75° DELLA LIBERAZIONE:
CERIMONIA RISTRETTA A LECCO,
CITTÀ MEDAGLIA D’ARGENTO.
I DISCORSI DELLE AUTORITÀ

LECCO – Cerimonia ristretta ma con un significato profondo quella odierna per il 75° anniversario della Liberazione. Il sindaco di Lecco Virginio Brivio, il presidente della Provincia Claudio Usuelli e il sottosegretario di Regione Lombardia Antonio Rossi si sono ritrovati questa mattina, dopo la messa celebrata in basilica, per rendere onore ai caduti al monumento in largo Montenero.

Presenti anche il rappresentante dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia Enrico Avagnina (che ha letto il Decreto di conferimento della Medaglia d’argento al Comune di Lecco per l’attività partigiana) e il presidente di Assoarma Filippo Di Lelio.

Le parole del presidente Anpi Lecco Enrico Avagnina

Il discorso del sindaco Virginio Brivio

Non c’è nessuno di noi che non colga lo stridente contrasto tra la Festa della Liberazione e la libertà condizionata alla quale ci sta costringendo il coronavirus. Voglio premettere che non ho condiviso sin dall’inizio la simmetria e le similitudini tra l’ultima guerra e questa pandemia. Capisco la necessità di semplificare per dare sostanza alla tragedia del secolo scorso e alla sciagura universale di questo tempo. Capisco anche i richiami all’economia di guerra per certe analogie che saranno ancora più esplicite nei giorni che verranno, ma un conflitto mondiale è profondamente diverso da una pandemia. Troppe le differenze su ogni piano per avvicinare e drammatizzare una situazione che è già drammatica di per sé.

Le bombe di allora sono assai lontane, per nostra fortuna, dalle pur crudeli giornate di oggi

Non si tratta di contare i morti, di stilare statistiche, ma di distinguere le valutazioni storicizzate con la luttuosa cronaca del presente. Semmai è utile tornare sulla premessa, per cogliere il forte anelito alla libertà dopo il ventennio fascista e la legittima rivendicazione della libertà individuali, ereditate e fondamento di quella carta costituzionale che nacque in quelle lotte e in quelle temperie. In questi ultimi giorni si vanno moltiplicando le voci di chi, richiamandosi alla prima parte della costituzione arriva persino a immaginare una deriva totalitaria della nostra democrazia. Capisco lo spirito, ma fatico a condividere i toni e anche richiami giuridici. È vero che il diritto alla salute viene contemplato negli articoli successivi rispetto al capitolo dei diritti individuali, ma non è tempo di stilare sommarie graduatorie. La Costituzione va interpretata e declinata nel contesto nel quale opera e chi mai avrebbe prefigurato un fenomeno così devastante e universale? Più semplicemente cosa ci facciamo delle libertà di muoverci e operare se viene meno la salute, se la vita stessa ci sfugge di mano, se la morte ghermisce larghe fette di popolazione? Sono altresì convinto che lentamente le briglie vadano sciolte ma, non essendo né in Cina né in Corea e neppure in Danimarca, credo che le nuove misure debbano tener conto del temperamento dei nostri connazionali, dalle Alpi al Mediterraneo.

Il ritorno all’attività è fondamentale ma deve procedere di pari passo con la scienza che a sua volta mostra di non avere certezze. Fino a qualche giorno fa l’organizzazione mondiale della sanità riteneva probabile una nuova ondata del virus a ottobre: ora la considera certa! 

Ci sono interessi generali che devono conciliarsi con quelli particolari, altrimenti non ne usciamo dalla cappa di questa stagione infernale e credo che un sacrificio oggi, personale e collettivo, ci  sarà restituito domani. Mi rendo conto di aver toccato un argomento sensibile, ma non me la sento di evocare l’afflato liberatorio del 25 aprile, se io per primo non lo coniugo con il fenomeno che siamo chiamati ad affrontare. Piuttosto c’è da ricordare che quei valori conquistati nella lotta di resistenza non possono essere contagiati da nessun virus, perché sono entrati nelle viscere della storia e soprattutto nel nostro popolo. Vale la pena di ricordare come una delle parole più frequentate in questo periodo sia resilienza, non a caso sinonimo di resistenza cioè la capacità di sfidare con tenacia e duttilità il nemico, consapevoli che in gioco c’è la nostra vita, quella dei nostri cari, quella dei nostri concittadini (atteggiamento ben espresso nel decreto di riconoscimento della medaglia d’argento al valor militare alla città di Lecco). Ma vi è di più: come non cogliere il ponte generazionale tra i combattenti di allora e gli anziani che ci lasciano in questa apocalittica congiuntura? Se ne sta andando la generazione dei ricordi, della memoria collettiva, della saggezza oltre che quel patrimonio di affetti che permette di passare da un secolo all’altro senza traumi, senza rotture, senza cesure. Occorre ritrovare l’unità di popolo che è valore lontano da un momentaneo concetto di unanimismo che non può essere mai un caposaldo della democrazia.

So che continueremo a dividerci per opinioni e appartenenze, ma so anche che la consapevolezza del presente può aiutarci ad evitare facili strumentalizzazioni e, soprattutto, a non mettere in campo quella acrimonia, non dico odio, che per molti anni ha inquinato la vita pubblica e politica del nostro paese. La mia non vuole essere una mozione allo stare insieme a tutti i costi, ma una mozione agli affetti: perché l’umanesimo non deve avere colore se non quello ambìto da ciascuno di noi e dal profondo del cuore, di un arcobaleno che solchi il cielo di Lecco e del nostro paese e
incroci il tricolore, nelle nostre case e nelle nostre istituzioni.

L’intervento del presidente della Provincia Claudio Usuelli

Mai avremmo immaginato di celebrare il 75° anniversario della liberazione in una maniera così insolita. Quest’anno l’anniversario del 25 aprile cade infatti nel pieno della grave situazione di emergenza creatasi a causa del Coronavirus. Perciò, adeguandoci alle disposizioni in vigore per il contenimento del contagio, evitando ogni forma di assembramento, la tradizionale cerimonia istituzionale è stata organizzata in forma ridotta, con un programma religioso e civile molto essenziale, avvalendosi anche delle tecnologie per raggiungere il più possibile la popolazione e gli amministratori di tutti i Comuni.

Il 25 aprile 1945 ha rappresentato per il nostro Paese la fine della tragica esperienza della Seconda Guerra mondiale, che ha comportato per gli italiani anni di tragedie e sofferenze. Le conquiste civili e politiche, lo sviluppo economico e sociale negli anni del Dopoguerra discendono direttamente da quella liberazione, ottenuta grazie al decisivo apporto delle formazioni partigiane, dei soldati e dei militari, della popolazione civile, che ha permesso la riconquista dell’indipendenza, della libertà e della dignità: una preziosa eredità da difendere e tutelare a ogni costo. L’Italia è risorta grazie al sacrificio di quanti hanno combattuto; da quel sacrifico è nata una nuova democrazia fondata sulla partecipazione dei cittadini, sul lavoro, sulla giustizia sociale, sul rispetto della persona umana e dei suoi diritti, sull’uguaglianza nei diritti e nei doveri. A tutti coloro che il 25 aprile 1945 ci hanno restituito un Paese libero e democratico va dunque la nostra profonda riconoscenza, insieme alla solenne promessa che non dimenticheremo mai il loro nobile sacrificio.

Oggi purtroppo stiamo vivendo un’altra guerra, contro un nemico invisibile che ha lasciato sul campo molte vittime, che ci ha costretto a cambiare radicalmente le nostre abitudini e a limitare al minimo indispensabile i contatti sociali. Siamo di fronte a una vera e propria emergenza sanitaria, sociale ed economica, che lascerà un segno indelebile nella nostra quotidianità. Dobbiamo innanzitutto rivolgere un pensiero particolare alle vittime di questa nuova guerra e ai loro familiari, addirittura privati della possibilità di salutare i loro cari e di dare loro degna sepoltura.

Poi dobbiamo esprimere alcuni doverosi ringraziamenti: ai soccorritori, al personale medico, infermieristico e sanitario, da subito in prima linea per affrontare questa situazione di emergenza senza precedenti, sacrificando tempo, salute e affetti; ai Sindaci e gli amministratori del territorio, i generali che sono sempre sulla prima linea del fronte e che stanno svolgendo un enorme lavoro nei loro Comuni, dando prova di grande disponibilità e spirito di servizio; al sistema di Protezione civile e a tutti i volontari che quotidianamente si mettono a disposizione dei loro Sindaci e sono impegnati in diversi servizi a favore della collettività; a tutti i cittadini, che con grande senso di responsabilità si sono attenuti alle varie disposizioni governative e regionali, affrontando grandi sacrifici.

Il 25 aprile è una storica giornata di riscatto nazionale, è la festa di tutti gli italiani, militari e civili, laici e religiosi, che amano un’Italia libera, democratica e solidale; valori profondi che hanno caratterizzato la nascita della nostra democrazia e ci hanno permesso di assicurare a tutti libertà, uguaglianza e solidarietà. In un periodo di difficoltà, di incertezza e di crisi come quello che stiamo vivendo questa ricorrenza può rappresentare il primo passo verso una nuova rinascita. Come amministratori pubblici abbiamo il dovere di essere protagonisti di questo nuovo inizio e di essere un punto di riferimento per tutti i nostri cittadini; solo così potremo onorare la memoria di chi in passato ha combattuto e ha sacrificato la vita per darci la libertà.