CAVE, RIFONDAZIONE LECCO:
“LA POLITICA ARRIVA TARDI
PER MASCHERARE MALE
LA MANCANZA DI STRATEGIA”

Il 14 Maggio 2021 si concludeva, dopo un anno, la conferenza dei servizi per l’autorizzazione del Provvedimento Autorizzativo Unico Regionale ad Unicalce con il parere favorevole del comune di Lecco accompagnato da blande prescrizioni ”tecniche” su alcuni aspetti ambientali secondari. Nel consiglio comunale del 31 Maggio 2021 dopo mesi di silenzio, abbiamo ascoltato finalmente la voce del nostro sindaco Mauro Gattinoni che dichiarava: ”Finora il parere era di tipo tecnico. Ma è ora che la politica entra in gioco”.

Non sapevamo che nel comune di Lecco, su un tema come la devastazione del Magnodeno, i tecnici ed i politici agiscono in separata sede su binari paralleli e con tempistiche diverse. In pratica i tecnici comunali, senza grande resistenza, hanno dato parere favorevole all’autorizzazione fino al 2034 ed ora quando la partita Ambientale di Vaiolo Alta si è conclusa, i politici lecchesi “entrano in gioco”. Eppure dal punto di vista “tecnico” era emerso in modo netto che stando alle normative comunali la cava di Vaiolo Alta non avrebbe neppure motivo di esistere.

Infatti nell’Aggiornamento dello Studio geologico a supporto della formazione del PGT del 2013 approvato dal C.C. è scritto a chiari caratteri che “Nella zona di rispetto sono vietati l’insediamento dei seguenti centri di pericolo e lo svolgimento delle seguenti attività:
· dispersione di fanghi e acque reflue, anche se depurati;
· dispersione nel sottosuolo di acque meteoriche provenienti da piazzali e strade;
· apertura di cave che possono essere in connessione con la falda. La falda del bacino del Tuff è sottostante tutta l’area di cava di Vaiolo Alta e dai dati presentati da Unicalce sulla posizione del bacino idrico esso è misurato a 418 msl ed il suo alveo naturale misurato a 350 mls. Era d’obbligo un ulteriore studio tecnico che analizzasse la salute del reticolo idrico del Tuff e la sua salvaguardia quale bene inestimabile della intera comunità di Maggianico.

Inoltre il bastione roccioso di Vaiolo Alta è classificato al livello 4 per il rischio frane. Sempre nello studio geologico del PGT si afferma che: “Monte Magnodeno (F6) – Lungo la bastionata rocciosa che include il setto esterno della ex cava Vaiolo alta e, proseguendo verso sud, lungo tutto il versante occidentale del monte Magnodeno sono possibili crolli rocciosi dalle pareti sub-verticali. Date le discrete caratteristiche geomeccaniche dell’ammasso roccioso, la grande estensione e l’elevato sviluppo verticale delle pareti rocciose, la possibilità di distacchi di blocchi è moderata ma diffusa a tutto il fronte roccioso.”

È chiaro che sarebbe d’obbligo un aggiornamento dello studio geologico sopracitato che analizzi il futuro rischio frane nella prosecuzione dei lavori che prevedono l’abbassamento di tutta l’area di cava di ben 50 metri e che innalzerebbe quindi l’intero bastione roccioso di Vaiolo Alta a circa 70 metri di altezza e in condizioni di ulteriore fragilità di quanto già descritto nello studio stesso.

Il rischio idrico per la falda del Tuff e il rischio di frane dovranno essere valutati attentamente in quanto l’area è sottoposta a continue vibrazioni per le esplosioni di mine e pongono quindi anche il tema della sicurezza per la presenza continua di operai sotto la costa che si ergerà fino all’altezza di circa 70 metri sovrastanti i lavoratori della cava stessa.

Ora la politica “entra in gioco” senza tener conto delle osservazioni presentate e lunedì 7 giugno il consiglio comunale sarà chiamato a discutere una delibera di Giunta che propone di inserire nel PGT “l’uso pubblico” nel 2034 dell’area di Vaiolo Alta senza nessuna valutazione Ambientale sulle condizioni finali in cui l’area verrà a trovarsi dal punto di vista idrogeologico.

In un comune normale le valutazioni tecniche e quelle politiche dovrebbero trovare una sintesi quotidiana nelle valutazioni e nelle scelte strategiche. Ma nel comune di Lecco le cose funzionano diversamente. L’apparato tecnico è stato lasciato da solo a gestire tutta la partita Ambientale del PAUR ed ora che i temi strategici non sono stati affrontati da un punto di vista tecnico, la Politica interviene sull’area proponendo l’uso pubblico alla fine del 2034 senza avere un’idea su cosa si troverà a gestire alla fine.

Infatti non ci si chiede quale sarà la qualità dell’area dal punto di vista idrogeologico. Il bacino idrico e la falda del TUFF esisteranno ancora nel 2034 dopo l’abbassamento dell’area di 50 metri ? Non si chiede uno studio per sapere se l’area sarà accessibile al pubblico in tutta sicurezza visto il rischio frane indicato nel PGT. Non si chiede un “rendering” sull’area che permetta di sapere la destinazione quale “uso pubblico” potrà esserci effettivamente su gradoni alti 15 metri.

Una domanda sorge spontanea: Una volta esaurita la materia prima per ottenere calce a Vaiolo Alta, che interesse avrebbe Unicalce a mantenere la proprietà di circa 350.000 metri quadrati? Sarà forse interesse di Unicalce cedere l’area al comune dietro compenso economico visto che non è prevista per legge la cessione gratuita? Sarà un affare per il comune o per Unicalce?

La nostra impressione è che dopo un anno di assenza della politica nel procedimento del PAUR su Vaiolo Alta, che ha lasciato i tecnici soli a gestire la situazione tecnica senza gli adeguati strumenti organizzativi ad affrontare la complessa vicenda, adesso la politica “entra in gioco” a partita conclusa per fare una operazione di “Green Washing” neanche tanto mascherata. E a pagare sarà da qui al 2034 l’ulteriore devastazione ambientale dell’area di Vaiolo Alta.

Federazione Rifondazione Comunista Lecco