CARTA VETRATA/”TOGLIERE
GLI ARGOMENTI A QUESTO
SIGNOR PAOLO TREZZI!”

TREZZI FATELO TACERE!Leggo spesso e ormai malvolentieri le lettere del “vostro” Paolo Trezzi. A parte che scrive a tutti e tutti, forse, lo pubblicano. Ma non si può fare un poco gli affari suoi?

Ma dove trova il tempo di documentarsi, studiare, verificare, scrivere tutta quella roba lì? Sul fatto che scriva è comprovato, sul fatto che si documenti, studi e verifichi invece, chi lo sa?

Lei Direttore lo sa?

Nessuno gli risponde. O ha ragione o, più probabilmente, non vale la pena perder tempo. Ma lo leggono almeno?

Io che devo mandare avanti la casa e, come un’infinità di mamme, ora ho pure i figli che han terminato la scuola e conto i giorni per l’apertura del benedetto Cres estivo del Comune, faccio fatica a tenere il passo degli scritti di questo signor Trezzi.

Mi vien rabbia a immaginare tutto il tempo che perde. E che mi fa perdere. Non mi capacito come faccia lui a trovarlo il tempo per scrivere.

Ma lo ha un lavoro?

E poi di che cosa scrive… politica, soldi, magagne del Comune, etica andata a farfalle. Mai una notizia positiva. Mio marito quando lo legge alla sera sul divano prima di “Un posto al sole” si segna. Spera che non parli di lui.

In realtà, appena cominciata la serie tv spera che anch’io non parli, ma questa è un’altra storia.

Forse una ragione perché il vostro signor Trezzi (ma quanti anni ha? E’ uno studente? Ricordo male o forse ha dei figli, sbaglio? E’ uno solo?)

La ragione per cui scrive è che alla seconda o alla terza birra, al bancone del bar o in fondo alle macchinette, c’è sempre qualcuno che scioglie la lingua e ha la soluzione per tutto, dal calciomercato, al taglio della spesa pubblica.

Sento già echeggiare:“Se solo ci fossi io…” e giù con i rimedi-miracolo: schierare tre punte, mi suggerisce mio marito – poi mi spiegate che vuol dire che mica ho il tempo di documentarmi ed è iniziato “un posto al sole” – punire la squadra in ritiro, uscire dall’euro e tornare alla lira, mandare tutti in galera (o a Venezia, o se servili masochisti, nel PD) e buttare la chiave, mettere i dazi ai cinesi e ricacciare gli immigrati al loro paese – anche se non ne avessero uno, non importa – cose così.

La specie è universale, nella variante vociante dello sapccamontagne o in quella molesta del tipo dal fiato alcolico che pretende attenzione, fissato nelle sue ossessioni.

Nulla di nuovo, ma in Italia la cialtroneria parlamentare o consigliare, come qui a Lecco, ha fatto delle tirate da bar un genere politico-elettorale, titillato da televisioni e giornali a corto di audiance e copie vedute.

Così da vent’anni si sono rincorsi ruvidi ed egoisti secessionisti, manettari in debito con la grammatica, istrioni finto-democratici passati dal teatro al comizio.

L’ultima sono stati i forconi, graziati da tivù compiacenti che hanno evitato la panoramica su piazze e rotonde Kennedy semi-deserte.

Specchio del senso comune, si capisce che in tempi di crisi l’agitazione qualunquista e demagogica non solo in Italia raccolga un supplemento di frustrazioni e risentimenti, tra i predenti della ristrutturazione sociale, tipi alla Leuci, o anche tra i salariati.

Non c’è da dar credito a vecchi e nuovi spacciatori di ideologie, ai miti del lavoro, dei partiti strumenti oggi contro i salariati, i precari, le famiglie, i ragazzi senza futuro, illusori di credibilità. Bisogna essere strategici.

E nel nostro piccolo locale bisogna tenere lo sguardo alto della lotta e togliere gli argomenti a questo signor Trezzi. E’ un dovere morale, risolvete i problemi, rispondete alle accuse. Togliete inchiostro a quelli come Trezzi. Così che anche lui possa andare al Bar sport degli statisti o a vedere “un posto al sole” ma la smetta di scrivere.

carta vetrata firma