costituzionale stanno centinaia di giovani morti nella Resistenza. Quindi la Repubblica è una conquista nostra e dobbiamo difenderla, costi quel che costi.”
Il ripudio della guerra è seguito dal tema più che mai attuale della promozione delle organizzazioni internazionali, della cessazione delle sovranità nazionali a favore del bene comune, del favorire la pace e la giustizia attraverso un costante lavoro di dialogo e diplomazia. È qui che trova casa il principio fondante della nostra Unione Europea, un’istituzione certamente da riformare ma assolutamente da difendere e di cui la nostra Repubblica ha posto le basi della sua costituzione.
L’aggressione russa all’Ucraina ha posto alcuni temi da tempo rimandati come prioritari: una maggiore integrazione può e deve essere auspicabile affinché la nostra Unione possa affrontare le sfide che ha davanti e poter costruire una propria difesa, autonoma e indipendente. Desidero, a questo proposito, ringraziare le nostre Forze Armate che ogni giorno sono impegnate nella tutela e nella promozione della sicurezza di tutti i cittadini.
La nostra Repubblica è oggi chiamata a questo duplice grande sforzo: contribuire a migliorare il livello sovranazionale e, allo stesso tempo, rafforzare il legame con i territori a partire dalla cellula più piccola ma forse anche più importante: i comuni. L’unità della Nazione non può esserci se non vi è unità delle comunità e nella comunità stessa, se non si tutelano le differenze in chiave di ricchezza, se non si favoriscono le identità tradizionali e lo scambio culturale, se ci si racchiude in campanilismi antistorici e se si dimentica il tessuto storico e sociale da cui proveniamo.
Impegnarsi per la Repubblica vuol dire spendersi per la res publica, la cosa pubblica, ciò che è di tutti e da tutti deve essere protetto. Vuol dire sentire la responsabilità di mettersi in gioco, la vocazione a : oggi, invece, assistiamo sempre più a una disaffezione alla politica che sempre più spesso sfocia nel disinteresse, nelle bassissime affluenze alle elezioni, alla totale assenza di candidati a ricoprire i ruoli fondamentali per il funzionamento dello Stato. Sempre più spesso assistiamo a Comuni commissariati per mancanza di aspiranti Sindaci, a mancanza di volontari che si prendano cura di un pezzetto di città, alla scarsa partecipazione ai processi democratici. “Una delle offese che si fanno alla Costituzione è l’indifferenza alla politica” ci ricorda Piero Calamandrei, autore di uno dei più bei discorsi sulla Costituzione rivolto ai giovani: davanti a questa impassibilità noi membri delle Istituzioni siamo chiamati a interrogarci e ad agire, a offrire maggiori occasioni e modalità di partecipazione, a intercettare le richieste, le esigenze e i desiderata dei cittadini, in primis delle nuove generazioni, le quali hanno dimostrato di avere a cuore il futuro del pianeta e di voler riscoprire l’essere comunità dopo un’epoca di individualismo.
E ai giovani ho rivolto e rivolgo ancora oggi questo appello: prendetevi cura della nostra Repubblica, siate protagonisti del cambiamento, osate perché l’Italia che stiamo costruendo oggi sarete voi a viverla domani. Viva l’Italia, viva la Repubblica, viva il 2 giugno!
Grazie.
Mauro Gattinoni
Sindaco di Lecco