DON GIOVANNI MEDITA NELLA DOMENICA DELLA SAMARITANA

Da sempre il cammino quaresimale, tanto più prezioso come percorso offerto ai catecumeni, rimane soprattutto di riflessione battesimale: i brani evangelici delle domeniche, simbolicamente molto ricchi, ci aiutano a meditarne il senso. 

Il segno battesimale dell’acqua ha qui una notevole evidenza che si articola tra l’acqua materiale del pozzo che non sazia la sete, perché “chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete”, e l’acqua che darà Gesù (ben sappiamo sgorgherà dal suo costato trafitto) capace di diventare “sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna”. 

L’incontro di Gesù con la Samaritana avviene dunque al pozzo, luogo di incontro per le necessità quotidiane, ma pure già simbolicamente tanto significativo nella Scrittura, come ci ricordano le vicende matrimoniali di Mosè o di Giacobbe, che colorano anche di suggestione mistica questo incontro tra il Signore e la donna di Samaria. 

Nella narrazione, la donna non pare troppo sollecita (era uso per tutte le massaie, già il mattino presto recarsi insieme ad attingere) lei vi arriva sola e ormai sul mezzodì. 

Lì incontra il Signore, che la limpida libertà affranca da distanze e consuetudini, cui, sia i discepoli che la donna stessa, paiono legati e sa iniziare un dialogo capace di portarla alla fede, così che si sveli qui davvero l’incontro di due urgenze che fervono dentro e – simbolizzate nell’acqua – verranno entrambe soddisfatte: l’anelito di salvare gli uomini di Gesù e la loro sete di Dio. 

La donna parrebbe volere, sulle prime, distanziarsi dal Signore pure ne è presa e, man mano, mostra anche a noi un vero itinerario di progressiva conoscenza di Gesù che lei stessa dice: profeta, Messia, salvatore del mondo. 

Gesù infatti le entra dentro (i disordini matrimoniali possono avere richiamo simbolico: i 5 mariti potrebbero essere cenno ai cinque dei portati in Samaria con la conquista assira del 721) e la cambia nell’animo; il suo interesse diventa teologico e il Signore risponde, non solo a lei, insegnando la vera adorazione in “spirito e verità”, dove non si tratta più di luoghi di culto, come il pur vero tempio di Gerusalemme o quello sul Garizim, ma del vero adorare interiore. 

La donna si fa allora addirittura apostola e chiama i conterranei ad incontrare il Signore che accetta di fermarsi tra loro due giorni. 

Il testo non solo è esteso, ma davvero ricco, a noi trovarvi sollecitazione per ripensare al nostro battesimo, primo dono del Signore: anche per noi diventi richiamo sensibile a quella sorgente di grazia che è sgorgata dal costato ferito del Signore e sempre ci è dono e grazia.

 

Don Giovanni Milani